Capitolo 19: una vittoria per Jack

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«Cosa hanno detto?», chiese con rabbia Marco che non seppe più trattenere la tensione.

Jack infilò il coltello nella cinta e ansimò. «Non sono contenti.»

Marco urlò dalla rabbia: «Questo l'ho capito anch'io! Voglio sapere cosa ne sarà di me! Ho ucciso l'uomo che volevano vivo.» Poggiò la fronte sulla mano. «Non capisco perché l'abbia protetta con il proprio corpo; avrebbe potuto sostituirla con un'altra donna, invece...», continuò la frase ma Jack non lo ascoltò.

Le parole di Marco lo fecero riflettere su una questione a cui non aveva dato importanza. «Mi chiedo perché non le sia corso incontro e invece abbia atteso che fosse lei a raggiungerla.», rifletté ad alta voce. «Probabilmente lui può muoversi ovunque, mentre Paine può farlo esclusivamente in alcuni punti.»

Marco si mosse i capelli con la mano in un gesto disperato. «Cosa vuoi che importi? Ormai è finita, abbiamo miseramente fallito. L'Ordine ci punirà e quella strega ci perseguiterà finché non avrà vendicato il suo compagno!», pronunciò le ultime parole in preda ad una crisi di panico.

Era la prima volta che Jack lo vedeva in quello stato e se ne rallegrò; per vent'anni Marco l'aveva trattato alla stregua di un pazzo, l'aveva ricattato e deriso quando veniva colto dalle allucinazioni, ora era lui ad essere in crisi. Jack infilò la mano nella giacca e gli si avvicinò. «Prendi queste, servono più a te che a me.»

Marco alzò il viso e vide la boccetta di tranquillanti che Jack assumeva. Si infuriò e colpì la mano di Jack, facendo cadere al suolo le pillole. Nel farlo si provocò una dolorosa fitta nel braccio infermo e digrignò i denti per sedare la rabbia. «Non ne ho bisogno, non sono pazzo.»

Jack rise di gusto. «Non capisci che Robert non è morto?»

Marco lo fissò con gli occhi spalancati. «Come fai ad esserne certo?» Gli arpionò un braccio e conficcò le dita nella pelle del cappotto.

Jack si scrollò di dosso il compagno. «Robert è immortale, sono abbastanza convinto che lo rivedremo presto.»

Marco imprecò tra i denti. «Ancora con le tue supposizioni?»

«Robert possiede delle capacità che finora ignoravamo. Diana ci fece credere che fosse in grado di vagare con la mente nel mondo e vedere ciò che desiderava, invece è il suo corpo a viaggiare attraverso un'altra dimensione...» Si morse la lingua per aver detto troppo.

«Un'altra dimensione?», chiese, sorpreso. «Sì, è l'unica spiegazione. È apparso all'improvviso e poi sono spariti entrambi...»

Jack camminò per la stanza, calpestando le tele che Marco aveva squarciato, il sangue dei cavalieri le ricopriva in parte e si era fuso con i colori ad olio. Scostò il piede da una tela e vide il volto di Diana. «Lui può entrare in questa dimensione ovunque, mentre Paine no. Possiamo sfruttare questa scoperta a nostro vantaggio...», continuò.

«Ma non sappiamo come individuare questi punti. È impossibile.», si disperò Marco.

Jack raccolse la tela e chiuse lo squarcio ricomponendo così il volto di Diana. Il sangue le macchiava metà del viso; Paine aveva colto la sua bellezza angelica e si chiese come avesse potuto dipingerla tanto magistralmente se non l'aveva mai conosciuta. «Mi sottovaluti, come sempre.» Lanciò la tela contro una parete. Si mosse verso le casse sopravvissute alla distruzione di Marco e diede una scorsa alle tele. «E se ti dicessi che presumibilmente sono in grado di capire quando la donna entra in questa dimensione?» Guardò il collega con la coda dell'occhio e lo vide irrigidirsi.

«Le tue allucinazioni...», bisbigliò. «Pensi che...»

«Ne sono convinto.», disse, intuendo le sue parole.

L'Angelo della MorteWhere stories live. Discover now