Capitolo 14: Vecchi incontri...

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Sono passati due giorni. -Mammaaa!- Ariel mi viene ad abbracciare. 
-Amore mio!- Le do un bacio sulla guancia. 
-Mi sei mancata anche tu, mamma.- C'è anche George, lo guardo. 
-Grazie.- Esclamo a bassa voce. Lui fa un mezzo sorriso. Non mi ha perdonata, non lo farà mai. -Vi lascio sole, vi dovete dire un po' di cose, no?- Chiede George. 
-Okay ... - Lo abbraccia. -ti voglio bene, papà.- Sentirla chiamarlo così, mi emoziona ancora di più. Stiamo tutto il pomeriggio insieme, abbracciate ci addormentiamo tutte e due. Ogni tanto le do i baci sulla fronte. Passano i giorni, il lavoro va molto bene, anche in famiglia e con Ariel, ma con lui, niente di niente. Ci ho rinunciato, ormai. 
E' sabato, sono in camera mia a leggere un libro romantico, va benissimo per questo periodo che piango di continuo! La porta di camera mia si spalanca e io non so come cado dal letto. 
-Jene, dio mio, ma sei impazzita?- 
-Sì! Ora ti alzi, ti metti qualcosa di sexy e c'è ne andiamo a ballare.- La guardo perplessa. 
-Ti sei drogata?- 
-Può darsi ... - Sono ancora più perplessa. -muoviti!- 
-Ma Jene non ho voglia di uscire.- 
-MUOVITI!- Oddio, così mi spaventa, aiuto! Mi metto un jeans e una maglia. -Stai scherzando, vero?- Esclama guardandomi male. 

-No?- Ora è infuriata, mi prende un abito dal mio armadio. 
-Indossalo e andiamo.- 
-Ma... - 
-Jamie, muoviti!- Che simpatica! Mi lego i capelli e mi trucco leggermente per non sembrare uno zombie. Finito di prepararmi, metto le scarpe e scendo in sala dove si trova quella matta della mia amica. -Ooh, ora sì che ti riconosco.- Sorride. 
Più tardi mi trovo in discoteca, erano anni che non mi divertivo così. Okay, ho preso un solo drink. Sicura che ne era solo uno? D'accordo ne erano tre, ma alcool in bocca, mi raccomando! 

                                                                      ***

Maledetta sveglia! Perché rompe sempre? Mi alzo dal letto e vado in bagno mi guardo allo specchio e pianto un urlo, accidenti come sono brutta! Cerco di aggiustarmi un po' e infine scendo per mangiare. Scopro che sono le sette e quaranta e io a quell'ora dovrei essere davanti a scuola. Maledizione! Esco di casa senza nemmeno salutare i miei e mi avvio senza macchina, perché a Thomas serve e io nemmeno gli ho chiesto un passaggio per la fretta che ho e quindi sono costretta a farmela a piedi, sicuramente entrerò in ritardo con il cuore in gola e sverrò lì davanti ai ragazzi. Poveri! 

Pensando alle cazzate che sto dicendo e cammino a passa veloce vado a sbattere contro a qualcuno, anche questa ci voleva. Brava Jamie, complimenti. -Oddio scusami!- Esclamo guardando bene la persona. -Paul?- 
-Jamie.- Sorrido. 
-Come stai?- Gli chiedo. 
-Bene, non ti ho più vista.- 
-Sono stata per un po' di anni in America, ho avuto una bambina e ... - 
-Complimenti ... - mi sorride. -ora lavori?-
-Sì, in una scuola. Sono maestra.- Esclamo. 
-Bello.- 
-E tu?- 
-Io sono dottore, pediatra precisiamo, mi occupo anche io di bambini.- Sorride. 
-Ne sono felice Paul.- Esclamo sorridendo. 
Guardo l'ora. Oddio è tardissimo. 
-Bene, ti lascio andare, ti vedo di fretta.- Esclama ridacchiando. 
-E già. Però ci possiamo incontrare per un caffè.- 
-Certo, perché no.- Mi sorride. Ci salutiamo e infine scappo come un razzo a scuola. 

Mamma mi sono innamorata di mio fratello 2Where stories live. Discover now