Capitolo 43. (Part 1)

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Something special
(Part 1)

Quella mattina mi ero svegliato sotto di lei, nel letto matrimoniale di casa di suo fratello con i suoi capelli a un centimetro dal naso che profumavano di noi. La sua pelle aveva ancora il mio odore, le sue mani erano sul mio petto, la sua guancia seppellita nell'incavo del mio collo.
Ed io ero felice, perché lei era mia.
Lei mi amava. Saperlo mi aveva fatto fuggire a gambe levate come l'ultimo dei coglioni, ma poi avevo capito, per fortuna, cosa avrei perso senza di lei.
Il mondo, vissuto con lei, era più bello, più luminoso.

E le piccole cose, i piccoli gesti, diventavano importanti e bellissimi.
Anche solo svegliarsi abbracciati mi scaldava il cuore. Sospirai e passai una mano tra i suoi capelli, cercando di svegliarla dolcemente. Le baciai il tragitto tra la mandibola e il lobo dell'orecchio, su cui mi fermai un po' di più per sussurrarle:

"Ehi, micetta.." Lei brontolò qualcosa e sprofondò di più nello spazio tra il mio collo e la spalla, quasi facendomi le fusa come un gatto vero.

"Miao.." Miagolai, facendola sorridere.

"Ti prego se è un sogno non svegliarmi"

Aprì lentamente gli occhi, inondandomi con il suo blu leggermente appannato dal sonno, e si stropicciò un solo occhio con una mano.

"Non è un sogno, piccola" Le lasciai un bacio sulle labbra e le tirai indietro i capelli intrecciandoli alle mie dita.

"Mmh.." Si stiracchiò e poi, sbadigliando, si sistemò meglio sul mio corpo, condividendo il calore del piumone. Si puntellò su un gomito e mi guardò in faccia, sorridendomi, poi si abbassò a lasciarmi un bacio esigente.

"Beh, buongiorno" Mi salutò, mostrandomi il suo miglior sorriso.

"Sì, proprio un buon inizio di giornata" Posai una mano sulla sua guancia e la tirai a me, posando di nuovo le labbra sulle sue. Si sdraiò su di me e arrivò con le mani ai miei capelli, stropicciandomeli con le dita in maniera dolce. Dio se mi piaceva quando mi toccava i capelli.

"Andiamo a fare colazione?" Mi propose.

"Se usciamo dal letto inizieremo ad avere freddo" Brontolai, abbracciandola.

"Ci sono i riscaldamenti accesi, non preoccuparti" Mi prese in giro, alzandosi, meravigliosamente nuda, e trotterellando per la stanza in direzione del bagno. "Io mi faccio una doccia veloce, tu fai pure come se fossi a casa tua" Mi lanciò un bacio volante, che io feci finta di prendere al volo, e scomparì chiudendo la porta.

Io sbadigliai e mi sporsi in cerca dei pantaloni sul pavimento per prendere il cellulare. La sera prima, a causa del freddo, eravamo saliti su in camera - pulendo prima la federa del divano - portandoci dietro i vestiti, e ci eravamo addormentati abbracciati sotto il piumone.

Missione compiuta.

Inviai a Giulia che mi aveva scritto l'indirizzo della vecchia casa del fratello di Emily per messaggio appena saputo che ero su un aereo diretto a Los Angeles.

Oh, era ora! Cazzo, era così difficile chiederle di essere la tua ragazza?

Rispose praticamente subito facendomi però accigliare. Non glielo avevo chiesto, avevo dato per scontato che..lei fosse mia. Glielo dovevo chiedere con una di quelle frasi che usano i film? O forse solo mostrare che ci tenevo a lei?

Perché glielo hai chiesto, giusto?

Mi arrivò di nuovo. Ok, Giulia aveva centrato il punto.

Potrei aver dimenticato quella parte, forse..

Stai scherzando, vero?

Your love is my drug. [Z.M]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora