CAPITOLO VENTICINQUESIMO - parte 1

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I capelli rossi di Jason scivolarono sulla sua fronte pitturata, mentre piegava il volto in un ghigno. -Che cosa ho fatto al tuo amico?- ripeté -Non gli ho fatto proprio niente... La domanda è: cosa ha fatto lui a te?-.
Jeff aggrottò la fronte, dapprima incapace di dare un senso a quelle parole. Ancora bloccato a terra dai lacci che imprigionavano i suoi arti, il moro emise un flebile lamento ed abbassò la testa. -Che... Cosa significa?-.
Jason scoppiò in una fragorosa risata, puntando i palmi delle mani sulle ginocchia. -Davvero non capisci, stupido? È molto semplice... Il burattinaio ti ha voltato le spalle, ti ha raggirato, ti ha mentito per tutto il tempo-.
Calò un improvviso silenzio. I pugni del killer si strinsero, mentre oltrepassando la porta infondo alla stanza una figura si avvicinò a lui; non ebbe neanche bisogno di alzare lo sguardo, per capire di chi si trattasse.
-Pupp...- farfugliò, con un filo di voce. -Perché... Perché hai fatto questo?-.
Jason si lasciò scappare un'altra rumorosa risata, mentre il burattinaio si posizionava al suo fianco con lo sguardo rivolto al killer ed un sorriso appena accennato sulle labbra. La luce dorata che splendevano nei suoi occhi era intermittente, segnalando il fatto che stava sbattendo le palpebre abbastanza frequentemente. Forse era un evidente segno di nervosismo; tuttavia, fu un dettaglio che Jeff non colse.
-Perché...- ripeté il ragazzo a denti stretti.
Dopo qualche altro secondo di silenzio, finalmente il burattinaio si decise a parlare. -Vedi, Jeff... Durante la nostra avventura insieme ho appreso che, nonostante il mio iniziale scetticismo, sei una persona determinata e dalle qualità apprezzabili. Non sarai certo forte quanto me, o quanto Jason; tuttavia, hai dentro di te qualità utili alla tua sopravvivenza. Tuttavia....- si interruppe per mettere in mostra un ampio sorriso piegato all'insù. -Hai anche un enorme, invalidante difetto: finisci sempre per affezionarti alle persone, e non impieghi molto tempo per iniziare a fidarti di esse. Sarai d'accordo con me nel dire che questo... È un problema non da poco. Prendi d'esempio la situazione in cui ti trovi adesso: stai per morire, il tuo viaggio sta per finire e tutto questo solo e soltanto perché ti sei fidato di me. Ed ora, soltanto ora che è troppo tardi, ti rendi conto dell'errore che hai fatto. Davvero patetico per un creepypasta, non credi?-.
Il ragazzo restò in silenzio, a rimuginare su quelle parole.
Come aveva potuto non accorgersi di nulla? Si era fidato di un traditore... Per tutto quel tempo....Che stupido.
Puppeteer sollevò le braccia ed allungò le dita, diventando improvvisamente molto serio.
-M i     d i s p i a c e- esclamò.
Sorrise, e fece spuntare da tutte e dieci le sue dita dei piccoli fili dorati. Il suo sguardo, tuttavia, non si rivolse a Jeff ma a Jason, in piedi al suo fianco. -In realtà... Sei stato tu, a fare un errore di calcolo... J a s o n-.
I fili dorati furono lanciati ad una velocità impressionante, ed andarono a conficcarsi i quei corpi freddi ed immobili che erano stati orribilmente trasformati in bambole; questi, dopo appena un paio di secondi, si attivarono liberandosi facilmente dalle corde che li tenevano sospesi e saltando giù per poi posizionarsi in piedi, pronti all'attacco.
Quattro di loro erano comuni individui umani, vittime di Jeff; i restanti sei erano Eyeless Jack, KageKao, Toby, The Rake, la piccola Sally e... Dina.
I loro movimenti erano visibilmente forzati; i loro arti si spostavamo rigidamente, le loro teste sembravano rette a stento dalla colonna vertebrale; nonostante questo, i dieci corpi erano pronti all'attacco, sotto il comando di Pupp.
-Sono curioso di vedere- esordì infine il burattinaio, orgoglioso del suo operato -Come te la caverai in un combattimento dieci contro uno, mio caro Jason-.

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