Capitolo 15: La fine?

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Mi svegliai con un gran mal di testa. Mi guardai intorno spaesata e mi alzai barcollando. Ricordai gli avvenimenti della sera prima e mi toccai il viso. Il sangue che era uscito dal mio naso si era ormai seccato e ma egli mi faceva ancora malissimo. Guardandomi intorno, nella stanza che la sera prima mi era sembrata completamente vuota e buia, vidi delle scatole che contenevano dei pezzi di ricambio per gli humatronics. Decisa ad uscire di lì, aprii la porta e la luce del locale mi fece strabuzzare gli occhi. Quando mi adattai, cominciai a camminare verso una meta non precisa, decisa ormai a trovare Roberta. La trovai seduta su un tavolo. Si stava massaggiando un fianco facendo delle  smorfie di dolore. Quando si accorse di me, alzò la testa e mi corse incontro. Ci abbracciammo felici, perché sapevamo che quello era il nostro ultimo giorno. Avevamo finito, finalmente eravamo libere. Uscimmo felici dalla pizzeria, con l'intenzione di non andare a scuola (sì, noi il sabato andiamo a scuola...). Andammo entrambe a casa mia e Roberta avvertì sua madre dicendole che, essendo stanche, non saremmo andate a scuola. Arrivate a casa mia, ci buttammo sul mio letto dalle coperte lilla e ci addormentammo quasi subito, l'una accanto all'altra.
Incubi. Riuscivo solo a fare dannatissimi incubi. Il mio cervello non pensava ad altro: i robot, Lorenzo, il sangue, il dolore...persino mio padre. Mi svegliai di soprassalto e osservai Roberta. Era seduta sul letto e stava scrivendo qualcosa con il cellulare. -Nemmeno tu riesci a dormire, eh?- mi chiese Roberta, senza guardarmi e sorridendo amaramente. Mi toccai la fronte imperlata di sudore e mi guardai le mani: stavo tremando. -A quanto pare...- balbettai, per poi rimettermi diritta. Non era il momento di farsi prendere dal panico per un paio di incubi. Roberta indicò qualcosa sulla mia scrivania e io guardai verso quella direzione. -Dove l'hai preso?- mi chiese curiosa. Si riferiva al mio peluche rovinato a forma di coniglietto. -Oh, me lo ha dato Puppet- dissi tranquilla, sventolando una mano. Roberta mi guardò stupita. -E tu accetti i regali da quel...da quel mostro?!- esclamò, indignata. Mi morsi l'interno della guancia nervosamente e la guardai. -Io...ho voluto tenerlo con me...- sussurrai. Lei roteò gli occhi al cielo e si alzò. -Va bene, va bene. Non fa nulla- sospirò -scusami, è che sono un po' nervosa-. Mi alzai e le misi una mano sulla spalla. -Lo sono anche io- dissi, guardandola seriamente -ma prima ci togliamo questo peso e meglio è, non credi?-. Lei annuì convinta e sorrise determinata. -Andiamo a licenziarci definitivamente e a denunciare quel bastardo del proprietario- disse, con una scintilla di odio negli occhi azzurri come il cielo.
Caminammo per tutto il tragitto in modo spedito e senza guardare indietro. Arrivammo davanti alla porta del locale e la spalancammo facendolo sbattere contro il muro. Un paio di persone si erano girate verso di noi e ci avevano guardato male, ma ormai non ci importava più nulla. Vidi arrivare Toy Bonnie verso di noi, ma non mi feci intimorire. Lo spinsi malamente urlando un "Togliti dai piedi!" e ricominciai a correre, seguita da Roberta. Arrivammo davanti alla porta del direttore e ci guardammo decise. Roberta spalancò la porta e camminò verso la scrivania, sbattendoci i palmi sopra. -Ci licenziamo- disse decisa. Io la affiancai e incrociai le braccia al petto. -Non vogliamo saperne più nulla- dichiarai. Il direttore ci guardò un stupito, con le mani intrecciate e i gomiti sopra la scrivania, per poi fare un lieve sorriso compiaciuto. -Non potete andarvene- disse, senza battere ciglio. Io e Roberta spalancammo la bocca e la mia sfacciata amica prese la parola. -Cosa significa?!- chiese, tremando di rabbia. -Significa esattamente ciò che ho detto- rispose il direttore, sempre con quel sorriso fastidioso sul viso -non posso lasciarvi andare. Sapete fin troppe cose-. Strinsi i pugni e serrai la mascella.
-Bene- dissi -allora noi la denunceremo-. Il direttore alzò lo sguardo verso di me e mi guardò con aria di sfida. Non lo lasciai parlare e continuai: -La denunceremo per tutti gli omicidi commessi. La incastreremo. Sappiamo dove tiene i cadaveri-. Il direttore si alzò lentamente e ci guardò serio in volto.
-Voi non andrete da nessuna parte- disse, poggiando i palmi sulla scrivania -io posso fare di tutto. Posso uccidere i vostri cari con l'aiuto dei miei amici animatronici. Non vi conviene sfidarmi-. Indietreggiammo di un passo e lo guardammo sconvolte. -Questa...questa è una minaccia!- urlò Roberta, visibilmente spaventata. -Minaccia o no, non potete andarvene. Sapete bene di cosa io, anzi, noi siamo capaci- disse il direttore, ghignando in modo malefico. Mi morsi il labbro cercando di pensare ad una soluzione. E adesso? Non potevamo di certo mettere in pericolo la vita dei nostri cari. La vita di mia madre. L'unica che mi era rimasta...
Il direttore avanzò verso un armadietto, prese due specie di distintivi e li mise sulla cattedra. -Questi sono vostri. Non perdeteli o saranno guai- dichiarò, freddo -la prossima settimana sarete nella nuova attrazione horror, non voglio che tardiate di un solo secondo. Intesi?-. Non dissi nulla. Ero troppo sconvolta per ciò che stava accadendo per parlare. Il direttore ci rivolse un ultimo sguardo di sfida per poi avviarsi verso la porta. Si fermò sulla soglia e, senza girarsi, disse: -Vi ho avvisate. Sta a voi decidere se sacrificare la vita delle persone a voi care o continuare a lavorare qui-. Uscì dalla stanza e chiuse la porta. Presi, con mano tremanti, uno dei distintivi e lessi il mio nome sopra. Guardai Roberta che, lentamente, si stava buttando su una delle sedie ricoperte di pelle rossa sintetica dell'ufficio del direttore. -Non finirà mai- sussurrò, sfinita -rimarremo in questo incubo per sempre-. Ci pensai su e strinsi di più il distintivo nella mia mano destra.
"È questo l'inferno?"




*spazio autore idiota*
OK. SONO SPARITA PER TROPPO TEMPO. Per chi leggeva la mia storia, scusatemi davvero tanto ma almeno ho aggiornato.
Mi dispiace dirlo, ma così si conclude questo libro. A breve(o forse no lol) farò il continuo. Nell'attrazzione horror del direttore le nostre guardie notturne dovranno superare un nuovo ostacolo. O forse, più di uno?

FNaF 2: Non è finita...Where stories live. Discover now