Capitolo 11 ✔️

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"Dov'eri?" ero appena rientrata dalla serata stancante in cui mi aveva coinvolto Stiles.
Appena rientrata, avendo bisogno di bere un po' d'acqua, mi ero diretta in cucina, quando mia madre era comparsa da dietro di me spaventandomi.

"Potresti non comparirmi da dietro le spalle per favore?" le chiesi cercando di evitare il discorso.

"Non hai riposto alla mia domanda" mi fece notare, pff come se già non lo sapessi.

"Tanto non te ne importa niente" sbottai chiudendo forte il frigorifero dopo aver preso l'acqua.

"Non parlarmi con questi toni di voce signorina" mi sgridò mia madre, ma la ignorai, mentre prendevo un bicchiere, e versai l'acqua dentro di esso, con la coda dell'occhio potevo vedere che mi stava guardando affranta.

"Per me è stato molto difficile, questi due anni per me sono stati..." mia madre iniziò a parlare con voce spezzata non riuscendo neanche a finire il discorso.

"Anche per me sono stati così" le dissi poggiando la mia mano sulla sua che in quel momento era sul tavolo.

"Amavo David" mia madre era ormai con le lacrime agli occhi, il labbro inferiore le tremava e continuava a guardare un punto fisso. Era da quando era morto mio padre che non la vedevo piangere, dopo l'accaduto avevo sempre visto la Jennifer professionale e impegnata con il lavoro.

"Mi manca" le ammisi, delle piccole lacrime cominciarono a scendere per le mie guance, cadendo poi sull'isola di marmo della cucina.

"Con te è diverso, io-" compresi subito quello che voleva dire e tolsi arrabbiata la mia mano da sopra la sua, non la lasciai neanche finire di parlare che la interruppi.

"Per te è sempre stato diverso vero? Non sono la tua figlia biologica e questo me lo hai fatto sempre pesare" singhiozzai delusa e affranta.

"Io-" iniziò a dire la mia madre adottiva, ma di nuovo non la lasciai finire di parlare e corsi in camera mia.

Era sempre stata così, quando quel giorno David e Jennifer vennero all'orfanotrofio, non mi aspettavo che avrebbero scelto una bambina di sette anni, di solito sceglievano i neonati, o comunque bambini che avevano due o massimo tre anni di vita. Mi ricordavo ancora il giorno che mi portarono via da quell'inferno, ma mi ricordavo anche lo sguardo freddo che mi dava sempre Jennifer. Mi convincevo sempre che non lo faceva apposta, per una donna che ha sempre voluto dei figli, doveva essere difficile non averli nella propria pancia per nove mesi e tutto quello che portava essere una mamma.
David, dall'altra parte, era sempre stato un padre amorevole e dolce, non ero abituata a tutta quella gentilezza all'orfanotrofio e lui non mi aveva mai fatto mancare niente.

Stavo ancora piangendo quando il mio telefono vibrò nella tasca dei pantaloni, mi era arrivato un messaggio da Stiles.

-Perché stai piangendo?- alzando la testa da dove mi trovavo vidi, dalla finestra della casa di fronte, Stiles che mi guardava.

-Non ho voglia di parlarne- gli risposi un po' fredda ma non ero dell'umore.

-Va bene ma solo non piangere, non mi piace vederti così- quanto poteva essere dolce quel ragazzo, dopo aver letto il messaggio, alzai la testa dal telefono e gli feci un piccolo sorriso.

-Ti volevo chiedere una cosa- quando pensavo che ormai la conversazione fosse finita, mi arrivò un altro messaggio da Stiles.

-Dimmi- ero curiosa e impaziente di sapere cosa mi volesse dire.

-Vorresti venire al ballo con me?- Stiles Stilinski mi aveva chiesto di venire al ballo con lui?

Alzai la testa sorpresa dal cellulare e vidi che lui non mi stava neanche guardando, il suo sguardo era fisso sul pavimento di camera sua e si stava grattando il retro del collo nervoso.

Innocent | Stiles Stilinski (1)Where stories live. Discover now