OTTO

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Rick decise di raccontarle tutto, o quasi. Le spiegò chi fosse Price, delle sue teorie di rapina finita male, di come avessero tolto il caso al loro distretto e come lui e i Bro avessero poi iniziato ad indagare privatamente.
Visto come si era messa la situazione le spiegò anche di come aveva ritenuto prudente assumere un servizio di sicurezza privata, dato che Price non credeva al collegamento con il caso di sua madre ed al fatto che lei fosse ancora un bersaglio.
Kate reagì con rabbia, delusione e disappunto alle parole di Rick. Non voleva che lui si mettesse ancora più in mezzo a quella storia. Era pericolosa, più di quanto lui pensasse ed anche più di quanto lo avesse ritenuto lei, ma la situazione in cui si trovava ed il suo stato di salute attuale ne erano le prove.
Doveva fare in modo di parlare con il detective, dargli la sua versione e far finalmente prendere alle indagini la giusta strada, fare in modo che se ne occupasse la polizia e non Castle. Sapeva però che non poteva dirgli tutto, quella storia di poliziotti corrotti era pericolosa e non sapeva di chi poteva fidarsi.

- Stanne fuori, Castle - mormorò a fatica

- No, non posso starne fuori. - Protestò lui.

- Te ne sei andato - sussurrò Kate spostando lo sguardo altrove.

A castle sembrò di essere investito da un treno. Quelle parole, uscite con fatica dalla bocca di Kate, facevano male ad entrambi, più del dolore fisico che lei aveva provato per pronunciarle. Era doloroso il loro ricordo, il motivo, il pensare a quel giorno e a quella folle discussione.

- Ehi... - Si voltò a guardarlo, richiamata dal tono molto più dolce e dalle sue dita che le sfioravano il dorso della mano - Ora sono qui... Sono il tuo partner... o mi hai già sostituito?

Kate sorrise e scosse il capo.

- Ok, allora riprendo ufficialmente il mio ruolo.

- Dobbiamo parlare. - Castle capì quello che le stava dicendo più dal suo labiale, che dalla voce flebile.

- Beckett, non mi pare che tu sia in grado di parlare molto, per adesso... - Il suo tono sarcastico lo aiutò a dissimulare la paura di quel confronto. Lei lo guardò truce sbuffando. - Devi solo pensare a recuperare, adesso. Anche la voce. Mi mancano le tue minacce, Beckett.

Lui le avrebbe potuto dire di più, lei ci aveva sperato. Ma Castle sentiva ancora dentro di sè quel blocco che lo fermava ogni volta che c'erano di mezzo due fattori: i suoi sentimenti e Kate.
Così, tutti i suoi propositi di lasciarsi andare e fare quello che da mesi (o anni?) avrebbe voluto, naufragarono.
Rick non voleva considerare come una dichiarazione quella che le aveva fatto quando credeva stesse morendo e nemmeno quella nel bel mezzo di una litigata. Voleva dire a Kate che l'amava, con tutto quello che avrebbe comportato, in altro modo. Era un tradizionalista, almeno in questo. Aveva sperato che quel messaggio mai inviato gli avrebbe dato maggiore coraggio e più consapevolezza, invece servì solo ad aumentare le sue paure di un rifiuto. Senza nemmeno accorgersene aveva cominciato ad illudersi su un futuro dove lui e lei diventavano loro: ma se invece lei lo aveva scritto solo dettata dal momento ed ora a mente fredda ci aveva ripensato?
Arrivarono Javier e Kevin ad alleggerire la situazione ed allentare i pensieri di Rick. Come nelle visite dei giorni precedenti, i due non parlarono delle indagini o del distretto ma Beckett si scambiò un paio di occhiate con Castle, che li avvisò che ora Kate sapeva tutto, almeno tutto quello che sapeva anche Ryan.
Esposito e lo scrittore si guardarono per un po', mentre Kevin provava a dare a Kate notizie positive, anche se inesistenti. Dalle sue parole Beckett capì che Price non piaceva a nessuno dei tre, in modo particolare a Castle.

- Chissà chi avrà preso il tuo cellulare, Beckett! - Sbuffò Ryan - Sicuramente qualche sbandato mentre eri senza sensi. Il ragazzo che ti ha trovato ha detto di non averlo visto.

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