Capitolo 13

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Cameron's POV

Salii le scale lentamente. Sapevo di metterle ansia e questo mi piaceva. Entrai nella camera, la sua, e la vidi seduta a giocherellare con le sue mani.
Era nervosa.

Chiusi la porta dietro le mie spalle e la osservai per un tempo indefinito. Era bellissima anche da ubriaca, dovetti ammetterlo. I suoi occhi erano la cosa che mi affascinavano di più; li aveva di un verde straordinario, il suo piccolo viso perfetto.
Però adesso non potevo perdere tempo quindi mi ricomposi di getto. Doveva pagarla in qualche modo. E se avesse perso la verginità? Non so cos'avrei fatto. Quando ero precedentemente entrato nella camera lei era solo in intimo e questo voleva dire che erano già a buon punto.

Che poi proprio buono non era.

Dio...Mi irrigidii al solo pensiero delle manacce di quel deficiente sul corpo di Naomi.

Naomi's Pov

Aveva uno sguardo perso. Non seppi a cosa pensasse. Poi di getto ritornò sulla terra sospirando e mi lanciò un'occhiata. Era molto arrabbiato. E solo al pensiero del suo sguardo mi passò quasi la sbronza. Sembrava volesse togliermi il vestito con gli occhi.

«Spogliati.» ordinò andando verso il mio armadio. Mentre vi frugava io non avevo mosso neppure un muscolo, sapevo si sarebbe arrabbiato. «Spogliati o lo faccio io. Ma penso non ti piacerà. Scegli.» mi lanciò un'occhiata decisamente di fuoco e io notai che tra le mani teneva una di quelle fasce per il seno che utilizzavo. E con quella che cazzo ci fa?

Deglutii a fatica ma poi coraggiosamente mi sfilai, con una lentezza disarmante, il vestito che gettai sul pavimento. Intanto sentivo i suoi occhi bruciarmi la pelle anche se non lo gurdavo. Lui respirò con un pò di affanno. Scommettevo ci godesse a vedermi così.
Dovevo togliere anche l'intimo?
Alzai il viso e lo guardai.
«L'intimo tienilo.» sospirai di sollievo; almeno non ero del tutto nuda. Che vergogna.

Si avvicinò a me. Mi mancava il respiro.
«Chinati lì.» mi indicò la scrivania. Senza parole.
Mi mossi velocemente. Mi chiedevo perché nonostante tutto non volessi, facevo tutto ciò che mi diceva. Sembrava che in un certo senso mi piacesse comunque essere 'dominata' da lui, però da un'altra prospettiva lo odiavo quando si comportava in questo modo. Non poteva trattarmi così. Stavo letteralmente impazzendo. Poggiai i palmi delle mani sulla superficie fredda della scrivania insicura sul da farsi. Avrei dovuto dargli del filo da torcere oppure obbedire come un cagnolino a tutto ciò che mi diceva.

Scelsi la prima opzione. Non ero una bambola.
Beh ero ubriaca ma almeno ragionavo il minimo indispensabile.

Le parole mi sfuggirono di bocca.
«Qui, su questa scrivania, ci fai chinare tua madre.» non avrei dovuto dirlo. Ci ero andata parecchio pesante. Che senso aveva punirmi? Stavo quasi per scopare con un ragazzo, e allora?
Vidi una scintilla di rabbia nei suoi occhi e mi pentii del tutto di ciò che gli avevo detto. Scattò verso di me e mi afferrò i capelli. Si avvicinò pericolosamente al mio orecchio fino a sfiorarmi. Sentivo il suo fiato caldo riscaldarmi.

«Qui farò chinare solo ed esclusivamente te.» ringhiò.

Poi con un gesto veloce mi fece appiattire alla scrivania contro il mio volere. Mi divoncolai dalla sua presa sui miei polsi e lui mi strattonò con forza in cambio. «Sta' ferma.»

Con la fascia che aveva precedentemente preso mi bendò gli occhi. Anche bendata?!
Mi lasciò un leggero bacio sul collo prima che sentissi un rumore. Si stava togliendo i pantaloni?

La cintura!!

Cominciai a respirare affannosamente.

«Non dovevi fare quello che hai fatto, Naomi.» iniziò con un tono di voce calmo e roco.

Già non vedevo nulla e l'ansia mi stava divorando.
Mi accarezzò il sedere con qualcosa di freddo e leggermente ruvido: la sua cintura.
«Io ti avevo avvertita.»
Non risposi, anzi mi limitai a restare in silenzio.
«Voglio che conti per me ad ogni colpo che ti darò, va bene?»

E ancora non dissi nulla.
«Va bene?» ridisse con un tono di voce più nervoso.
Annuii.
«Dillo.»

Che umiliazione.
«Si.»
Sospirò di sollievo.
«Non chiedermi di fermarmi...»

«...perchè non lo farei.» concluse la frase.
Quindi dovevo subire tutto in silenzio contando per lui e non dovevo neanche chiedergli di smetterla. Bene, davvero molto bene.

Mi lasciò una carezza sul sedere prima di assestare il primo colpo. Fu il più brutto in assoluto.
«Conta, Naomi.»

«Uno.»

Sospiro.

Un'altro colpo. «Due.» Un'altro suo sospiro.

Un altro. «Tre.»

Colpo. «Quattro.» Un mio singhiozzo e un suo sospiro.

Me ne diede altri tre e io piansi per il dolore. Era fottutamente eccitato; si vedeva.

Rimasi appoggiata alla scrivania fino a quando lui mi afferrò per un braccio facendomi alzare. Mi mise i pollici sopra gli zigomi e mi scrutò. Mi lanciò sul letto come se fossi un sacco di patate e successivamente si avvicinò a me. Non ne potevo più.

«Sei fottutamente segnata.» disse con voce roca. E così, come se nulla fosse, scostò le mie mutandine e mi infilò un dito dentro. Gemetti. Iniziò a pompare con un ritmo piuttosto veloce e io gemevo sotto il suo tocco esperto.

«Cam..Cameron...»

Continuò incurante dei miei gemiti prolungati. Stavo per giungere al piacere più assoluto, riuscivo già a vedere scintille dappertutto ma, non so perché, Cameron cessò il movimento.
Lo guardai quasi con rabbia.
Si avvicinò di più al mio viso.
«Non te lo meriti.» soffiò. Rimasi esterrefatta. Con un movimento rapido mi sfilò le mutandine, si spoglio e prese il preservativo facendolo rotolare per tutta la sua lunghezza. Strisciai sul letto cercando di allontanarmi il più possibile da lui. Avevo molta paura di quello che avrebbe potuto farmi. Mi tirò per una gamba verso il suo corpo nudo.
Si posizionò su di me e sfiorò la mia entrata con il suo membro. Stava per entrare, me lo sentivo. E sarebbe stato brutto, lo so.
Avrebbe potuto spingermi e sverginarmi finalmente come era nei suoi programmi ma non lo fece. Mi guardò soltanto e man mano sul suo volto si dipinse disprezzo. Si alzò dal letto e io rimasi a fissare il tetto bianco della stanza. La musica ancora rimbombava al piano di sotto. Nessuno era venuto a cercarmi, ma poi in fondo chi sarebbe dovuto venire? Si girò verso di me. «Puttana.» Disse sfilandosi il preservativo.
Sospirò forte facendomi rabbrividire. Perché mi stava umiliando in questo modo? Non ero una puttana, mi stava facendo diventare una bestia. Non avrei mai dovuto conoscerlo ne tanto meno dovuta venire in questa scuola.

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