seventeen snowflakes

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(17.)

Dakota.

Era così strano per me, trovarmi lì, in quel momento.

Il bar – pasticcieria dove era iniziato tutto, a discutere di come salvare il ragazzo che avevo scoperto di amare.

Notai Louis scuotere la testa ad una frase di Alexa. Louis, già. A quanto pare, non ero l’unica ad aver nascosto delle cose, nell’ultimo periodo. Se così si può dire.

L’unica che non aveva ancora aperto bocca ero io. Persino Logan aveva trovato un modo per mettersi in mezzo.

“Aspetta aspetta” mio fratello mise le mani davanti a sé, cercando di rallentare il fiume di parole che usciva dalle labbra di Alexa.

“Tutta questa storia si basa sul fatto che avete ingaggiato una sensitiva?” chiese sbalordito.

Sensitiva? Ma certo, in fondo non poteva mica svuotare il sacco senza avere almeno un motivo valido. Anche se a quanto pare i due ragazzi ne erano suscettibili al riguardo.

“Sentite” li interruppi e sospirai profondamente. Tre paia di occhi si puntarono all’istante su di me.

“E’ davvero necessario tutto questo? Stiamo parlando di una vita, quella di Harry!” esclamai.

“Louis, tu non eri il suo migliore amico? Non dovresti essere dalla nostra parte? E tu, Logan. Non ti basta sapere che questo ragazzo è importante per me?” mi imbarazzai a pronunciare le ultime parole. “Per noi” aggiunsi subito dopo. Louis e Logan si scambiarono un’occhiata.

“Conosco i tuoi genitori, Al. Non sarà facile convincerli se hanno già preso la loro decisione” era stato proprio Louis a pronunciare quelle parole.

“Ma dobbiamo almeno provarci! Magari mia madre ci ha ripensato” mugolò Alexa.

“E tuo padre?”

La bionda non rispose. “Io vado da loro. Ora. Se volete seguirmi bene, altrimenti…” Alexa si alzò di scatto e con una smorfia si diresse verso l’uscita. Louis la seguì a ruota.

“Io sono con te” mi mormorò mio fratello. Nonostante tutto, apprezzavo quelle parole.

Sospirai e Adam ci raggiunse. “Uhm, c’è tensione nell’aria eh?” scherzò.

Non puoi immaginare quanta. Gli sorrisi semplicemente e chiesi il conto. Dopodichè, Logan mi precedette e gli posò in mano qualche moneta.

Lo salutai con un cenno e io e mio fratello raggiungemmo Alexa.

Dopo un’altra mezz’ora, qualche lamentela per la fame e una corsa in taxi, finalmente arrivammo alla casa degli Styles.

O dovrei dire villa. Anche se in realtà non dovevo rimanere così sorpresa sapendo che la famiglia di Alexa ci aveva mantenuto l’appartamento per qualche mese, pagato le cure mediche di Harry e riusciva comunque a vestirsi di Chanel.

Logan aveva dipinta in viso la mia stessa espressione, Louis guardò impassibile la porta e Alexa sospirò pesantemente, prima di suonare il campanello.

Il trillo che produsse rimbombò nella casa.

Sentimmo dei ticchettii, sicuramente colpa dei tacchi della signora Styles, e poco dopo la porta si aprì.

“Alexa”.

“Abbiamo qualcosa su cui discutere, mamma”. Disse fermamente, come non l’avevo mai sentita.

Il caldo all’interno dell’abitazione mi investì completamente, e sentii un brivido salirmi lungo la schiena.

“Papà è in casa?” chiese Alexa.

“E’ nel suo studio” rispose mogiamente la signora Styles.

“Vado a chiamarlo” si offrì subito. “Intanto accomodatevi pure”  da brava padrona di casa come si vantava di essere, a quanto ne sapevo, ci fece accomodare nel lussuoso salotto.

 “Non bevete né mangiate nulla di ciò che vi offrono” borbottò Alexa, con una nota di ironia.

A dire il vero, tutta quella serietà cominciava a inquietarmi.

“Di cosa dobbiamo discutere?” la voce del signor Styles arrivò come un fulmine a ciel sereno.

Deglutii e mi fermai a fissarlo. Contrariamente a ciò che la mia mente aveva formulato, il signor Styles era un uomo alto, dal fisico asciutto sul quale si adagiava perfettamente il completo gessato grigio. Gli occhi erano scuri e profondi e i capelli biondi perfettamente curati.

E in contrasto, la risposta di Alexa fu dettata con voce flebile quanto il battito d’ali di una farfalla.

“Harry. Dobbiamo parlare di Harry.”

A L O H A.

Lo so, mi ero imposta di non aggiornare più niente fino alle vacanze di Natale.

Ma avevo appena finito il terzo capitolo della mia prossima originale (vi lascio l’introduzione sotto) e avevo la pagina di word davanti agli occhi. E Alexa e Dakota hanno cominciato a scalpitare dentro la mia testa per avere una parte, così eccoci qui J

In realtà il capitolo è uscito molto peggio di quanto pensassi, ma accontentiamoci hahaha

Spero che comunque non vi abbia deluso.

Oooormai siamo agli sgoccioli comunque. Anche se devo ancora decidere l’epilogo. Lol.

Mi farebbe molto piacere ricevere qualche vostra recensione <3

Sono ben accette critiche, pensieri sulla storia in generale, sul prossimo capitolo, sulla fine. Anche sulla mia prossima originale. Qua sotto l’introduzione.

Erchomai.

Il cuore lontano dalla realtà.

Cosa succede quando perdi completamente il senso della realtà? quando non riesci più a distinguere il falso dal reale? Semplice, impazzisci.

Ma per Augustus non era stato così facile. In effetti, trovarsi davanti la protagonista del proprio libro quasi inconcluso non era stato affatto, facile.

-

"Sono stanca, Gus." sospirò Christine, guardando fuori dalla finestra.

"Voglio uscire da quelle stramaledettissime pagine vuote. Uscire e scoprire il mondo" indicò il paesaggio che si presentava fuori. Il suo tono di voce aumentava ad ogni parola che le usciva dalle labbra.

Augustus scosse la testa negativamente. "Lo sai che non è possibile. In fondo, tu non esisti neanche."

Gli occhi di Christine si intristirono, mentre lo fissava intensamente.

"E' questo il tuo problema. Ci credi troppo poco."

Adios,

Flake.

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