Una strana nota di umiltà

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– Cosa stavi guardando? – chiese Harry. Niall si rese conto che dal suo posto accanto al finestrino non aveva potuto notare l'arrivo dei due ragazzi. Gli spiegò velocemente che c'erano due ragazzi nuovi e qualche loro caratteristica, a grandi linee. Si era abituato a non dare un parere preciso su quello che pensava delle persone, voleva che Harry le giudicasse da sé (la sua opinione spesso era molto più veritiera, anche perché alla fine a Niall piacevano un po' tutti). Harry accolse la notizia con interesse, senza troppo entusiasmo com'era sua abitudine, ridendo di quello dell'amico, e Niall gli diede un pugno sul braccio.

Harry era il migliore amico di Niall. Si erano conosciuti quattro anni prima, durante il primo anno di liceo, quando Niall, arrabbiato con il distributore automatico, gli aveva dato per sbaglio una manata in faccia. Non era stato affatto difficile legare, avevano caratteri molto compatibili: l'allegria e l'entusiasmo di Niall compensavano la tranquillità di Harry, e questi si era subito trovato disposto ad aprirsi e a lasciarlo entrare nella sua piccola cerchia di amici. Niall aveva trovato in Harry una persona pacata, prudente e degna di fiducia. All'inizio era stata la sua riservatezza a spiegargli le poche amicizie, ma poi o aveva osservato in Harry un'intelligenza fine, una capacità di osservazione e una precisione di giudizio, che avevano abolito la sua prima supposizione, attribuendo la sua solitudine ad una scelta attenta che Harry faceva dei suoi conoscenti. Dalla prima volta in cui l'aveva visto mettere piede in casa sua si era accorto della galanteria e della padronanza di sé che Harry era in grado di ostentare - in quel contesto erano state sfoggiate con sua madre, immettendolo subito nelle sue grazie - e col tempo aveva notato in lui anche una certa abilità di finzione. Tutte caratteristiche che lo avevano convinto ancora di più che fosse sua la scelta di avere pochi amici stretti. Niall andava davvero fiero di essere tra quelli, e non esitava a dargliene prova con un milione di dimostrazioni di affetto. Harry di solito rispondeva con un sorriso completo di fossette e ogni tanto alzando gli occhi al cielo, quindi non c'è da sorprendersi se, quella volta in cui l'aveva abbracciato, Niall aveva pensato che fosse diventato pazzo. E dato che era una cosa poco probabile, pochi minuti dopo Niall aveva iniziato a pensare che l'avesse fatto per farlo star zitto. L'aveva chiesto ad Harry, che aveva riso, assicurandogli che invece gli facevano piacere quelle attenzioni.

– Ti va di fare qualcosa sta sera, Nì? Ho già fatto i compiti per domani. A meno che la Stefani non ne dia troppi, ma non penso.

– Io non ho fatto ancora niente, – ridacchiò Niall. – Però va bene. Sicuramente la Stefani ne darà pochi.

– Non voglio chiederti quando faresti gli altri.

– Non preoccuparti. Tanto non li avrei fatti comunque.

Niall sbadigliò, e sprofondò un poco nel sediolino.

– Questi cosi sono così scomodi. Non possono fare autobus comodi? Sono un bene pubblico, ci sarà scritto da qualche parte che un bene pubblico deve garantire la comodità pubblica. – disse in tono lamentoso. Harry sorrise e non rispose. Niall gli lanciò un'occhiata. Guardava fuori dal finestrino, perso nei suoi pensieri. Era una cosa tipica di Harry, perdersi nella propria testa, restare minuti interi ad osservare il cielo, un fiore, un quadro. Spesso le persone, le persone erano la cosa che Harry più amava osservare. Niall collegava questa capacità allo stesso elemento che lo faceva rimanere fermo per ore a leggere un libro, qualcosa di relativo all'attenzione ai dettagli che Harry dimostrava anche nell'analisi delle personalità. Aveva imparato tutte le cose che sapeva su Harry senza capirle veramente, dato che l'unica cosa a cui sarebbe stato capace di collegarle se le avesse sentite in un contesto diverso sarebbe stata "questo è quello che fa Harry", ma non gli importava granché. Sapeva bene che quello intelligente tra i due era Harry, e gli andava bene così. E poi Harry era complicato anche per una persona intelligente.

Sentì il rumore delle porte dell'autobus che si aprivano, seguito dalle urla dei ragazzi che spingevano verso l'uscita. Raccolse lo zaino e si voltò verso Harry, che si stava sistemando sulle spalle lo zaino grigio. Tornò a posare gli occhi sulla calca, pronto a dare qualche spintone.

Fu un sollievo trovarsi fuori dall'autobus, che mitigò appena la prospettiva delle successive cinque ore di noia. Prospettiva che mutò non appena mise piede nell'aula. C'era una strana eccitazione nell'aria, e Niall si ricordò dell'arrivo dei due ragazzi, e pensò che probabilmente per un po' non si sarebbe parlato d'altro. Si voltò verso Harry, che stava scrutando la classe stupito.

– Hanno fatto scalpore, quei due. Quando è arrivato Lucas non erano così agitati. – parlava guardando dritto davanti a sé. La metà delle volte in cui parlava Harry non lo guardava negli occhi. Annuì con entusiasmo.

– Sono sicuro che per un po' ci annoieremo meno del solito! – lo disse che quasi saltellava. Harry ridacchiò piano e gli scompigliò i capelli con una mano, poi si diresse verso il suo posto vicino alla finestra. Niall lo seguì, continuando a saltellare. Harry aveva una passione per le finestre. Niall non lo aveva mai visto non sedersi in autobus accanto al finestrino e in classe accanto alla finestra. Persino la sua scrivania, a casa, era davanti ad una finestra.

– Tu che ne pensi, di quei ragazzi?

Niall lo guardò confuso ed Harry sospirò con un sorriso.

– Che te ne pareva di quei ragazzi? Che hanno di tanto interessante?

Niall ci pensò un attimo.

– Sono bellissimi tutti e due. – alzò le spalle.

– Stai cambiando sponda, Nì? – ridacchiò Harry. Niall assunse un'espressione offesa e gli tirò un pugno sulla spalla, ed Harry continuò a ridacchiare; poi si guardò intorno, facendosi a poco a poco più serio, e si voltò verso il biondo.

– Secondo te sono tutti così agitati perché sono arrivati due ragazzi belli?

Niall alzò le spalle e si sedette sul banco, lasciando penzolare le gambe. – Possibile. Perché?

Harry continuava a guardarsi intorno serio, e la serietà non era cosa da lui - non quel tipo di serietà.

– Boh. – Harry scrollò le spalle. – Com'erano? Sembravano simpatici?

– Sì! Sì, cioè, almeno quello con gli occhi azzurri. Quello con gli occhi azzurri sembrava un tipo particolare, tutti e due sembravano tipi particolari, ma quello con gli occhi azzurri un po' di più. È molto... esaltato.

Harry lo guardò negli occhi.

– Nì.

– Eh. – disse.

– Esaltato.

– Eh. – confermò.

– Nì.

– Cosa. – Niall ridacchiò. Harry scosse la testa e sorrise.

– Non vuol dire niente.

– Certo che vuol dire.

– Come no, Nì.

– È vero.

Harry alzò un sopracciglio. – Okay. E che vuol dire?

– Vuol dire che è strano.

– Tu sei strano.

– Ma che vuoi. – Niall gli diede un pugno sul braccio, ridacchiando.

– Voglio dirti che sei strano. – ridacchiò Harry, tendendo la mano per parare un altro pugno.

– Sei antipatico. – borbottò Niall.

– Ma che dici. Sono stupendo.

– Come no. – alzò gli occhi al cielo.

Harry sfoderò un sorriso saccente e si chinò per tirare fuori i libri dallo zaino.

– Harryy.

– Niall.

– Come sei bravo a fare le facce da secchione.

Niall schivò il ceffone di Harry e gli tirò un riccio, poi prese i libri e li sbattè sul banco senza molta delicatezza, con la forza della disperazione dettata dalla prospettiva di cinque ore di scuola.

Stairway to Heaven [l.s.]Onde histórias criam vida. Descubra agora