fifteen snowflakes

1.7K 118 2
                                    

(15.)


Dakota.
 
 

“L-logan?” riuscii a mormorare con un filo di voce.
“Ti sono mancato?” sorrise  imbarazzato, aprendo le braccia. Un po’ esitante, mi ci buttai dentro e lo strinsi a me.
“Come mai sei qui?” chiesi con una punta di eccitazione nella voce. Era passato così tanto dall’ultima volta che lo avevo visto.
Notai che si scambiò un’occhiata sfuggente con Alexa, alle nostre spalle.
“L’ho chiamato io” intervenì infatti.
“Ma c-cos?” balbettai sempre più confusa. Perché avrebbe dovuto fare una cosa del genere? E soprattutto come aveva fatto?.
“Ho cercato sulla tua rubrica il numero” disse intuendo la mia prossima domanda.
La cosa cominciava a risultare strana, e non attesi altro per chiedere spiegazione.
“Perché lo hai fatto? Perché ora?”
“Hai bisogno di un po’ più di sostegno” cercò di giustificarsi, incrociando le braccia sul petto, a disagio.
“Che intendi?”
“Beh, non sei felice di vedermi?” intervenì Logan, mettendoci a tacere.
“Certo” mi girai verso di lui e gli sorridi dolcemente.
Lo presi per mano e lo portai in camera mia.
“Ho così tante cose da raccontarti” iniziai, chiudendo la porta.
 


 

Alexa.
 

 
Sospirai e mi guardai intorno, indecisa su cosa fare.
Magari non era stata una buona idea, ma Dakota aveva bisogno di qualcuno che le stesse vicino ora. E io non me la sentivo affatto.
Sentii la testa pulsare e andai a sdraiarmi sul divano, chiudendo gli occhi.
Sperai solo che non fosse completamente impazzita.
Ripensai alle sue parole, l’ultima volta che ci eravamo parlate.
Perché comportarsi in questo modo? Cosa ne poteva sapere lei di Harry?
Tirai fuori il cellulare dalla tasca dei jeans e fissai lo schermo per un po’, non del tutto sicura di ciò che stavo per fare.
Scossi la testa, cercai il numero sulla rubrica e avviai  la chiamata.
“Pronto mamma?
“Alexa, tesoro” mi salutò leggermente stupita.
“Ho bisogno di parlarti” dissi seriamente.
“E’ successo qualcosa di grave?”  chiese preoccupata.
“Si tratta di Harry” tagliai corto. Susseguì un breve silenzio e poi riprese a parlare.
Che ne dici se ci vediamo al Rose Cafè, fra una mezz’ora?”
“D’accordo. A tra poco.” Chiusi la telefonata.
Mi passai una mano sugli occhi e mi alzai. Non sapevo neanche perché lo stavo facendo, ne sentivo solo il bisogno.
Presi la borsa, mi infilai il cappotto e uscii, lasciando Dakota e Logan da soli.
Inspirai a pieni polmoni l’aria fredda di Londra.
I miei piedi si mossero senza conoscere la meta, e in poco mi trovai davanti al parco. Il preferito del mio fratellino.
Decisi che, visto che era ancora presto, mi sarei potuta concedere una passeggiata tra i ricordi.
 

Tante volte io e mio fratello ci eravamo trovati in questo posto.
Non c’è da dire che Harry lo amava, letteralmente. Anche se amava un po’ di meno spiegarmi ogni volta il perché.
“Anche se da fuori non può sembrare, ogni volta che vado lì, lo trovo diverso. E’ diverso il suono degli alberi, è diverso il suolo, è diverso il paesaggio. Lo trovo quasi magico” si è ritrovato a dire una volta, con gli occhi illuminati.
Sentii i miei occhi gonfiarsi di lacrime, e decisi che sarebbe stato meglio uscire.
 

***


Varcai la soglia del Rose Cafè con passo insicuro, e individuai subito mia madre.
“Mamma” la salutai sorridendo leggermente.
“Alexandra” mi imitò.
“Come sei cresciuta, tesoro”
“Mi hai visto qualche settimana fa” sottolineai.
“Sai quante cose possono cambiare in una settimana?” s’intestardì.
-Quanto hai ragione- pensai sconsolata.
Ripassai mentalmente tutto quello che era accaduto durante quella settimana: Louis era tornato in città. Dakota mi aveva accompagnato in ospedale, per poi uscire di testa e parlarmi di mio fratello come se fosse –chessò- il suo ragazzo. Avevamo entrambe perso il lavoro e io non le parlavo più. Ho chiamato suo fratello Logan e ora ho deciso di mia spontanea volontà di incontrare mia madre.
Però, mica male.
“Allora, vivi ancora in quel” fece un gesto sprezzante con la mano “Covo?”.
Roteai gli occhi “E’ un appartamento come un altro” la corressi stizzita.
-Perché non ho chiamato papà?- mi rimproverai mentalmente.
 
