«Accidenti. Qualcuno si è svegliato con il piede sbagliato oggi» il mio cuore fa immediatamente una capriola e alzo lo sguardo verso Brant, che mi sta sorridendo dall'alto del suo metro e ottantacinque. Noto immediatamente il leggero cenno di occhiaie che ha anche lui sotto alle palpebre, e sorrido istintivamente. Allora non sono l'unica che ha patito le pene d'inferno ieri notte.

«Vediamo cosa rispondi a me: scusa, è libero?» domanda sorridendomi sbilenco. Alzo un sopracciglio divertita dalla sua strana esuberanza di questa mattina, e inclino la testa di lato facendo finta di pensarci: «Dipende...» mormoro infine incrociando le braccia al petto. «E da cosa dipende, signorina Jones?»

«Mi hai appena chiamato signorina Jones?» domando incredula mente tento di soffocare una risata.

«Sì, l'ho appena fatto.» e confermato questo si china verso il mio viso posandoci sopra una mano, per poi baciarmi delicatamente le labbra. Chiudo immediatamente gli occhi per gustarmi il piccolo gesto di saluto, e non appena lui si scosta da me il mio cuore prende a battere più velocemente, e un piccolo sospiro di soddisfazione mi sfugge: mi era mancato da morire, ma non glielo dirò mai. Potrebbe iniziare ad andare in giro tutto impettito, peggio di un pavone arrapato. Un campanello d'allarme suona nel mio cervello: oh merda, ma ci stavano guardando tutti o sbaglio? «Ma non ti avevo detto niente effusioni in pubblico? La gente si farà strane idee.» lo riprendo mentre lui ridacchia e scosta la tracolla per sedersi accanto a me. E infondo il posto era per lui... ma non ammetterò nemmeno questo. Ho una certa reputazione da difendere, io.

«Vedo che hai dormito bene» mi prende in giro il ragazzo tatuato. Oggi indossa una maglietta a righe blu e bianche e i soliti jeans blu scuro. Molla ai piedi lo zaino nero e ne recupera libro e quaderno degli appunti. «Da che pulpito arrivano certe osservazione se neanche tu hai dormito bene?» con l'indice gli indico le occhiaie appena visibili che ha sotto le palpebre, e lui mi sorride scompigliandosi i capelli imbarazzato. Ho notato che è una cosa che fa molto spesso. «Beccato. Diciamo che ieri notte il letto mi sembrava decisamente troppo grande per una persona sola. E tu? Come mai quest'aria stizzita di chi non dorme da tre anni?»

«Non fare l'esagerato Brant. Io sono una persona che ha dormito benissimo. Anzi, non mi sono proprio accorta della differenza. Queste che tu chiami occhiaie sono solo uno sbaffo della matita per gli occhi. Ma tu guarda che sbruffone che sei, mica penserai che sono rimasta sveglia tutta la notte a rotolarmi nel letto perché tu non eri al mio fianco, vero?» forse mi conviene fare un corso accelerato di recitazione, perché ogni volta che devo sparare una cazzata che lo riguarda, lui mi becca immediatamente e mi guarda con uno sguardo mezzo ironico, mezzo divertito. Come in questo momento per la precisione.

«Beh, sappi che invece, il sottoscritto, non ha chiuso occhio proprio per tale motivo. Sei sicura di non volerci ripensare? Guarda che la mia offerta è sempre valida» mi ricorda con un tono speranzoso. Ah, l'offerta. Ieri, in un moto di idiozia pura, Axel mi ha fermata afferrandomi per un braccio mentre caricavo uno scatolone in auto e ha sganciato quello che secondo lui era un'idea geniale. «So che ieri ti ho detto che puoi venire qui ogni volta che vuoi...» ha iniziato schiarendosi la voce decisamente a disagio, «...ma che ne dici di trasferirti qui? Aspetta prima di fare quella faccia.» mi ha bloccata mentre sgranavo gli occhi incredula. «È un'idea geniale. Potresti levare dalla quota della retta la parte che versi per il dormitorio, mentre stando con me andresti a spendere solo una piccola somma per le spese. Tanto luce, gas e internet passano direttamente sul mio conto, quindi non dovresti pagare quasi niente.»

«Ma ti ha dato di volta il cervello? Axel, non posso lasciare il dormitorio così, dall'oggi al domani. Ho pagato una quota che mi copre l'intero anno accademico, e in più non ci lascio Kayla da sola in quella casa di pazze sociopatiche. Ti rendi conto che da sola non può affrontare venti ragazze in preda agli ormoni che alle tre del mattino si mettono a mangiare orsetti gommosi, vero?» pronunciata questa parte del discorso, che nella mia mente giuro aveva un senso catastrofico e apocalittico, lui mi ha semplicemente guardata come se fossi pazza.

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