CAPITOLO 1

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Mia Pov's

Questa mattina mi sono svegliata verso le 5.00 di mattina , mi misi a fissare il soffitto della camera pensando alla mia vita e a quello che mi aspettava quando sarei arrivata a Los Angeles . Sapevo che lì avrei potuto trovare un lavoro per guadagnare soldi, anche se mia mamma li avrebbe spesi tutti, come suo solito . Mi sento così sola, avrei bisogno di confidare tutti i miei fardelli a qualcuno, avere qualcuno per consolarmi per quando fossi stata triste, mi sarebbe bastato, ma mi toccava sopportare tutto da sola..

Guardai l'ora dopo un po' , erano già le 9.00; mi alzai e mi feci una bella doccia. Oggi era il giorno in cui avremmo traslocato, infatti c'erano molti scatoloni sparsi per la casa. Dopo 15 minuti, decisi di uscire e presi i vestiti puliti che avevo messo da parte la sera prima. Indossai dei jeans blu chiaro, con una maglietta bianca, dopo di che mi sono messa un po' di mascara ed ero pronta. Aprii la porta del bagno e mia mamma entrò senza dire una parola. Ormai ci avevo fatto l'abitudine, era raro che mi salutasse anche solo con un "buongiorno". Andai nella mia camera per preparare alcune cose, poi una mezz'oretta più tardi, sentii mia mamma urlare che il camion per il trasloco era arrivato.

Finalmente arrivammo. Uscii dall' auto e guardai il palazzo davanti a me, rendendomi conto che fosse un po' vecchio. Entrammo dentro e ci dirigemmo verso l'ascensore, mia mamma premette il numero 5. Quando arrivammo al quinto piano, mia madre disse:

-Muoviti e cerca la porta numero 155!

-Ok.

Non chiese neanche "per favore", ma la ascoltai, non volevo litigare qui con lei. Cercai e cercai e finalmente trovai la porta con il numero da lei indicato. Mia mamma mise le chiavi dentro la toppa e la apri ; entrò e la seguii. L'appartamento non era enorme,ma era piuttosto abitabile . C'erano due camere, un bagno, una sala di grandi dimensioni e una piccola cucina. Un appartamento normale. Due uomini ci portarono i nostri scatoloni e i mobili, bisognava solo metterli al loro posto. Decisi di cominciare dalla mia camera, perché mia mamma voleva dormire. Camminai per il corridoio alla ricerca della camera ed era la prima porta sulla destra, era abbastanza grande, le pareti erano color crema, mi piaceva. Avevo già il letto, una piccola scrivania e delle scatole di cartone. Misi la scrivania davanti alla finestra che dava sulla strada, poi sistemai le lenzuola e le coperte sul letto. Le coperte erano color crema con dei fiori neri, si intonavano bene con il colore delle mura, fantastico! Poi misi tutti i miei vestiti in un piccolo armadio, Appoggiai una lampada sulla scrivania , la camera non aveva nient'altro, neanche delle foto sui muri o dei disegni strani era un po'spoglia. Mi stesi sul letto e decisi di riposarmi un po' .

-MIA VIENI AD AIUTARMI A SISTEMARE IL SOGGIORNO E LA CUCINA.

Mi svegliai di soprassalto quando udii le urla di mia madre. Mi alzai e andai in soggiorno . Appena entrai, lei mi guardò arrabbiata.

-Saranno dieci volte che ti chiamo, sei sorda per caso?

- Scusa, stavo dormendo.

Cominciai ad aiutarla a mettere il divano e il tavolo davanti, poi appoggiammo la tv su un tavolino fatto apposta. Dopo aver messo a posto i mobili in soggiorno , mi diressi verso la cucina. Tolsi la carta dagli scatoloni e iniziai a mettere i piatti sul mobiletto della cucina.
Tre ore più tardi, finalmente finimmo di mettere in ordine e optammo per mangiare una pizza. Poi quando finimmo di mangiare, ciascuno rientrò dentro la propria camera per poter fare ognuno le proprie cose.

Trascorsa la notte,mi svegliai alle 10 e mi preparai,andai nella mia camera e presi i pantaloni e un maglione beige, misi il mascara e andai in cucina. Guardai dentro il frigo, ma non avevo fame, allora presi solo un succo di arancia. Mia mamma venne assonnata per farsi il caffè. Allora le dissi:

-Vado a fare una passeggiata fuori , per visitare la città.

- Trovati un lavoro invece di prendermi per i fondelli come fai di solito!

La guardai e feci un sì con la testa. Presi il telefono, misi le ballerine nere e andai a fare un giretto in città per trovarmi un lavoro.

Camminai di via in via. La città dove abitavo non era ricca, ma avevo visto dei quartieri con delle case magnifiche. Improvvisamente, arrivai ad una via che aveva un piccolo ristorante, con un cartello appeso alla finestra con scritto "Cercasi impiegata". Ci riflettei su e decisi di andare a vedere. Avevo avuto fortuna a trovare questo ristorante. Ero anche ben vestita e non avevo l'aria troppo stanca. In caso contrario, se fosse andata male, mi sarei trovata un nuovo lavoro. Entrai dentro e vidi una cameriera. Era bruna, occhi verdi e molto bella, doveva avere la mia stessa età. La fermai e le domandai:

-Ehm... Buongiorno.. Volevo sapere con chi parlare per il lavoro, perché cerco un impiego .

-Buongiorno, devi parlare con il proprietario, aspettami qua... -

-Mia, Mia Taylor -

-Bene, allora aspettami qua Mia, vado a cercarlo.-

-Grazie....-

-Annalise, Annalise Brown..ma puoi chiamarmi Anne-

-Grazie Anne.

Mi fece un sorriso e se ne andò. Poi cinque minuti più tardi, ritornò con un uomo, aveva i capelli neri, gli occhi azzurri ed aveva una corporatura massiccia. Non aveva il corpo di un atleta, ma non era importante, doveva avere sui 40 anni. Era sicuramente il proprietario da molto tempo. Mi si avvicinò e quando arrivò davanti a me, Annalise mi salutò e mi lasciò sola con l'uomo.

-Si sieda signorina.

Mi indicò un tavolo per due. Il ristorante non era ancora aperto per i clienti, quindi eravamo tranquilli e al suo interno c'era soltanto qualche impiegato.

-Sono Laurent Butot il proprietario, mi parli di lei. Ha già avuto qualche esperienza?

Ero un po' stressata, ma restai il piú calma possibile per riuscire ad ottenere il lavoro.

- Mi può chiamare Mia. Si, ho già lavorato in una piccola mensa a New York e in un piccolo ristorante, per pranzo, come cameriera.

-Ah, molto bene. Quanti anni hai?-

-17, signore.-

Sembrò rifletterci qualche istante, poi finalmente mi rispose.

-Ok molto bene, lei mi piace molto . Benvenuta da noi! Allora Mia questo è il foglio con il mio numero e se hai delle domande, puoi chiamarmi.

- Non c'è problema signore e questo è il mio numero se ha bisogno di contattarmi.

Gli porsi il numero che avevo scritto su un foglio, poi presi il suo. Mi tese la mano e sferrai il mio miglior sorriso. Ero davvero contenta di avere il lavoro!

Autore

Eiii! vi piace?? è il primo capitolo e non c'è ancora niente di che, per continuare, votate e commentate in molti però sennò continuo più avanti hahahah i know sono stronzo . Grazie mille per il sostegno siete fantastiche veramente, spero che la storia ritorni a essere cononosciuta come prima

Undecided.Where stories live. Discover now