CAPITOLO QUATTORDICESIMO - parte 1

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I3
#scusateperilritardoepocale#

Le ore trascorsero lente all'interno delle mura di quel castello. Jeff restò seduto tutto il tempo a fissare il cielo che si intravedeva dai finestroni posti in alto, osservando il modo in cui la luce, molto lentamente, andava a calare.
Sapeva che presto o tardi sarebbe stato portato via da quel posto e sbattuto chissà dove, in pasto a chissà quale altro pericoloso individuo; e proprio per questo cercava di recuperare il più possibile le forze.
Dina non si era allontanata da lui un solo secondo; gli aveva portato spesso dell'acqua fresca, ed aveva già rimosso un paio di volte i fanghi curativi applicati sulle sue gambe, per assicurarsi che avessero il maggior effetto curativo possibile. Ciò che quella ragazza riusciva a fare aveva dell'incredibile: nel giro di una decina d'ore, le ferite si erano già quasi completamente richiuse.
-Sta arrivando la sera...- esclamò Dina, sospirando. Si avvicinò stancamente a Jeff, e con un movimento piuttosto brusco si mise a sedere davanti a lui, con le gambe incrociate e le braccia poggiate sulle ginocchia.
Il ragazzo annuì vagamente, e si ritrovò a fissare il paio d'occhi che adesso si ritrovava davanti. Riusciva a stupirsi ogni volta che li guardava; in quelle iridi nere, ormai ne era convito, c'era davvero un cielo stellato. Come se, in qualche modo, in quello sguardo si riflettesse l'universo.
Pensò che erano bellissimi, e di questo lui stesso se ne stupì.
-Ti sei mangiato la lingua?- ridacchiò la ragazza, stringendo le spalle.
Jeff scosse la testa e sorrise a sua volta. -Stavo pensando-.
-A cosa?- chiese lei. I suoi capelli biondi le dondolavano morbidamente sulla fronte.
Jeff abbassò lo sguardo, imbarazzato. -Non...non lo so-.
A quel punto la ragazza scoppiò in una risata. -Che vuol dire che non lo sai?-. Rise di gusto portandosi la mano alla bocca, poi si fece improvvisamente seria. Puntò i pugni a terra ed aggrottò la fronte. -Jeff... Ho deciso che verrò con te-.
Il ragazzo spalancò gli occhi e rimase in silenzio per qualche manciata di secondi. Poi disse: -Perché vuoi..-.
-Tutta questa stronzata- lo interruppe lei a gran voce -Non mi sta bene. Non siamo marionette, non siamo giocattoli. Gli altri creepypasta sono entusiasti di poter partecipare a questa carneficina ma io... Io non sono come loro, e non lo sei neanche tu. Capisco cosa è giusto e cosa è sbagliato-.
-Dina io non penso che...-.
-Fammi finire!- lo interruppe ancora -Verrò con te e finiremo questa cosa insieme. E quando sarò davanti a Slenderman...-.
-Non puoi venire. Credi che lui non se ne accorgerebbe?-.
-Non m'importa- rispose la ragazza, decisa -Voglio venire con te, costi quel che costi. E non ti lascio possibilità di scelta, quindi...-.
Il killer sospirò, ed abbassò lo sguardo.
-E poi...- continuò -Non sei nelle condizioni fisiche di proseguire da solo. Dovrò continuare a curarti quelle gambe- esclamò indicando le cicatrici. -Quindi verrò. È facile: quando sarà il momento, dovrai semplicemente prendermi per mano, e verremo teletrasporti assieme-.
Jeff sollevò lo sguardo e lo puntò su di lei. Era così semplice e sincera. Proprio non capiva come potesse essere una creepypasta.
-Ne sei proprio sicura?- chiese infine, con un filo di voce.
-Ma certo! L'ho già fatto altre volte!- ridacchiò Dina.
-Non intendevo questo- ribatté lui, secco -Sei sicura di voler venire?-.
Lei restò immobile per qualche secondo, poi si alzò in piedi di scatto e rivolse lo sguardo alla finestra da cui entrava l'ultimo timido fascio di luce. -Sì- disse -E perché sia fatta giustizia, non temo nulla di ciò che potrà accadermi-.
Il killer allargò un lieve sorriso, nascosto dalle lunghe ciocche dei suoi capelli corvini. Il fatto che quella ragazza si credesse una paladina della giustizia in qualche modo lo divertiva, e allo stesso tempo gli dava ragione di ammirarla profondamente. Perché lei, nonostante fosse stata trasformata in un mostro come tutti gli altri, non aveva mai perso di vista i suoi obbiettivi.
Judge Angel.
Un piccolo angelo vestito di bianco che lotta contro alle ingiustizie del mondo.
-Allora afferra la mia mano- concluse Jeff -Perché non dovrebbe mancare molto-.

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