Capitolo 67

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Leggete angolo autrice, è importante.

《Ninfa. 》Disse a denti stretti, quasi come se stesse lottando con sé stesso per dirmi quelle parole.

Capii subito ciò che stava per dire, non volevo rovinare quel momento, ma mi resi conto che non potevo evitarlo. Dovevo fermarlo, non potevo sentirlo. La confusione prese possesso del mio corpo, decisi di fare qualcosa.

《Shane! 》Esclamai coprendo la sua bocca con le mie piccole mani. 《Non dirlo. 》Lo pregai con lo sguardo. Il secondo che seguì, divenne straziante, la confusione crebbe, e la paura di un suo rifiuto si impossessò del mio corpo. Quando lui annuì fui invasa da un'immensa gioia, decisi di dargli la possibilità di respirare. 《Io sono appena uscita da una relazione... 》 Iniziai quel discorso che mi ero ripetuta mentalmente mille volte in quel millesimo di secondo.

Non mi fu data nemmeno la possibilità di parlare, la mia frase fu lasciata così, appesa ad un filo invisibile che galleggiava in aria.

《Io aspetterò. 》Confessò lasciandomi un bacio sulla guancia e afferrando le mie piccole mani. Te lo prometto. Disse per poi lasciare due dolci baci su di esse. Si voltò. 《Ci vediamo. 》Sussurrò, scomparendo dalla mia vista, mostrandomi solo quelle spalle incredibilmente larghe. Ciò che pensai in quel momento fu solo che era giusto così, non si poteva fare altro.

Non lo vidi più, a pranzo non fece la sua grande comparsa e al club si rinchiuse in quell'orrendo stanzino, confessando di dover sbrigare delle cose per l'uscita del giornalino.

Senza la sua presenza ritornai in balia di quel quell'orribile episodio. La sensazione di quel leggero bacio sulle labbra, di quegli occhi rossi desiderosi di fare qualsiasi cosa con il mio corpo, mi piombò addosso come un fulmine a ciel sereno. Seduta alla mia solita postazione, sentii le gambe tremare e da lì a poco il mio intero corpo fece lo stesso.

《Dafne. 》Mi sentii chiamare nell'esatto momento in cui quegli occhi avevano preso possesso della mia testa. 《Dafne. Sentii ancora una volta quella voce sottile e graziosa chiamarmi.

《Abigail... 》sussultai, riconoscendo la ragazza dalla testa rossa e riccia.

《Ti senti bene? 》Domandò Mitch. Lo guardai e in seguito spedii lo sguardo anche sui miei altri compagni del club. Avevano tutti dipinti in viso una faccia preoccupata.

《Si. 》Sussurrai scacciando dalla testa quegli occhi. I miei amici non erano affatto convinti, lo si leggeva in volto, ma i due gemelli cercarono di venire in mio soccorso.

《Scommetto sia il caldo. 》Disse Steven cercando l'appoggio del fratello con il gomito.

《Si. 》Sussurrò lui, diretto verso il fratello dopo aver colto il messaggio. 《Sicura di non essere nel tuo periodo rosso? 》Cercò di sdrammatizzare Stewart anche se invano.

《Apprezzo lo sforzo ragazzi. 》Sorrisi rivolta verso i due gemelli. 《Ma oggi non è proprio giornata. 》 "Ultimamente non lo è affatto." Pensai tra me e me. Mi alzai di colpo, quasi avessi ricaricato la batteria. 《Nessuna idea per l'articolo nemmeno oggi. 》Confessai dando la colpa al mio articolo per quello che succedeva al mio corpo. 《Farò due passi forse mi aiuteranno a pensarci, ci vediamo a cena, okay? 》Sorrisi ad ognuno di loro allontanandomi dai loro sguardi feriti e poco convinti.

Forse ciò che mi serviva era un po' di tempo per stare sola. Quella sera anche Charlotte mi abbandonò, aveva un impegno importante con una persona e qualcosa mi fece pensare che fosse proprio colui che le aveva regalato la rosa. Decisi di non fare troppe domande, non ero nemmeno vogliosa di sapere cosa le stava succedendo e lei era felicissima così.

Non cenai, non uscii più da quella baracca per delle ore, l'unica cosa che mi faceva compagnia era il soffitto, quel legno sembrava terribilmente interessante quella sera.

Chiusi gli occhi, assaporando quella brezza estiva che proveniva dalla piccola finestra. Una sensazione di gelo attraversò il mio corpo disteso sul lettino.

Forse era meglio coprirsi con il lenzuolo, ma una sensazione orribile mi fermò. Mi sentii paralizzata e subito dopo rivissi le emozioni che provai la sera precedente. Mi alzai di colpo dal letto, scappai in bagno, quasi come se lavarmi il viso fosse la mia unica salvezza, lo feci lo stesso.

"Pensa a qualcosa di bello, Pensa a qualcosa di bello" sussurrai a me stessa, stringendo i capelli con le mani, chiusi gli occhi, cercai un ricordo, un qualcosa, una luce, una speranza.

Mio padre, la mia ancora, ripensai a lui, ripensai al suo sorriso, alle sue carezze, alla sua dolcezza. Sorrisi leggermente. Poi di nuovo il buio. Un'immagine si palesò nella mia mente, il suo tradimento. Tutta quella felicità fu strappata via ancora una volta e io mi lasciai trasportare nel dolore immenso. Il sorriso non scomparve dal mio volto, ma divenne un sorriso amaro, pieno di tristezza. Lacrime calde rigarono il mio viso. "Odio la mia vita" sussurrai, tra me e me.

"Odio me stessa" gridai più forte, in fondo era vero, non mi ero mai lasciata abbattere così, non avevo mai permesso a qualcuno di farmi tanto male, ero sempre andata avanti. Camminavo spedita, facendo forza sulle mie gambe, ma adesso quel fardello era troppo forte, era diventato un macigno che mi trascinava affondo. Cercai di lottare per un po', ma poi decisi di lasciarmi andare a quel dolore, a quell'odio, a quell'esperienza.

Dei rintocchi risuonarono per l'alloggio, mi resi conto solo dopo che qualcuno stava bussando alla porta. Dovevo aprire? Un qualcosa mi diceva di farlo, ma il mio corpo non rispondeva ai comandi, continuava a contorcersi per il dolore, non curandosi di ciò che consigliava la mente.

Quei rintocchi divennero più frequenti, più forti, impossibili da ignorare. Mi alzai, quasi come se fossi una macchina, asciugai le mie lacrime dal pianto.

Mi recai a passi lenti verso la porta, uno spiraglio di luce entrò in quell'abitazione, quando io abbassai la maniglia. Sentii l'aria diventare soffocante, ma ormai ero decisa, dovevo aprire quella porta.

Spalancai la porta in un colpo e quello che vidi mi rassicurò in un secondo. Il dolore svanì e il sorriso amaro lasciò posto ad un sorriso vero, sentito, vivo. Era la mia luce dopo il tunnel, l'arcobaleno dopo la tempesta, era il salvagente che mi salvava dalla tempesta. Shane.

Angolo Autrice.

Care lettrici/Cari lettori,

Chiedo umilmente scusa per la mia assenza, non prometto altri aggiornamente a breve, cercherò in ogni modo a fare del mio meglio, se avessi saputo prima, mi sarei concentrata mille volte di più nel tempo libero. Chiedo solo un po' di comprensione, la storia verrà conclusa, sicuramente però ci vorrà tanta pazienza. Detto questo un bacione e spero capiate che anche per me è estate,

Per sempre vostra,

GCDreamer.

Random WalkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora