-Memorie di una ragazza morta-

341 19 5
                                    

Titolo: Memorie di una ragazza morta
Autore: JessicaServidio
Genere: Raccolta di poesie
Stato: In corso

Vorrei iniziare parlando del fatto che queste poesie mi sono sembrate molto più simili a delle eleganti prose poetiche. I frammenti potrebbero infatti essere leggibili tranquillamente eliminando la gabbia dei versi ed adattando una punteggiatura leggermente diversa.
Non che questa caratteristica mi dispiaccia molto, anzi, l'ho trovata valida nel suo elemento, ma andiamo un po' per punti.

I temi trattati, come è facilmente prevedibile dal titolo della raccolta, sono tutti molto poco felici. C'è però qualche brillante eccezione, come "Liquido Amniotico".
Gli argomenti sono piuttosto vari, in realtà, seppur percorsi da uno strano filo di inquietudine macabra. Variamo da amore, a delusione, alla morte, a più astratte sfumature su riflessioni sul proprio essere. Il tutto, però, limitato alla propria esperienza. La raccolta mi è sembrata molto autobiografica, più uno studio di pensieri dell'animo, che uno studio di un mondo esterno.
I temi trattati sono messi in relazione con l'autrice, osservatrice delle piccole cose. Non si rivolge mai ad un mondo intero, si rivolge a se stessa. Il tutto crea dei frammenti poetici molto intimi e personali.

Seppur abbia reputato il tutto molto vicino alla prosa poetica, non mancano versi che più si accostano alla tradizionale poesia. Mi viene da citare "Sera d'estate", più ricca di figure retoriche inserite forse in maniera un po' distratta.

La lettura della raccolta avviene in maniera abbastanza veloce, scandita da un ritmo molto incalzante. Questo è forse il punto che ho preferito dell'interno lavoro dell'autrice: il ritmo. Non posso dire la musicalità, perché questa la gran parte delle volte è simulata da un gioco di rime che qui sembra mancare. Ma il ritmo, davvero, è qualcosa di ben fatto. 

L'autrice è davvero brava a spaziare nel modo giusto i versi liberi, trascinandoci in una lettura adrenalica e veloce. Parole singole e frasi più elaborate ci trascinano in un tango di passi fatti indietro e passi avanti, davvero un bel viaggio.

Anche la lettura ad alta voce è davvero piacevole, conferisce quella suspense vocale che ci porta a sentirci grandi lettori di lirica. Ed insomma, diciamocelo, ci fa sentire davvero molto soddisfatti e fighi. Sulla bellezza del ritmo vorrei citare come esempio il frammento "Traccia", la sua lettura è stata molto stuzzicante.

Ricordiamoci che i versi liberi hanno bisogno d'essere controllati a dovere, l'autrice di riesce regalandoci davvero una bella esperienza.

Questa ritmicità smorza temi un po' più pesanti e forse amari per alcuni (che a me sono piaciuti molti). Sicuramente la mia preferita è stata "Sereno incomprensibile", sebbene manchi appunto della gran parte degli stacchi che ho elogiato. Questo è uno dei testi che più si avvicina alla prosa poetica dell'autrice, risultando più una prosa a tutti gli effetti, costellata da poche, ma funzionanti, pause tattiche.
Mi è piaciuta particolarmente per la sua struttura molto semplice, parole che difficilmente non vengono capite, per poi incontrare i due versi perfettamente centrali che invece racchiudono il fulcro di un pensiero molto più profondo. 
E poi la chiusura, quel "amore" che lascia tante domande.
Molto bello!

Lo stile dell'autrice è proprio questo: parole semplici. Non troveremo aulicismi, paroloni esagerati, ma parole del linguaggio comune, sapientemente incastrate tra di loro, tra pause e scatti. Meccanismi nascosti in giro.

Consiglio la lettura della raccolta più agli amanti della prosa che della poesia, in quanto, discostandosi dal genere, forse, potrebbe risultare scarna. A prescindere, è stata davvero una piacevole esperienza.

Vorrei chiudere dando un consiglio all'autrice, premettendo che non ho idea di cosa abbia in mente per il continuo di questi frammenti.
Mi permetto di suggerirle, in futuro, di fare più caso alla metrica. Basterebbe un po' di semplice base, non versi necessariamente legati, per carità. Io parlavo di uno studio rimico in realtà.
Qualche rima in giro c'è, seppur inserita apparentemente senza un particolare studio.
Si tratta più spesso di grammaticali o povere, sporadicamente perfette, facendo eccezione per una più particolare che citerò a breve.
Vorrei richiamare all'attenzione il frammento "Assenza". I primi due versi sono a rima baciata. Autrice, non senti la musicalità di quell'unico dettaglio nella struttura?
È un peccato percepirlo al solo suo inizio, per poi sentire lentamente la musica scemare andando avanti.
Per questo solitamente è usato, se si utilizza uno schema libero, solamente un distico finale rimato, in modo da tenere su bassi toni l'intero componimento, ma lasciando alla fine quel retrogusto dolce della musica. Un po' come l'ultimo sapore che ti lascia in un bocca un cioccolatino.

È un peccato non sentire grande musicalità in questi frammenti, soprattutto dimostrando quanto un solo verso rimato sia in grado di conferire un aspetto totalmente diverso al componimento.
Ottimo esempio di quello che ricercavo è sicuramente "Silenzio stagnante". Ci sono molte più rime, seppur inserite senza uno schema regolare e principalmente grammaticali, ma con un distico finale arricchito da una consonanza che ci dà l'illusione di quel sapore di zucchero del quale parlavo.

Questo frammento è sicuramente il più musicale, il più rimato. Seppur non mantenendo uno schema fisso, questi piccoli sprazzi in giro ci danno modo di sentire un motivo non solo ritmico, ma anche melodico. Avvicinandoci inoltre più al mondo della poesia, che a quello della prosa poetica.
Well done!

La Critica [Recensioni]Where stories live. Discover now