Capitolo 2: Cinque mesi dopo

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La storia tra Luisa e Linda andava a gonfie vele. Non era così per Ester. Quando Linda le disse che la tradiva le sembrava che il mondo intero le fosse crollato addosso: il loro matrimonio già non andava bene di suo, in più questo. Come se lei se lo fosse meritata! Non si parlavano più, le poche volte in cui proferivano parola finivano per litigare. Cominciò a frequentare brutta gente, dacché era astemia diventò un'alcolizzata di tutto rispetto, trasformandosi così in un'ubriaca perenne. Ogni tanto le capitava pure di pensare ad un piano per scappare e cominciare una nuova vita, magari a New Orelanes, o ad Oslo, oppure a New York, o a Camden Town. Magari sarebbe diventata un'impiegata, o un'inserviente, oppure avrebbe lavorato per un fast food, e forse dopo un po' di tempo sarebbe potuta diventare una giornalista. Ma non aveva i soldi per tutto ciò, e allora, tornata alla realtà, dopo tutti i suoi viaggi mentali si rattristava ancora di più, e beveva anche di più. La mattina seguente si svegliava in preda ai dolori, mentre il suo corpo cercava di smaltire la sbronza della sera prima.
Ma quella sera fu diversa.
Non ricordava nulla: come fosse tornata a casa, cosa avesse fatto, e perchè nella tasca della felpa avesse un biglietto da visita di uno psicologo con un nome veramente strano e ridicolo, forse era indiano, o persiano, sta di fatto che non ci sarebbe andata. Si alzò e prese il telefono. Linda le aveva inviato un messaggio "Sono al Mc Donald's" Non era vero, era con Luisa. Lo sapeva perchè quella era la scusa che usava sempre quando usciva con lei: le aveva beccate un giorno in un locale gay, le aveva viste dalla vetrina.
Poi si rese conto di qualcosa di strano: tre chiamate perse da un numero sconosciuto. Adesso però era troppo stanca per tentare di richiamarlo. Decise però di sforzarsi di ricordare cosa fosse successo la sera precedente. Era andata all'Overlook, dove Lloyd le aveva servito il solito bourbon, che lui si vantava fosse il migliore da lì a Timbuktu. Poi Andrej, un suo amico, si era unito a loro lamentandosi di quanto il suo coinquilino Francesco fosse bigotto: un uomo tutto casa e chiesa, e questo lo infastidiva parecchio. Poi solo nebbia nella sua mente, a parte un'unica voce che le urlava "ATTENTA!"

Un amore platonicoWhere stories live. Discover now