Goodbye.

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Appena Dario entrò Salvatore rimase in silenzio qualche secondo, come se volesse essere sicuro di sapere chi fosse, questo lasciò perplesso l'uomo che, della sua situazione di salute, non sapeva assolutamente nulla.

"Salvatore, ascolta, mi dispiace, non avrei mai dovuto farti del male, mi ricordo quando eri bambino...andavamo così d'accordo e tu mi vedevi come un'eroe.

Ho rovinato la tua vita, ho fatto stare male te e tua madre quando invece avrei dovuto proteggervi" nella sua voce c'era un tono malinconico, teneva lo sguardo basso mentre si vergognava delle sue parole.
"Ho deciso di andarmene, lasciare te e tua madre soli per permettervi di rifarvi una vita, senza di me"

Il figlio lo ascoltava con attenzione cercando di mettere insieme i vari pezzi, come se si trattasse di un puzzle.
Iniziò a capire che Sharon aveva ragione, non gli aveva mentito, ma questo non le perdonava il fatto che fosse stata con un altro ragazzo.

Dario lo salutò un'ultima volta, aspettò di ricevere una risposta da Salvatore, ma non arrivò.
Si sentiva estremamente vuoto in quel momento, più del solito, come un albero che perde le sue foglie durante l'autunno.
Tutte le sue certezze si erano sgretolate in un attimo.

Vedere suo padre andarsene lasciandolo da solo l'aveva fatto sentire come se fosse solo un ostacolo per la sua vita.
Era questo che era Salvatore? Un ostacolo?
Perché Dario se n'era andato invece di provare a sistemare le cose?

La sua testa pullulava di domande, domande che non ricevevano nessuna risposta.
Era tutto maledettamente confuso, ma doveva, voleva, capirci di più.

Si alzò dal letto, staccando nuovamente quel flebo che odiava, e aprì la porta.
Camminò velocemente, forse anche troppo per le sue forze, verso l'uscita fino a quando non lo vide.

"Papà!" lo chiamò facendolo fermare e, quindi, voltare.

"Non andartene..." continuò sorprendendo Dario.
"Dopo tutto ciò che ti ho fatto mi stai chiedendo di restare?"

Salvatore si morse il labbro insicuro delle sue parole, soprattutto perché tutto ciò che sapeva erano supposizioni, non poteva essere sicuro di nulla.
"Che cosa hai fatto?" in quel momento Dario capì.
Capì che aveva fatto perdere la memoria a suo figlio, che non ricordava ciò che gli era stato fatto.
Questo sarebbe potuto essere un vantaggio per lui, ma no, non se la sentiva di prenderlo nuovamente in giro.
"Io ti ho fatto stare tanto male, figlio mio, ho sbagliato, lo so e la cosa più brutta è che ho paura di rifarlo, proprio per questo voglio andarmene.
Ormai non sono più l'uomo di una volta, ho fatto del male alle persone più importanti della mia vita, l'unico modo che ho per proteggervi è andarmene" spiegò.
"Quindi non ho più un padre?" domandò con la voce spezzata.
"Mi dispiace Salvatore" sembrò veramente dispiaciuto, forse si era finalmente reso conto di cos'aveva fatto, di quanti danni avesse fatto a suo figlio.

Senza aggiungere altro se ne andò, lasciandolo nuovamente solo con il suo vuoto incolmabile.

Suo padre lo picchiava, aveva iniziato quand'era piccolo.

Un piccolo ricordo era tornato.

Sospirò rumorosamente sedendosi su una sedia, il suo guardo si posò sulle sue braccia: i tagli.
Erano profondi, ma forse non abbastanza.
Li sfiorò con la punta dell'indice, sentiva il leggero segno ruvido dovuto alla cicatrizzazione.
In quel momento avrebbe voluto riaprire quelle ferite una ad una, perché dentro di lui erano aperte.

Quei tagli non se li era fatti tutti da solo, alcuni erano stati creati da suo padre.

Un altro ricordo.

"Sal, che cosa ci fai qui?" la voce di Sharon.
Salvatore alzò lo sguardo notando che era davanti a lui, poi lo riabbassò.
"Ho salutato mio padre" rispose semplicemente.
"Tuo padre? Oddio, stai bene?" gli prese il viso fra le mani, preoccupata, lui la spostò.

Da quando Dario aveva iniziato a picchiarlo si era isolato rimanendo solo, aveva smesso di parlare, ma Sharon non si era fermata.

Sharon aveva cercato di conoscerlo, di non fermarsi alle apparenze.
Era la sua unica amica.
Continuava a ricordare sempre di più.

"Chi è?" le chiese a denti stretti con un tono misto tra delusione e rabbia.
"Chi è chi?" domandò a sua volta confusa.
"Il ragazzo che era con te l'altro giorno"
"Sascha?" ovviamente non disse nulla, non sapeva come si chiamasse.
"Lui è solo un mio amico, stavo male per te ed era l'unica persone che poteva consolarmi"

Salvatore mugolò, non le credeva.

"Ti prego Sal, non ti tradirei mai" era nervosa, iniziò ad avere caldo quindi prese l'elastico e si legò i capelli.

L'attenzione del ragazzo cadde sul collo della ragazza.

"Non mi tradiresti, però hai un succhiotto sul collo"
Sharon si toccò la parte da lui indicata, se n'era completamente dimenticata.
"Posso spiegarti tutto, volevo venire da te, ma era sera e sono passata davanti ad una discoteca e-"

Smise di ascoltarla, si alzò dalla sedia per andarsene.
"Salvatore!" gli prese il polso per fermarlo, si liberò rapidamente dalla sua presa.
"Non voglio ascoltarti" disse freddamente.
"Ti prego, chiedi a Sascha se non vuoi credere a me"
"Ma è ovvio che Sascha ti da ragione! Te l'avrà fatto lui no? Oppure sei accidentalmente scivolata sulla bocca di un ragazzo?"

Era la prima volta che litigavano, aveva paura di perderlo.

"Salvatore, io ti amo, ho rischiato la mia vita per te quando tuo padre si è presentato a casa tua, sono scappata di casa perché volevo venire da te, ma mia madre non voleva, ho rischiato di essere violentata, e qui si spiega il succhiotto, Sascha era li e mi ha difesa, lui era...un mio...era il mio ex, siamo rimasti amici, non c'è niente tra noi se non un'amicizia"
Questa volta non l'aveva interrotta dandole la possibilità di dire la sua versione che, tra l'altro, era vera.

"Non ho nessun motivo per mentirti, se non ti volessi mi sarebbe bastato non venire qui, no?
Eppure sono qui da giorni, anche se non ci siamo visti un granché e mi sei mancato tanto, e mi manchi tuttora perché, guardaci, stiamo litigando!
Salvatore, sei l'unico ragazzo che è riuscito a farmi stare bene dopo tanto tempo.

Tu con tutto il tuo dolore mi hai resa felice e non ti ringrazierò mai abbastanza per questo, ma non far finire tutto per una stupida incomprensione"

Gli prese una mano facendo intrecciare le loro dita.

"Ti amo, ti amo come non ho mai amato nessuno e non voglio perderti, sei troppo importante"

Fece qualche passo verso di lui in modo da esserle più vicina.

"Per favore, di qualcosa" sussurrò.

Esitò un attimo poi, finalmente, parlò.

"Scusami Sharon, io...io ti credo, non dovevo reagire così, scusa" 
Quella semplice frase bastò a far stare meglio entrambi.

La ragazza si buttò fra le sue braccia stringendolo e sentendosi stringere a sua volta.

Loro erano insieme, Dario se n'era andato.
Era tutto finito?

HEYLA'
Vi piace codesto capitolo? :)

Volevo dirvi che, teoricamente, questa settimana dovrebbe uscire un video su youtube, EH SI ROMPO IL CAZZO PURE LI.
Eee niente, spero che lo guarderete.

Su youtube sono sempre Amess_, ho messo il link anche su telegram.

Fatemi sapere che ne pensate del capitolo!

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