Capitolo 14 (Nuovo)

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SOFIA

Il Ringraziamento si stava avvicinando. Da quando ero in città, Cam aveva iniziato a comportarsi in modo strano ma avevo cercato di convincermi di non essere io il problema. Dopotutto, mi aveva chiesto lui di trasferirmi e, per quanto folle potesse sembrare, sembrava convinto. Nel frattempo, la notizia del matrimonio di Ellie e Jack ci aveva messo tutti in fermento, tenendoci impegnati con i preparativi. Avevano deciso di non aspettare e volevano una cerimonia semplice, ma curata nei dettagli. La mia amica aveva chiesto a me di aiutarla ad organizzare tutto.

Non riuscivo a capire quale fosse il motivo di tanta fretta, ma non avevo osato porre domande. L'amore tra me e Cam era irrazionale ed era divampato in poco tempo, come un fuoco partito da una scintilla, chi ero io per giudicare le storie degli altri?

Avevamo trovato un luogo perfetto, una villa d'epoca utilizzata per eventi dall'alta società come raccolte fondi o serate di gala esclusive alle quali si accedeva solo con un invito. Ci era bastato un solo sopralluogo per depositare la caparra e dedicarci al resto.

La nostra tappa successiva era stata l'agenzia di catering. Avevamo assaggiato cinque menù diversi e il mio stomaco chiedeva pietà. Le mie papille gustative erano andate dopo il terzo piatto, ma non fiatai fino a che non fu necessario.

«Ellie, secondo me dovremmo fermarci qui» le feci notare.

«Forse, mi piaceva il primo menù».

Alzai gli occhi al cielo e mandai giù un sorso d'acqua.

«Io non ce la faccio più».

Ellie annuì e sottolineò i nomi dei piatti che le interessavano, poi mi fissò con espressione stanca.

«La torta andrò a sceglierla con Jack, sarà al cioccolato. È la sua preferita e piace a tutti».

Consegnò il foglio alla direttrice e tagliammo la corda. Fissai la mia amica in silenzio e mi chiesi per quale motivo sembrasse così indifferente a quello che stavamo facendo. Eravamo lì per il suo matrimonio e a lei non importava di nulla. Perché diavolo si comportava così? Quando finalmente riuscimmo ad uscire dall'agenzia, tirammo un sospiro di sollievo.

«Ti devo dire una cosa». Ellie interruppe il silenzio attirando la mia attenzione. «Io e Jack aspettiamo un bambino».

Sbattei le palpebre in preda alla confusione e sorrisi per la gioia, sapevo che desiderava tanto diventare madre ed ero così felice per lei.

«Ma è fantastico!» urlai, gettandole le braccia al collo.

Annuì e sospirò, senza troppa convinzione.

«Lo è, davvero fantastico».

Forse in quel periodo ero particolarmente sensibile e incline a vedere cose che non esistevano, ma mi sembrò di percepire una certa tensione nella sua voce.

«Congratulazioni, Ellie. Sono così felice per voi, ecco perché tanta fretta!».

Quella era una città conservatrice e il giudizio della gente era sempre al primo posto nelle priorità.

«Spero solo di non ingrassare troppo per il matrimonio» replicò, con una smorfia.

Sorrideva e diceva di essere felice, ma a me sembrava turbata e triste, come se qualcosa tenesse la sua mente legata a un posto lontano da noi.

«Andrà tutto bene, El. Sarà come lo hai sempre sognato».

«Lo spero, forse non avrei dovuto rimandare così tanto».

«Cosa ti preoccupa?».

Eravamo in auto, imboccai la strada principale e attesi che mi rispondesse.

«Niente, va tutto bene».

CON UN BATTITO DI CIGLIADär berättelser lever. Upptäck nu