 
“Io credo invece che-“
“Mamma” la fermai subito. Lei mi guardò con un sopracciglio alzato e spinse in fuori le labbra sigillate, in attesa che continuassi.
“Non siamo qui per parlare di me o dell’appartamento in cui vivo” sospirai.
“Siamo qui per parlare di H-harry” la mia voce tremò leggermente quando pronunciai a voce alta il suo nome.
Mia madre continuò a fissarmi, ora leggermente più cupa in volto.
“Scusate il ritardo, volete ordinare?” Una cameriera dai lunghi capelli rossi interruppe la nostra conversazione.
Mi tirai indietro, stizzita.
“Io niente” borbottai.
“Un tè alla verbena per me, invece” mia madre le sorrise falsamente.
“Subito” disse pimpante la ragazza, e si dileguò.
Sospirai e mi passai una mano sugli occhi.
Un secondo dopo sentii il cellualare vibrare, e aprii il messaggio che mi era arrivato
 
Grazie per avermi sguinzagliato dietro Logan. Ora so che l’unico motivo per cui mio fratello è venuto da me è perché mi crede pazza.’
 
Dakota doveva essere davvero infuriata, ma ora non avevo tempo per occuparmene.
Le chiesi scusa mentalmente e notai la cameriera di prima servire cordialmente mia madre.
Rimisi al suo posto il telefono.
“E’ vero che avete intenzione di staccargli le macchine?” chiesi diretta.
Mia madre si strozzò col suo tè, e mi rifilò un’occhiataccia.
“Come lo sai?”
In effetti, come lo sapevo? Me lo aveva detto… Dakota. Già. E lei come lo sapeva allora?
“Lo so perché ho passato questo ultimo mese insieme a lui” il ricordo della voce della mia coinquilina mi invase la mente.
Scossi la testa. “Lo so e basta” risposi semplicemente.
“Tesoro, ormai non c’è più niente da fare” posò la tazzina e cercò di prendermi la mano, ma mi scansai e la guardai sconcertata.
“Come puoi dire una cosa del genere?” alzai il tono di voce.
“E’ tuo figlio!” le ricordai.
“Ho semplicemente smesso di sperare, non puoi biasimarmi per questo”
“No, tu hai smesso di credere in lui.”
“S-sai che ti dico? Ne parlerò con papà. Lui mi ascolterà” aggiunsi pensierosa.
“Lui è dalla mia parte” continuò mia madre.
“Solo perché pensava di non avere altra scelta.” Dissi acidamente.
Mi alzai di scatto e uscii velocemente dal bar, lasciandola da sola.
Respirai profondamente e l’aria fredda mi aiutò a calmarmi.
“Dakota” era il mio unico pensiero in quel momento.
Raggiunsi in fretta casa nostra e suonai il citofono.
“Chi è ?” rispose Logan, stranamente.
“Io” risposi frettolosomente.
“Io chi?” chiese sospettoso.
Alzai gli occhi al cielo “Alexa. Sono Alexa” imprecai mentalmente.
Neanche cinque minuti dopo ero dentro l’appartamento.
Ripresi fiato e mi spogliai. “Dov’è Kota?” chiesi confusa, trovando solo Logan in giro per la casa.
Lui mi fece un cenno verso la sua stanza e all’istante mi ricordai il suo messaggio.
Lei e suo fratello avevano sicuramente litigato. Per colpa mia, aggiunsi mentalmente.
Bussai piano alla porta della sua camera.
“Vattene Log” borbottò.
“Non sono Logan” dissi con un filo di voce, entrando cautamente.
La sorpresa si dipinse sul volto di Dakota, quando mi vide.
“Che c’è? Ora mi parli di nuovo?” chiese acidamente.
“So di aver sbagliato e mi dispiace” mi avvicinai.
“Ma tu sai qualcosa su mio fratello che io non so, e voglio sapere come.” Mi presi una piccola pausa, incerta su alcune parole.
“Raccontami tutto, e io mi sforzerò di crederti”.

 













A L O H A
 
 
Anche se l’inizio non mi convince un granchè, il resto non è male, che dite? Vi piace?
Qui vediamo Alexa molto impegnata a cercare di mettere insieme i pezzi e alla fine da una opportunità a Kota, dopo aver realizzato che sono entrambe dalla stessa parte.
Che succederà nel prossimo capitol0? OuO
Non lo so, perché non ho ancora iniziato a scriverlo hahaha.

Ci vediamo al prossimo aggiornamento ^^
 
Adios,
 
Flake.
 
Ask: http://ask.fm/TheFredek (rispondo a tutto. Hahahaha)
Twitter: @_fredek

Breathin' in a snowflake - h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora