IV Gea

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"Avevano ragione i Landlord", esordí Alessio a bocca piena. "La piadina è davvero buona."
Soffocai una risata. "Una volta assaggiata non si torna più indietro."
Osservai Genn, intento ad analizzare la sua.
"È molto piccante", borbottó.
"Hai preso quella con il tabasco Gennà, che ti aspettavi?"
"Meno piccante."
All'ennesimo attacco di tosse mi impietosii. Quella piada era davvero micidiale anche per me, che mangiavo piccante praticamente sempre.
"Vuoi fare cambio?"
Annuí, e con sguardo sofferente spinse il piatto verso di me. Quando addentó la mia sospiró di sollievo. Mi lanciò un'occhiata di sbieco. "Come fai a mangiare quella roba?"
"Abitudine suppongo."
In quel momento mi squilló il telefono, e Small Bump di Ed Sheeran risuonó nel ristorante.
Gennaro cominció a canticchiarla ed io mi ritrovai a fissarlo, imbambolata. Quando mi ricordai di dover rispondere, la canzone era già arrivata al ritornello e il telefono era introvabile nella borsa. La musica si fermò: chiamata persa da un numero sconosciuto.
"Ti piace Ed", constató Genn.
"A chi non piace?", sorrisi. "Niente a che vedere con il live però", aggiunsi bevendo un sorso d'acqua. "I'm a mess è..."
"Spettacolare", finimmo contemporaneamente.
Alessio scoppiò a ridere, Gennaro mi guardò sorpreso. "A quale concerto sei andata?"
"Milano, l'anno scorso. Tu?"
"A quello prima. È stato un massacro il parterre."
"Eri nel parterre?! Io ho trovato solo i biglietti in tribuna e li ho presi il giorno stesso!"
"Sì ma si moriva dal caldo e..."
"Ed eravamo indietro", intervenne Alessio. "C'ero anche io, non escludetemi."
Io scoppiai a ridere, mentre Gennaro lo guardò, interdetto, e tornò a dedicarsi in silenzio alla sua piadina.

Arrivammo sul luogo del concerto alle tre. Lasciai i ragazzi con Daniel e tornai a casa per fare una doccia: li avrei sentiti quella sera, non avevo bisogno di rimanere alle prove.
Ero incredibilmente eccitata di poter assistere ad un concerto dietro le quinte, dopo aver fatto da guida agli artisti, per giunta.
Mi vestii in maniera semplice: pantaloni scuri, maglietta a righe e anfibi. Del resto, non dovevo fare colpo su nessuno. Forse.

Davanti alle tende scure, Gennaro spiccava con la sua camicia a quadri rossa e nera. I ragazzi suonarono in maniera eccezionale per quasi due ore dopodiché, stanchi ma felici, tornarono nel backstage.
Genn sembrava molto più di buon'umore rispetto a quella mattina. Andai incontro ad entrambi. "Siete stati bravissimi!" esclamai quando Dan li lasciò respirare.
Stringevano entrambi tra le braccia dei peluche che qualcuno aveva lanciato sul palco. Fissai uno di quelli di Genn, un cagnolino beige con degli immensi occhi azzurri, identici ai suoi.
"Grazie! Però...", Alessio si acciglió. "Non sentivo bene in cuffia a un certo punto. Era come se ci fosse un'interferenza."
"Forse dovrei starvi lontana", osservai. "La sfortuna vi perseguita, non vorrei che si attaccasse anche a me."
Alex rise, ma Genn era serio.
"Quindi, il tornare a fare colazione domani nel posto di stamattina è escluso, giusto?" domandó osservandomi.
"Oh. No, se volete vengo a prendervi..."
"No", mi interruppe lui. "Intendevo... noi", indicò se stesso e me "non... noi", finì indicando tutti e tre.
Alex lo guardò sorpreso, poi si dileguó borbottando "vado a parlare con il fonico di quel problema", ma quasi non me ne accorsi.
"Sul serio?" Non riuscivo a credere che me lo stesse veramente chiedendo. Insomma, lui era... Genn!
Si strinse nelle spalle. "È un posto carino."
Quella notte andai a dormire con la consapevolezza che lo avrei rivisto l'indomani. Aveva parlato poco tutto il giorno, e non riuscivo a capire cosa, di me, potesse averlo colpito al punto di chiedermi di uscire.
No, non di uscire. Di fare colazione insieme. Non è la stessa cosa. Genn non mi ha chiesto un appuntamento.
Forse voleva solo parlare di Ed, non poteva essere sul serio interessato a me.
Impossibile.

Strangers  (in the same empty space)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora