28 - Sam

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«Sam. Finalmente ti sei decisa a rispondermi. Sono tre fottutissime settimane che ti chiamo, tre.»

Io non sono una ragazza insensibile e menefreghista... Okay. Forse un po', ma solo verso chi si merita la mia totale indifferenza. Resta di fatto che quando dico ad una persona a chiare lettere "Dimenticati di me, non chiamarmi mai più, fai come se non esistessi", mi piacerebbe che questa afferrasse al volo e scassasse un po' di meno l'anima. Perché David è un coglione che non rispetta le mie volontà, eh?

Se non ti ho risposto per tre settimane al telefono, un motivo ci sarà. Si chiama: non voglio più avere a che fare con te, Charlie e tutta la merda che vi circonda. Cazzo, avevo anche cambiato numero di telefono prima di trasferirmi a Fillowship House, come diavolo sono riusciti a recuperarlo?

I tre ragazzi mi stanno guardando incuriositi, soprattutto Evan che mi scruta con sospetto. «David, puoi chiudere un attimo quella fogna che ti ritrovi al posto della bocca?» chiedo acida e ignoro le sue proteste, alzo lo sguardo verso i miei... che cosa sono? A parte Axel, questi due cosa sono per me?

«Scusate, vado fuori a finire questa chiamata» li informo e mi dileguo il più in fretta possibile fuori dal locale. La notte è gelida e immediatamente il mio respiro inizia a formare nuvolette nell'aria; alcuni ragazzi stanno fumando e qualche coppietta qua e là si sbaciucchia vicino alla ringhiera di legno che affaccia sul mare. Questo pub è poco distante dal molo e sorge su una pendenza rocciosa della costa, in pratica sotto di me c'è la furia dell'oceano.

«Che vuoi David? Ti avevo detto di non chiamarmi mai più.» prorompo a bassa voce mettendomi all'estremo dell'enorme balconata di legno. Il mio patrigno, dall'altra parte della linea, grugnisce qualcosa incazzato e inizia a sbraitarmi contro.

«Ti rendi conto brutta idiota che io e tua madre pensavamo ti fosse capitato qualcosa di grave, eh? Sei una fottutissima irresponsabile Samantha.»

«Non chiamarmi Samantha, David. Mi fai solo girare i coglioni ancor di più. Che vuoi? Muoviti che sto congelando.» gli domando sbrigativa e mi stringo nel maglione di Axel. il suo profumo mi avvolge immediatamente e istintivamente mi giro verso le vetrate del locale per cercare il mio ragazzo tra la clientela straripante.

«Sempre acida e scontrosa a quanto vedo» commenta ironico David; «Comunque non ho molto tempo, ascoltami attentamente: Hunter Glout è uscito fuori di senno; continua a dire che devo a suo padre cinquemila dollari, ma non è assolutamente vero.» inizia il discorso e non appena sento il nome di Hunter un brivido di terrore mi percorre la schiena: come dimenticare il coltello che mi ha piazzato sulla gola minacciandomi?

«Com'è possibile David? Io ricordo che tu avevi chiesto un fottutissimo prestito alla famiglia Glout, ne sono certa.» affermo. Non sono del tutto sicura di quando, ma credo che l'anno scorso lui abbia chiesto a Don Richard se poteva avere un micro prestito per incrementare ulteriormente la sua attività di compravendita della merce. «Glieli ho restituiti con un corriere meno di due settimane dopo, Sam. Con Richard non ho alcun debito.» sbotta spazientito il mio patrigno. «Ascoltami bene; si è presentato da Roxy cercando tua madre, ma grazie a Dio era a casa e lei l'ha avvisata per tempo. Quel figlio di puttana ha mandato i suoi ragazzi a cercarci entrambi, ma noi siamo scappati. Qualsiasi cosa succeda Sam, non tornare ad Oakland. Stai lontana da quella fottutissima città.» si raccomanda. Certo, il mio intento era proprio quello di trasferirmi lì una volta presa la laurea guarda. Ma dico, sei scemo?

«Ti pare che abbia intenzione di tornare in quella città?» domando ironicamente.

«Samantha fai poco la spiritosa. Hunter ha minacciato che ti avrebbe fatto qualcosa se non avessi restituito i soldi, nonostante gli abbia spiegato più volte che non gli devo niente. Tu stai con i tuoi amichetti del cazzo, e in luoghi pubblici non stare mai da sola, mi hai capito? E porca puttana, tieni quel maledetto cellulare acceso. NON chiamare la polizia; non ci tengo minimamente a ritrovarmi l'intera famiglia Glout attaccata ai coglioni» mi istruisce con un tono di voce tra il preoccupato e l'autoritario. Non l'ho mai sentito così in tutta la mia vita. Mai.

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