Questione di priorità

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Hermione era sempre stata brava a mimetizzarsi tra la folla, a non farsi notare, a muoversi nell'ombra.

Era un'abilità che aveva fin da bambina, la utilizzava ad esempio quando sua madre preparava i biscotti per la domenica e lei puntualmente ne rubava una manciata prima che la mamma li mettesse in tavola davanti ad eventuali ospiti.

Riusciva a passare inosservata anche quando passava ore in biblioteca a leggere libri su libri, così da non rischiare di essere disturbata da altre persone che frequentavano quel posto.

La stessa abilità, la ragazza la sfruttò anche quel giorno a Hogwarts: Harry stava parlando con Ron ed altri membri dell'Esercito di Silente, alla ricerca di un oggetto che fosse appartenuto a Cosetta Corvonero, il tutto con l'aiuto di Cho, Luna ed altri studenti di quella Casa. La riccia, consapevole di non poter essere d'aiuto in quella situazione, si allontanò dal gruppo e si avvicinò a Malfoy.

"Malfoy" lo chiamò quando gli fu vicino.

Il ragazzo si voltò, affatto sorpreso di vederla lì. "Granger" la salutò.

"Perché sei venuto a Hogwarts?" gli chiese senza girarci intorno.

Il ragazzo sospirò. Era quasi sicuro di poter parlare apertamente con quella ragazza che aveva dimostrato di essere dalla parte sua e di Harry, anche se questo avrebbe significato mostrare il suo lato più umano.

"Ho detto agli altri ragazzi di essere stanco delle cattiverie degli altri Mangiamorte, che non ho mai creduto nella causa del Signore Oscuro, che non voglio che Lui vinca questa guerra e che, se devo combattere, per una volta voglio scegliere da solo la fazione a cui voglio appartenere. E questa è la mia scelta" concluse indicando con un gesto della mano la moltitudine di ragazzi rumorosi che li circondava.
"Questo è ciò che hai detto a Neville e agli altri" disse Hermione. "Io voglio sapere il vero motivo."

Draco incrociò le braccia al petto. "Queste sono le mie reali motivazioni, Granger" borbottò. "Ma c'è di più."

La riccia sorrise, consapevole di aver indovinato fin dall'inizio. "Ovvero?" lo incalzò.

"Le tue lettere" rispose il Serpeverde dopo essersi guardato attorno per assicurarsi che nessuno potesse sentirli. "Quando le ho lette... Ho capito di aver combinato un disastro. Speravo di essere abbastanza bravo, abbastanza capace di gestire un Incantesimo di Memoria." Sospirò. "A quanto pare non è così."

La ragazza scosse la testa. "Non è colpa tua" mormorò. "Harry non ha ricordi. Il problema sono i suoi sentimenti: sono troppo forti ed ogni volta che qualcosa gli richiama un tuo ricordo, arrivano dei dolori fortissimi che io posso solo immaginare! Mi sorprende che non sia caduto a terra per il dolore non appena ti ha visto qui dentro!"

Il ragazzo abbassò la testa mortificato, ma Hermione fu lesta a continuare: "Non te ne sto facendo una colpa! Si possono cancellare i ricordi di una persona ma non i suoi sentimenti. E a quanto pare quello che Harry prova per te è più forte di quanto potessi immaginare... Ti ama davvero, Draco! E credo di non averlo mai capito fino in fondo prima d'ora."

Il ragazzo non rispose, si limitò ad osservare da lontano la persona che amava. Anche Hermione si mise a fissare Harry. "Spero che questa guerra finisca presto" mormorò continuando a guardare l'amico. "E spero che vada tutto per il verso giusto, perché alla fine di tutto, voglio vedere Harry felice. E se la sua felicità è con te..." aggiunse tornando a guardare il biondino accanto a sé, "allora sono disposta ad accettarlo."

Draco arrossì, Hermione lo vide chiaramente. E anche se questi abbassò lo sguardo, non riuscì a nascondere l'emozione che aveva illuminato i suoi occhi nel sentire quelle parole.

Unspoken - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora