X Gea

63 6 4
                                    

"Prova a sedertici sopra, magari si chiude", mi prese in giro Dave. Da diversi minuti era intento ad osservare, appollaiato sul letto, i miei vani tentativi.
"Al posto che stare lì a ridere, cosa ne dici di venire a darmi una mano?" chiesi, leggermente infastidita.
"Vuoi che mi ci sieda sopra io?"
"Dave, per favore."
Diverse suppliche e tentativi dopo, finalmente riuscimmo con fatica a chiudere la cerniera. Non sapendo cosa indossare ad eventi del genere, avevo optato per buttare in valigia tutti i vestiti più particolari e belli in mio possesso, con il proposito di decidere sul momento. Ci sarebbe stato tranquillamente tutto, se non mi fossi ricordata all'ultimo di preparare una busta piena di accessori e di fare spazio per tutti i tacchi presenti nel mio portascarpe. Ne avevo solamente quattro, ma sarebbero sicuramente andati meglio degli anfibi che calzavo perennemente.
"Ho bisogno di un caffè", decretai alzandomi dal pavimento. "Tu lo vuoi?"
Dave aprì la bocca per rispondere, ma si ammutolí immediatamente fissando un punto indefinito della stanza. In un primo momento pensai che avesse ingoiato una mosca.
"Gea", disse con voce piatta. "Dimmi che quelli non dovevano andare dentro."
Seguendo il suo sguardo, notai un paio di pantaloni neri appoggiati sul letto.
Lanciando un'occhiata al mio amico mi resi conto che non avrebbe mai avuto la voglia di ripartire da capo. "Sì, ma... li metto per partire."
"Se mi avessi detto di rifarla te li avrei fatti ingoiare", borbottó mentre mentre mia madre faceva un gran baccano per andare a rispondere il citofono.
Qualche minuto dopo, bussò alla porta. "Gea, aspettavi un pacco?"
Dave, che era più vicino, si alzò per prendere dalle sue mani una lucida scatola nera, piatta e stretta, senza nessun biglietto o ricevuta.
"No, io non ho ordinato niente", risposi guardando Dave con aria interrogativa. A casa sua non c'era mai nessuno, così era solito farsi spedire i suoi ordini da me, dove mia madre, casalinga, poteva ritirarli senza problemi.
"Io sì, ma questa non è un cd. Non è mia."
"Non c'è scritto niente?" domandai avvicinandomi per controllare.
Dave la rigiró tra le mani, mentre il mio cellulare fischió, segno di un messaggio in arrivo. Mia madre, curiosa, pettegola ed estremamente impicciona, si sporse a controllare lo schermo.
"È quel Gennaro, dice che non è una bomba e che puoi aprirla."
Mi scambiai un'occhiata con il mio amico e, contemporaneamente, la spingemmo fuori dalla stanza inondandola con un fiume di parole sconnesse. Tra i miei "ho diritto a un po' di privacy" e "non leggere i miei messaggi", riuscii a sentire le parole "sconveniente", "lingerie" e "private" provenire dalla bocca di Dave.
"Lingerie? Sul serio?!" lo rimbeccai guardandolo storto. "Stai cercando di non farmi partire?"
Lui si strinse nelle spalle. "Non si sa mai."
Rimasi qualche minuto a fissare la scatola nera, chiedendomi cosa potesse esserci dentro e domandandomi il perché di quell'inaspettato regalo. Lo stesso Genn mi aveva detto di essere una frana in fatto di regali e di non esserne un amante. Osservai l'angolo vuoto in cui solitamente era appoggiata la chitarra, che ancora non mi aveva ridato. Che fosse un set di corde nuove?
Improvvisamente Dave mi strappò  di mano la scatola.
"La apro io visto che tu non ti sbrighi." Al contrario di mia madre, lui sapeva ogni minimo dettaglio della mia vita, così non glielo impedii. La parte superiore della scatola cadde a terra, e Dave ne estrasse quello che, in un primo momento, mi sembró un pezzo di cielo. Trattenni il fiato e gli strappai di mano l'abito. Era corto e attillato, semitrasparente, con le maniche lunghe e il collo tondo. La stoffa leggera era blu notte, costellata di strass che lo facevano sembrare un cielo scuro, illuminato da un'infinità di stelle. Sul retro, una zip argentata scorreva lungo la schiena. Nella scatola trovammo anche una leggera sottoveste color carne.
Incrociai lo sguardo di Dave senza sapere cosa dire. Lui si aprì in un sorriso. "È meglio della lingerie!" esclamò ridendo.
"Dave..." mormorai facendo scorrere la stoffa tra le dita. "È... quanto sarà costato questo vestito?"
"Sono strass, Gea, non diamanti. Non credo sia andato in bancarotta", lo prese dalle mie mani e me lo mise davanti. "Corto e trasparente, mica scemo il ragazzo."
"Siamo solo amici, lo sai..."
"Io non ti ho mai regalato vestiti del genere."
"Tu non mi regali vestiti in generale", lo rimbeccai.
"Ti ho regalato la maglietta di Star Wars", obiettó, offeso. "C'è scritto qualcosa dentro la scatola!" esclamò poi, raccogliendola.
La strappai dalle sue mani con più forza del necessario. Una calligrafia sottile e disordinata, tracciata da una matita bianca, recitava:

Forse mi sono dimenticato di dirti che siamo in lista per la prima del nuovo film di Sorrentino. Adesso che hai il vestito non puoi rifiutare.

