23. Barcellona.

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Mentre torno a casa dopo gli allenamenti ripenso a quello che sento per Diego. Ok, tutti sappiamo che non mi è per nulla indifferente e provo qualcosa vicino all'amore per lui. La cosa che mi spaventa è che penso di essere solo io quella che lo prova. Diego mi ha specificato che io gli piaccio, ma il piacere non voglia di vederlo felice o voglia di stare con lui sempre. É piacere e basta. Mi si attorcigliano le budella ogni volta che mi si avvicina o ogni volta che mi bacia. Ho paura anche che facendo quello che stiamo facendo rovineremo il nostro rapporto. Cioè è risaputo che se ti piace un presunto amico e glielo dici, finirà male. Però Diego mi ha confessato quello che sente. Mi è sempre stato vicino, anche se ha fatto lo stronzo in un modo o nell'altro c'è sempre stato. Forse è stato proprio questo suo modo da stronzo che mi ha attirata a lui così tanto. Lo conosco ormai da 4 lunghi anni e se adesso rovinassimo il nostro rapporto? Se stando insieme ci facessimo male? Non ho proprio voglia di soffrire. Ma in entrambi i modi non sarei serena del tutto. Se stessi con lui, sarei preoccupata. Se non stessi con lui sarei triste. Che faccio allora? C'è da ammettere che stando con lui starei meglio comunque, pero stiamo anche infrangendo una delle regole principali della Centrale di spie. Forse dovrei parlarne con qualcuno. Forse con Mike e Alessia, insieme ad un gelato, freschi freschi a casetta mia. Prendo il telefono dalla tasca e invio subito il messaggio al nostro gruppo.

Amici spioni : Oggi alle 4 a casa mia. Ho bisogno di voi. Ps. Gelato a volontà.

Il nome lascia a desiderare, ma quando l'abbiamo scelto, abbiamo riso davvero tanto e quindi abbiamo deciso di lasciarlo. Era un pomeriggio invernale di due anni fa. Stavamo insieme e avevamo deciso di fare questo gruppo. Alessia buttava la talmente tanti nomi che stavamo architettando come zittirla. Dopo una decida di minuti di silenzio Mike buttò la questo nome e iniziammo a ridere talmente tanto che il barista quasi ci cacciò. E niente, il nome è rimasto questo. Arrivo a casa ed entro.

-Sono a casa!- esclamo.

Alessandro scende le scale e sussulto. Ha il volto tumefatto: un occhio nero, il labbro spaccato, un livido sullo zigomo, e due occhiaie lunghe come me. Mi vede e si blocca. Mi guarda spaventato e poi triste e sconsolato. Mi si spezza il cuore. Ma cosa cazzo è successo? Mi avvicino a lui lentamente e lascio il borsone. Si siede sulle scale e appoggia la testa sulle ginocchia in preda all'ansia. Mi siedo al suo lato aspettando che dica qualcosa.

-Mi spieghi che è successo?- chiedo in un sussurro infine.

Sono sconvolta.

-Io e alessia stavamo in giro ieri pomeriggio. Stavamo passeggiando tranquillamente quando dei ragazzi si sono avvicinati a noi. Dicevano che Alessia era bella e ci provavano. Mi sono incazzato e l'ho sfidati quella stessa sera. Alessia diceva che non ci sarei dovuto andare, ma alla fine ci sono andato. Ho vinto in realtà, ma ho beccato un sacco di botte.-

Cazzo.

-Okay. Ti sei medicato?- chiedo assimilando.

Annuisce con la testa e poi mi fissa.

-Ma Alessia lo sa?- chiedo.

Scuote la testa. E adesso che faccio? La mia migliore amica dovrebbe saperlo, perché comunque c'era di mezzo anche lei. Oggi starò con lei. Come farò a stare zitta? Lo vedendo i suoi occhi marroni mi verrà in mente mio fratello e come è conciato.

-Hai intenzione di dirglielo? Dovrebbe saperlo.- asserisco seria.

Annuisce con la testa.

-Sta a casa adesso, per quello che mi ha detto.- dice in un sussurro.

-Non andare a casa sua così. Scoppierebbe.-

Annuisce con la testa nuovamente e accenna un sorriso.

Love and SpiesWhere stories live. Discover now