49. Justice.

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Ieri a Porta mi sono divertita tantissimo! É ciò di cui avevo bisogno. Una giornata intera all'insegna dello shopping sfrenato, un gelato gigantesco e la pizza. Mi sto rifocillando visto che per troppi giorni non ho mangiato.

É anche venuto fuori che un dottore mi ha medicato mentre dormivo.

So cosa state pensando, perché l'ho pensato anche io. C'erano tutti, Diego, Sabrina e il resto, fortunatamente e hanno osservato per filo e per segno quello che faceva. Mio padre non si fa vedere da due giorni, però mia madre mi ha detto che doveva digerire il fatto che suo fratello era il capo di una organizzazione terroristica.

E diciamo che anche io lo sto digerendo.

Adesso sono davanti allo specchio, mentre osservo il tailleur nero con tanto di camicia bianca e giacca nera mi avvolgono. Ho lasciato i capelli come stavano e ho coperto il più che potevo le ferite e i lividi.

Salgo sui tacchi alti neri e sospiro davanti alla mia me poco pronta a vedere Arlecchino.

Prendo la borsa, en pendant, e ci metto dentro il cellulare.

Ci starete chiedendo quando ho comprato tutto ciò per testimoniare contro di lui. Bhe, ieri. Mia madre mi ha obbligata ad andare al negozio più costoso che c'era solo per lo sfizio di fargli vedere che mi ha toccata, si, ma ho qualcuno che mi aiuta e mi aiuterà a alzarmi in piedi dopo le cadute.

Vado di sotto a testa alta e trovo di nuovo Marco, Sabrina, Alessia, Alessandro e Diego vestiti di tutto punto chiacchierando.

Cristo, Diego.

Porta un completo nero, con tanto di camicia bianca e Clark nere. È un Dio secondo me.

Ma quale Dio! Non ti bacia da quanto ormai? Una settimana?

Hai ragione coscienza, non mi bacia da troppo, ma non posso farci nulla. Penso di aver bisogno di spazio.

-Sono pronta, andiamo?- chiedo facendo qualche passo avanti.

-Questi tailleur sono incredibili e quanto ti sta bene!- esclama Alessia facendomi fare una giravolta.

Certo, perché lei non si è vista allo specchio. Potrebbe essere la professoressa dai sogni erotici e Alessandro lo sa perché la intrappola sotto i suoi muscoli.

Diego mi osserva a lungo, su tutto il corpo e deglutisce.

-Alessia ha ragione.- tuona e un calore famigliare si fa strada tra le mie gambe.

Non è il momento!

La smetto, e mi do una calmata, tranquilla.

Mia madre arriva con un tubino bordeaux e i tacchi. Si é tirata a lucido e ha uno sguardo infuocato.

-Diciamogliene quattro, figlia mia.- ammicca abbracciandomi.

-Hai scelto il completo perfetto direi. Brava.- mi dice dolcemente con gli occhi grigi.

Partiamo poco dopo e arriviamo al Palazzo della Giustizia troppo poco dopo. Scendo dalla macchina e mi sistemo la gonna. Cazzo, che fastidio queste calze.

Entriamo e aspettiamo.

Non so spiegarvi come mi sento in questo momento. Pronta ad affrontarlo? Per niente.

Voglia di ammazzarlo di botte? Infinita.

Qualcuno picchietta la mia schiena e mi volto di scatto impaurita. Clara, con gli occhi marroni pieni di lacrime e due occhiaie spaventose alza le mani vista la mia paura e fa un passo indietro.

Mi obbligo a mantenere la calma.

La abbraccio subito e lei singhiozza sulla mia spalla stringendomi forte.

Love and SpiesWhere stories live. Discover now