Capitolo 18

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Cameron mi strinse talmente forte il polso da farmi male.
«Ovviamente se non mi ascolti il peggio è per te.» disse sul mio collo. Il suo alito puzzava veramente tanto di alcool. Era così: lui si drogava e poi ne pagavo io le conseguenze, mi sembra giusto.
Annuii impaurita e poi mi spinse spronandomi a camminare verso quei ragazzi.
Tutti attorno a noi era una merda come al solito: persone ubriache, puzza di alcool e tanto altro.

Mi spinse in uno di quei divanetti rossi e poi scoppiò a ridere, una risata nervosa.
«Ragazzi, ecco il nostro giocattolino di stasera.» ammiccò verso di me e io scossi la testa confusa.
«Mmmh e non potevi portarla prima?» dalla fogna che usciva dalle loro bocche si poteva intuire che non erano poi così tanto diversi da Cameron.
«Mi piace. Bambolina che ne dici di farti un giro qui?» mi disse un ragazzo con i capelli biondo ossigenato, indicandomi il cavallo dei suoi pantaloni e lo guardai male.
«Un giro lì glielo fai fare a tua madre.» dissi non riuscendo a trattenermi, avevo la lingua troppo lunga e ne ero perfettamente consapevole.

«Andiamo piccola.» sussurrò avvicinandosi al mio collo.
«È un pò troppo aggressiva direi, Dustin.» aggiunse Cameron guardandomi male, in avvertimento.
Al quanto pare questo ragazzo si chiamava Dustin.
«C-Cameron tu vuoi farcela scopare a turno?» mi tirò per una spalla facendomi mettere a cavalcioni sulle sue gambe mentre guardava Cameron.
Sussultai spaventata. Era questa la mia puzinione? Voleva farmi questo? Era davvero così crudele?
Dustin inizio a toccare le mie cosce e mi alzò il vestitino mettendo in mostra le mie mutandine. Intanto gli altri ragazzi guardavano e borbottavano qualcosa ridacchiando.

«Che cazzo le state facendo?» una voce mi attirò, così alzai la testa e vidi spuntare un ragazzo dagli occhi e dai capelli neri che si alzava la cerniera dei pantaloni.
«Tyler, fratello, vuoi unirti a noi? Sai, ci stiamo scopando questa bambolina a turno, non è vero dolcezza?» mi chiese un'altra voce. Presumetti dovesse essere di un certo Alex. Ricordavo alcuni dei loro nomi dato che Cameron, quando eravamo arrivati, li aveva salutati.
«Lasciami.» mormorai a denti stretti strattonandomi dalla sua presa.
Scosse la testa ridendo.
«Lasciala andare, non vuole.» ringhiò questo Tyler liberandomi dalla presa di quel maniaco.
«Avanti Tyler, non puoi prendertele tutte. Ti sei già scopato quella biondina ossigenata due attimi fa.»
Avendo paura che anche Tyler potesse farmi qualcosa lo allontanai da me spingendolo ma lui mi riafferrò il polso portandomi vicino a sé.
«Stai tranquilla, non ti faccio niente.» Nel suo sguardo c'era solo pura verità, così mi tranquillizzai e sospirai. Ma c'era ancora un altro problema: Cameron.
Aveva uno sguardo perso, fisso nel vuoto, ma poi si riprese e mi guardò fulminandomi. A cosa stava pensando?
Afferrò il mio braccio e mi tirò verso di lui violentemente. Sembravo quasi una marionetta.
«Non toccarmi!» Una lacrima amara percorse la mia gote, ma lui mi ignorò.
«Ragazzi, sentite lei...ho sbagliato, non voglio che nessuno di voi la tocchi, chiaro?» Ma era bipolare o cosa? Prima voleva farmi stuprare da tre ragazzi e poi ci ripensava? Era decisamente bipolare.

Tyler guardò prima Cameron, poi me ed io abbassai lo sguardo sui miei piedi; erano ad un tratto diventati così interessanti. Detto questo mi trascinò con se in macchina e mi fece salire senza perdere tempo, dopo di che partimmo immediatamente.
«Perché hai cambiato idea?» urlaì arrabbiata più che mai. Non mi interessava quello che sarebbe successo, neanche se mi avrebbe uccisa o picchiata ancora. Lui mi ignorava continuando a guardare la strada, ma intanto vedevo che stringeva i pugni attorno al volante.
«Perché non hai lasciato che mi violentassero come hai fatti tu?» gridai ancora.
«Naomi, sta' zitta.» mi avvisò.
«Rispondimi!»

«Perché mi sono reso conto che non voglio altre fottute mani su di te!» urlò frenando di colpo facendomi sbattere la testa sul finestrino.
«I-io non capisco. Tu mi hai fatto così male, cosa..»
«Naomi, ti ho detto di stare zitta. Mi stai facendo incazzare.» solo il suo sguardo puntato dritto ai miei occhi mi provocò i brividi.
«Io non sono tua.»

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