Capitolo 4 (Nuovo)

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SOFIA 

La notte precedente era stata la più assurda della mia vita e non stavo esagerando. Quando Cameron se n'era andato dalla mia camera, ero rimasta per un po'a riflettere sull'intera situazione. Era stata una cosa folle, ma qualcosa mi diceva che di lui mi potevo fidare. La nostra non era stata una notte di sesso sfrenato, ma andava bene così. Avevo avuto solo una storia ed era durata appena tre mesi, il sesso occasionale mi era capitato due volte e solo per cercare di capire se avessi qualcosa di sbagliato rispetto alle ragazze della mia età. Non mi era piaciuto, ma non avevo mai provato un'attrazione così forte come quella per Cameron. Quando ero tornata da Ellie per il brunch, le avevo raccontato tutto e lei mi aveva giurato che le era successa la stessa cosa con Jack.

Il fatto che si stessero per sposare era spaventoso. L'idea di andare a cena con lui, comunque, mi piaceva.

Alla fine, quando mi aveva mandato l'indirizzo di un ristorante in centro, avevo deciso di vestirmi. Un paio di jeans sdruciti e una camicetta rosa mi erano sembrati adatti a un appuntamento dai risvolti incerti. Mi piaceva stare con lui, ma era un estraneo e io non ero ingenua. Il brunch era stato sfiancante, un susseguirsi di aneddoti sulla vita dopo il matrimonio e nelle basi militari, non proprio quello che avevo voglia di sentire. Quindi, quando arrivò il momento di uscire per recarmi alla cena, mi sentii elettrizzata. L'indirizzo che mi aveva mandato Cameron corrispondeva a un ristorante che serviva specialità di pesce, nascosto in una via buia del centro e arredato come un locale di mare.

Mi ero presa i canonici dieci minuti di ritardo, tanto per non dargli l'idea di aver passato la giornata aspettando quel momento, e quando avevo imboccato la via lo avevo trovato lì ad aspettarmi.

Un sorriso sulle labbra e una mano sollevata in segno di saluto. Ero felice del fatto che anche lui avesse optato per un abbigliamento informale, jeans e maglietta nera, faceva sembrare tutto meno imbarazzante.

«Questo posto è bellissimo» esclamai, alzandomi in punta di piedi per baciarlo sulla guancia.

Lui sorrise e aprì la porta per invitarmi a entrare, lo scampanellio avvertì il personale del nostro ingresso e una cameriera ci accolse con un sorriso, guidandoci al nostro tavolo. Cameron ce l'aveva scritto in faccia di essere un militare, adesso che avevo avuto tutto il tempo per osservarlo con attenzione lo avevo capito.

Era alto, probabilmente un metro e novanta, con i capelli tagliati a spazzola e una lastra di muscoli sodi al posto dell'addome. Le braccia erano forti e dal bordo della maglietta sbucavano le stelle della bandiera americana. Era un militare in tutto e per tutto.

«Com'è andato il brunch?» mi chiese, giocando con il cinturino del suo orologio.

«Se consideriamo che la metà del tempo lo abbiamo passato a parlare di quanto sia meraviglioso essere la moglie di un militare, direi male».

Ridacchiò, trovava divertente la mia stizza verso il suo mondo.

«Sei proprio una fan del nostro mondo, eh?».

Non lo ero, ma avevo le mie motivazioni.

«Non fraintendermi, ho grande rispetto per quello che fate e per il vostro sacrificio, ma non hai davanti una fissata con le bandiere e le parate» confessai.

Attirai la sua attenzione. Sembrava che la notte precedente non fosse mai esistita e che ci conoscessimo da sempre. Ordinammo un antipasto e una bottiglia di vino, poi Cameron tornò a guardarmi negli occhi.

«Posso chiederti perché?».

Non si tornava indietro da lì, aprire il vaso delle informazioni personali era ben più intimo di una notte mezzi nudi in una stanza d'albergo.

CON UN BATTITO DI CIGLIAWhere stories live. Discover now