CAPITOLO DICIASSETTESIMO - parte 1

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Nello stupore generale, Jeff e Dina rimasero immobili a guardare il burattinaio il quale adesso ridacchiava sotto i baffi.
-Cosa sono quelle facce?- domandò poi quest'ultimo, che sembrava estremamente divertito dalla situazione che aveva appena creato.
Jeff si scambiò un rapido sguardo con Dina, per poi tornare a guardare lui. -Davvero vuoi allearti con noi?- chiese, aggrottando la fronte.
L'uomo annuì con un movimento deciso della testa. -Ovvio. E penso che vi farà comodo, uno come me...-. Mentre pronunciava quest'ultima frase, si voltò indietro e sollevò una mano; come per magia, uno dei piccoli burattini posati sulle mensole si alzò in piedi sulle sue gambe, sorretto da una forza invisibile.
Dina spalancò le palpebre e lasciò cadere la mandibola inferiore, mentre osservava la scena con stupore; la marionetta iniziò a danzare, in modo piuttosto inquietante, muovendo i piedini di legno avanti e indietro.
-Mi piacerebbe molto...- continuò a dire il burattinaio -Mostrarvi quello che so fare-. Dopo che ebbe concluso la frase, la marionetta smise di danzare e fece due passi avanti, per poi cadere giù dalla mensola e rotolare a terra.
Jeff annuì a sua volta, ormai abbastanza sicuro della sincerità di quell'individuo. -Non aspettarti che mi fiderò di te, ma... Puoi far parte del gruppo, per ora- disse.
-Speravo di sentirlo dire!- esordì il burattinaio, che sembrava entusiasta in modo davvero eccessivo. Si avvicinò a Jeff con un gioioso sorriso stampato sulla faccia, e fece un breve inchino. -Lieto di poterti divertire con i miei spettacoli. Puoi chiamarmi Pupp-.
Il killer non disse nulla; pensò che quel tipo fosse proprio fuori di testa. Si limitò semplicemente ad annuire con un breve cenno del capo.
Il burattinaio tuttavia restò a fissarlo, come si aspettasse di sentirsi dire qualcosa. I suoi occhi dorati erano fissi in quelli di Jeff, e la luce che emanavano li faceva brillare. Sollevò poi una mano, e con una lentezza snervante la avvicinò alle cicatrici che il killer portava sul volto.
Quest'ultimo dapprima indietreggiò di un passo, preoccupato delle intenzioni che l'altro poteva avere; poi decise di rimanere immobile. Le dita del burattinaio sfiorarono la sua guancia sinistra, percorrendo il solco che componeva metà del suo sorriso.
-E.n.t.u.s.i.a.s.m.a.n.t.e- scandì Pupp con uno strano tono di voce, mentre ritraeva la mano.
-Dicono che sei molto forte- intervenne Dina, che nel frattempo si era seduta per terra con la schiena contro al muro. Tentava di ignorare la presenza di tutti quei burattini di legno attorno a lei, i cui volti vuoti ed inespressivi le mettevano una certa angoscia. -È vero?-.
Il burattinaio si voltò in sua direzione ed allargò un sorriso. -Sarò lieto di dimostrarlo non appena ne avrò occasione- rispose.
-Ad ogni modo- disse Jeff -Dobbiamo aspettare che scadano le dodici ore-.
E così fecero. Jeff si sistemò a terra accanto a Dina, e lei approfittò per dare un'occhiata alle sue ferite. La guarigione era ormai quasi del tutto completa, ed il ragazzo riferiva di non sentire quasi più alcun dolore. Restavano solo due segni rossi, lungo entrambe le game, che sarebbero spariti presto; ancora una volta, i suoi unguenti medicinali avevano fatto miracoli.
La ragazza posò poi la testa sulla spalla di Jeff, senza mai distogliere lo sguardo da Pupp che nel frattempo li osservava dal fondo della stanza con una strana espressione dipinta sul volto. Difficile dire cosa gli passasse per la testa.
Dopo qualche minuto, anche il burattinaio decise di sedersi. -Immagino che l'attesa sarà noiosa- esordì, alzando gli occhi al cielo.

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