XIII Gea

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Sorridi. Click.
Muovi il braccio. Click.
Mostra il profilo. Click.
Abbraccia i ragazzi. Click.
Sorridi. Click.
Cammina. Click.
"Quante altre foto dobbiamo fare?" sussurrai in un orecchio a Genn.

Dopo quella che mi sembró un'eternità, finalmente riuscimmo ad entrare nel locale in cui si sarebbe svolta la sfilata di Dolce & Gabbana. Ero talmente nauseata dai flash che mi lasciai guidare al mio posto come un automa. Amelia, al mio fianco, mi sorrise.
Vedendola rimasi interdetta. Quando era arrivata? Non era fuori a fare le foto. Prima che potessi domandareglielo, però, Genn le chiese di scambiare i posti e si sedette al mio fianco. 
"Ero troppo lontano da te, avrei dovuto urlare per farmi sentire", spiegò con un'alzata di spalle.
Mi guardai intorno, curiosa di scorgere qualche personaggio famoso.
Diedi una gomitata a Genn. "Guarda, c'è Chiara Ferragni."
Indubbiamente bellissima e con dei capelli assurdamente perfetti, Chiara si stava sedendo in prima fila. Purtroppo, il suo abbigliamento rovinava l'immagine. Gonna nera lunga fino a metà polpaccio, larga, abbinata ad un maglioncino rosa bebè pieno di cuoricini con le ali; borsa azzurro cielo, accessori rossi e mocassini della sua collezione, con delle bocche rosse disegnate in punta. Sinceramente, trovavo davvero orribile la sua linea di scarpe.
Invidiavo però la nonchalance con cui regalava sorrisi attorno a sé.
Pensai che tutti gli altri dovessero trovarla all'ultima moda. Sicuramente molto più di me, con la mia tuta scura, stretta in vita e con i pantaloni larghi. Avevo messo un paio di delcoltè nere e le stavo già odiando a morte.
Le mie speranze di vedere Genn in giacca e cravatta erano naufragate quando era uscito dal bagno con i soliti pantaloni e maglia nera, ma del resto lui stava benissimo soprattutto così.
"Mi sono già rotto le palle", borbottó a me e Alessio.
"Dai Gennariello, un po' di vita sociale dobbiamo farla", rispose Alessio. "Siamo anti social, almeno facciamoci vedere in giro ogni tanto."
"Mi sono rotto lo stesso."

Effettivamente, dopo la quarta sfilata divenne noioso anche prendere in giro le modelle. Sembravano appena uscite dalla tomba, non ce n'era una che sorridesse. Gli abiti erano meravigliosi o terribilmente ridicoli, non esisteva una via di mezzo, e loro sembravano tutte identiche.
Durante il corso della giornata conobbi Fedez, che si fermò un po' a parlare con noi, trattando anche me come se mi conoscesse già; Nina Zilli, Saul Nanni, qualche concorrente di X Factor, e persino Belen che, ovviamente, ci passò davanti ignorandoci totalmente.
Mi chiesi quando avrei conosciuto anche Shorty e Gio.
"Cosa abbiamo adesso?" domandai infine, esasperata.
"Qualcosa con degli stilisti emergenti, credo", rispose Alessio girandosi a guardare Antonio, che stringeva tra le mani un foglio con scarabocchiati gli orari degli eventi ai quali dovevamo presenziare.
Era ormai pomeriggio, ma il ristorante di lusso con i piatti elaborati e minuscoli in cui avevevamo pranzato mi aveva messo ancora più fame, e non ne potevo più di tutto quel caos.
Rivolgendo un'occhiata alla cupola sopra di me, pensai che era la mia prima volta a Milano e non avrei avuto il tempo di vedere niente.
"Davvero?"
"Davvero cosa?" risposi, confusa, ad Antonio.
"Non sei mai stata qui?" continuò Alessio.
Mi accorsi di aver espresso ad alta voce il mio pensiero.
Genn mi studiò per un momento, guardandomi dall'alto in basso. Poi,  senza preavviso mi afferró la mano e mi trascinò via di corsa.
Sentii le esclamazioni confuse degli altri alle nostre spalle, sempre più lontane.
"Fermati, Genn!" Lui non mi ascoltó. "Rallenta! Non riesco a correre con i tacchi, dove stiamo andando?"
Si degnó di parlarmi solo dopo essersi infilato in un vicolo quasi del tutto deserto. Senza chiedermi nulla mi prese la borsa dalla spalla e cominciò a rovistarci dentro.
"Fai con comodo", commentai, sarcastica.
Lui mi lanciò un'occhiata ed estrasse un cappellino nero, che mise in testa nascondendo i capelli quasi del tutto, e i suoi occhiali da sole arancioni.
"Come ci è finita questa roba nella mia borsa?" chiesi, decisamente stupita.
"L'ho messa dentro mentre eri in bagno."
In tutto il giorno, l'unica cosa che avevo preso era stato il cellulare dalla taschina esterna, così non avevo notato il contenuto.
"Ah, tieni", disse mettendomi in mano un paio di ballerine a righe.
Le guardai, interdetta. "Lo sai che sono pantofole, vero?" gli chiesi.
"Gli anfibi non ci stavano, te ne saresti accorta." Si strinse nelle spalle.
Lo osservai guardarsi attorno, impaziente, dopodiché, sempre dalla mia borsa, tirò fuori un pacchetto di sigarette e ne accese una. Era riuscito a lasciarmi senza parole, tanto che mi dimenticai di dirgli di spegnerla.
"Avevi programmato di scappare?"
"Forse." 
La sua idea era una pazzia.
Eppure, mi piaceva un sacco. Saremmo davvero riusciti a fare i turisti, senza farci notare, per tutto il resto del giorno? Di sicuro avrebbero notato me, con ai piedi delle pantofole-ballerine a righe bianche e rosse.
"Non posso andare in giro con queste", dissi.
"Hai visto come si veste quella gente? Saresti comunque vestita meglio di molti di loro."
Ci guardammo, la stessa luce folle negli occhi.
Dopo qualche secondo borbottai: "Oh,  al diavolo", tolsi i tacchi, misi le altre scarpe e gli permisi di spingermi sul naso un secondo paio di occhiali da sole. Raccolsi i lunghi capelli in una coda alta e lottai per fare entrare le scarpe nella borsa.
"C'è più roba tua che mia, qui dentro. Me la porti tu, giusto?" tentai invano. Lui scoppiò a ridere, scosse la testa e diresse verso la piazza.

Passammo il resto del pomeriggio visitando il Duomo, e solo una decina di persone lo riconobbero. Quando il mio stomaco cominciò a brontolare cercammo un fast food e ci ingozzammo di patatine, per poi gironzolare a caso per la città.
Riuscii a trascinarlo al Disney Store contro la sua volontà, anche se non fu molto bravo a nascondere il sorriso che spuntò sulla sua faccia una volta dentro.
Le sue sorelle avevano chiamato diverse volte e lui le aveva ignorate fino a che non era toccato ad Alessio, che ci comunicò la rabbia del suo bodyguard per la fuga e invidió la nostra serata lontana dai riflettori.
Infine, passamno diverso tempo in una piccola libreria che sembrava molto vecchia. Trovammo molti libri interessanti, tra cui un'edizione de "La storia infinita" di cui mi innamorai follemente. Era di due colori, verde e rosso a seconda del filone narrativo di cui si stava parlando: il nostro mondo e Fantàsia. Era una copia usata ma tenuta bene, le pagine profumavano di libro antico e la sfogliai, mentre Genn studiava uno scaffale, fino a che il proprietario ci disse che era giunta l'ora di chiudere. Genn mi studiò per un secondo e mi strappò il libro dalle mani. "Prendiamo questo."
Ogni mia protesta fu vana contro il suo desiderio di regalarmelo, e quando uscimmo la mia borsa pesava un po' di più.
"Grazie, Genn. Davvero. Non dovevi."
Lui si rimise gli occhiali da sole anche se era ormai buio. "Ti ci vedo, a leggerlo nella tua casetta sull'albero."
Sentii un enorme sorriso aprirsi sul mio volto e gli schioccai un bacio sulla guancia. Lui si voltò in quel preciso momento e finii per baciargli il naso.
Quando rientrammo, dopo aver gironzolato per un'altra ora, gli altri stavano già dormendo.

Angolo autrice.
Ciao a tutti!
Oggi ho bisogno di un piccolo favore da parte vostra: negli ultimi tre capitoli non riesco a vedere le immagini di copertina. Potreste dirmi se voi le vedete? Secondo il sito ci sono, ma io non riesco a trovarle in alcun modo. È un problema soltanto mio o voi riuscite a vederle?

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 07, 2016 ⏰

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