"Non ci posso credere", mormorai.
Dave si sporse verso di me per leggere, poi fischió e osservò la valigia, pensieroso.
"Metti gli stivali alti, quelli grigi con il tacco. Niente accessori e capelli sciolti, trucca solo gli occhi."
Registrai a fatica le sue parole, poi lo guardai con aria stupita. "Sei sicuro di essere etero, Dave?"
"Decisamente sí. E, a proposito... mentre sarai via vedrò Arianna."
"Dave, no! Non ci ricascare, ti prego!" esclamai, preoccupata. Quella ragazza lo aveva fatto soffrire così tanto che, se fossi stata in lui, le avrei tolto il saluto. Eppure, lo sapevo, Dave provava ancora qualcosa per lei, e non avrebbe rinunciato tanto facilmente.
"Posso controllare la situazione, davvero Gea. Non mi farò prendere per il culo di nuovo."
"Dille che se ti tratta così un'altra volta se la vedrà con me. So essere pericolosa se voglio", replicai con tono minaccioso. Nessuno poteva fare del male a Dave senza renderne conto a me.
"Oh sí, la spaventeró a morte..." sospirò divertito. "Non ti preoccupare per me, tu pensa a prendere in giro le fashion blogger, a fare la vita da vip e a goderti la fashion week. E Gennaro, ovviamente."
Schivó per un pelo il cuscino che gli tirai, che atterró sulla scrivania facendo cadere diversi cd.
"Smettila Dave, davvero."
Lui mi guardó con un'espressione che avrebbe potuto essere di compassione.
"Smettila tu di negare. Quel ragazzo ti piace. Non vuoi ammetterlo forse, ma ti conosco e so che è così."
Dave aveva ragione, Genn mi piaceva. Molto. Eppure, un'infinità di cose mi rendevano poco incline a lasciarmi travolgere da quel sentimento.
Genn era famoso. Il suo mondo non era il mio, nonostante tutto indicasse che quello interiore combaciasse perfettamente con quello dentro di me. Lui viaggiava tanto ma non vedeva nessun posto, conosceva persone con cui poter condividere poco più di una serata, aveva schiere di fan pronte a seguirlo ovunque andasse. Era questo, ciò che volevo?
Inoltre, il suo carattere era tutto fuorché prevedibile.
"Dave, lui è... complicato. Un momento è la persona più dolce della terra, e quello dopo è un grandissimo stronzo. Pensa tanto, forse troppo. È pessimista, sempre nel suo mondo, non sai mai cosa gli passi per la testa. Non ho idea di cosa lui possa pensare di questa situazione, credo... di essere un po' un punto d'appoggio per lui. Qualcuno con cui poter parlare perché lo capisco, ma niente di più."
Dave scoppiò a ridere.
"Stai descrivendo lui o te stessa?" si avvicinò a me e mi prese le mani tra le sue. "Gea... tu hai esattamente lo stesso carattere. Non sei facile da gestire. Eppure io sono qui da anni e ti voglio un bene immenso, e tu sei sempre stata al mio fianco. Essere complicati non significa non poter voler bene a qualcuno. Quindi, per favore, smettila di dire balle. Qual'è il problema?"
"Non sono bugie, Dave. Proprio perché siamo così simili la situazione mi spaventa. Lui mi entra in testa. Non so come faccia, o come faccia io a leggere così bene dentro di lui."
"Ti do un consiglio, Gea. Smetti di pensare per un po'. Agisci e basta. Magari riesci a contagiare anche lui."
"Non credo di piacergli in quel senso", dissi. Ma ne ero davvero così sicura? Gettai un'occhiata al vestito. Dave mi vide.
"Quella è la tua risposta."
D'impeto, gli gettai le braccia al collo.
"Dio, ti adoro, Dave."

Angolo autrice

È una vita che non aggiorno più  chiedo scusa, so di essere imperdonabile. Ho avuto tante cose per la testa, gli allenamenti, il lavoro, l'università, il trasferimento in un'altra città del mio ragazzo... in più, il mio telefono si è rotto e per un po' ne ho dovuto usare un altro, e non appena ne ho avuto uno nuovo mi sono dimenticata di scaricare l'app.
Sono terribile, lo so.
Vi chiedo scusa.
In compenso ho diversi capitoli nuovi già pronti, quindi riprenderò ad aggiornare e a farlo molto più velocemente.

Spero che la storia vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensare.
Un grande bacio.
-V.

Strangers  (in the same empty space)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora