CAPITOLO 21

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1

La vendetta di Hardyn non tardò ad arrivare.
Sul momento Haven non aveva minimamente pensato che quell'idiota avrebbe voluto vendicarsi, ma tutto sommato avrebbe benissimo potuto aspettarselo.
Il giorno dopo decise di mostrare la verifica di matematica a sua madre, e in particolare quel quattro rosso che era il suo voto, ma questo non senza le dovute precauzioni.
Prima l'accolse con esagerato entusiasmo, abbracciandola, chiedendole della sua giornata e sopportando per i successivi venti minuti i racconti su quale imbecille di turno aveva combinato quale casino in quale hotel seguendola in camera, dove era andata per indossare qualcosa di più comodo.
Solo quando si fu completamente sfogata Haven prese coraggio.

2

~ Ero convinta di aver capito!~
~ È esattamente quello che hai detto dopo la scorsa verifica.~
~ Ma non è colpa mia!~
~ Hai detto anche questo.~
Victoria si fermò tra il tavolino e la televisione e lasciò cadere le braccia lungo il corpo. ~ Io non so più cosa fare, Haven.~
A questo non rispose. Sapeva che avrebbe reagito in quel modo, aveva sempre saputo che sarebbe stata delusa, ma tra progettare di dirglielo e farlo c'era un abisso di differenza.
~ Perché non vuoi renderti conto che stai rischiando di perdere l'anno? Perché non vuoi metterti a studiare?~
~ Ma non è mettermi a studiare il problema, è che non ci capisco niente!~
~ Non capisci niente nemmeno delle altre materie?~
~ Ho la media del sei e del sette nelle altre materie!~
~ Sì, in ginnastica, Haven?~
~

Te lo sei preso un secondo per guardare il mio registro quando non eri troppo impegnata a badare più ai tuoi colleghi idioti che a me?~ strillò. ~ Non credo. Perché se l'avessi fatto sapresti di aver detto una cazzata.~
Victoria era sconcertata. ~ Non ti azzardare a parlarmi in quel modo.~
~ Potresti fare molto più di quella miseria che fai per arrivare al sei. L'hanno sempre detto i tuoi professori, è questo che mi fa arrabbiare.~
~ Non in matematica! Posso tranquillamente ammettere di non amare lo studio e sì, non mi sbatto nemmeno la metà di quanto dovrei ma la matematica è l'unico schifo di materia che non capisco e, guarda caso, anche l'unica che ho insufficiente!~
Haven non si era affatto immaginata che avrebbe fatto una scena simile e, a dirla tutta, nemmeno Victoria. Alla fine restarono a guardarsi per qualche secondo, poi la donna, fattasi arrendevole, si fece portare in camera per firmare la verifica.

Con un misto di disprezzo e -pur faticando ad ametterlo- vergogna, Haven consegnò il compito tra le mani della madre.
Ormai il professore nemmeno si preoccupava più di lasciarle scritto qualcosa vicino al voto.
Victoria diede un'occhiata ai calcoli svolti dalla figlia ma non potendo vantare una certa affinità con la materia concluse presto.
Cercò una penna nell'astuccio della ragazza, ne prese una blu e la tirò fuori, ma nel farlo anche una bustina uscì e cadde per terra proprio vicino ai suoi piedi.
Mentre si chinava per prenderla Victoria cambiò espressione gradualmente fino ad arrivare ad assumerne una di completo sgomento e rabbia.
~ Che cos'è questa?~ sibilò alla schiena della ragazza che si era distrattamente messa a riordinare la scrivania.
~ Cosa?~ fece lei, voltandosi, allarmata dal tono della donna.
Si avvicinò per osservare meglio la bustina di plastica trattenuta dall'indice e dal pollice di Victoria, che aveva in fretta dimenticato il quattro in matematica.
Sbalordita, Haven prese la bustina e l'osservò, pensando, in preda al panico, di chi potesse essere.
~ Non è mia. Lo giuro, non è mia, mamma.~ sussurròcon un filo di voce tremolante.
~ E perché era nel tuo astuccio?~
~ Ce l'avrà messa qualcuno! Andiamo mamma io non uso quella roba! Non saprei nemmeno dove procurarmela!~
Victoria alzò un sopracciglio.
~ Cioè, so dove potrei prenderla ma non l'ho mai... Andiamo lo sai che non faccio ste cose!~
Era incredula e terrorizzata. Com'era possibile che fosse finita lì?
Non poteva essere successo per caso o per sbaglio, dunque qualcuno l'aveva fatto apposta.
Ma come avrebbe convinto sua madre?

~ Io non lo so più cosa fai, Haven.~ La donna gettò la bustina sulla scrivania.
~ Non questo!~ Haven era nel panico. ~ Puoi chiederlo a Gwen, a Heatan... Non ho mai preso quella roba in tutta la mia vita. Almeno fidati di loro.~
Victoria scosse la testa. ~ Ne riparliamo dopo. Ora ho bisogno di aria. Ma me riparleremo.~

Sola, seduta sul letto con la testa tra le mani, cacciò un sospiro esausto.
Perché doveva accaderle tutto questo? Chi poteva averle messo quella roba nell'astuccio? Nessuno a scuola ce l'aveva con lei, non più del solito...
Passò minuziosamente in rassegna tutte le facce dei suoi compagni di classe che avevano una certa familiarità con quelle sostanze, ma nessuno era così bastardo da farle una cosa simile, non erano certo messi come quei deficienti che si era ritrovata in casa...
Alzò la testa di colpo.
~ Hardyn.~ disse, come fosse una maledizione.
~ Bastardo schifoso, piccolo stronzetto di merda!~ urlava marciando verso la stanza del ragazzo.
Non sapeva cosa avrebbe fatto ma subire in silenzio non era un'opzione.
~ Chi cazzo si crede di essere! Viene in casa mia, fa lo stronzo e ha pure il coraggio di mettermi nei casini! Merda se lo ammazzo...~

Entrò nella camera come un tornato, quasi abbattendo la porta e vi si fermò al centro guardandosi intorno al pari di una matta, in cerca di un'idea per la sua vendetta.
Ma nulla bussò alla porta della sua mente.
C'era un disordine pazzesco, notò, era tutto caotico e confuso, ma oltre a questo del tutto impersonale.
Era contentissima che avesse deciso di cambiare classe. Era diventato insostenibile essere nella sua stessa stanza e l'idea di Axel secondo la quale avrebbero legato si era dimostrata presto sbagliatissima.

Alla fine, colta dalla disperazione, fece la cosa che le pareva migliore: prese il cellulare e chiamò Axel.
Dopo pochi squilli la voce del ragazzo riempì la stanza silenziosa: ~ Haven! Dimmi tutto.~
Si sentiva quasi in colpa a rovinare il suo palese buon umore con quella storia ma doveva parlarne con qualcuno e quel qualcuno non poteva essere altri che lui.

Quando, dopo qualche minuto, tacque, Axel dall'altra parte sospirò.
~ Credi che potrebbe farlo?~
~ Mmh... Sinceramente, per quanto mi rompa ammetterlo non conosco mio fratello bene quanto dovrei. È sempre stato chiuso con noi, fin da quando è arrivato a casa...~
~ Fin da che?~
~ ...Niente. Comunque tra qualche minuto ho finito. Torno a casa il prima possibile e ne parliamo.~
~ Certo. Grazie.~
~ Non fare danni, aspetta che torni.~
~ Okay e... Ax?~
~ Ti chiedo scusa.~
~ Chi sei tu, dov'è finita Haven?~
Ridacchiarono entrambi, ma senza provare vera e propria gioia, e riattacarono.

Subito dopo lei uscì dalla stanza cercando di allontanarsene il più velocemente possibile, continuando imperterrita a cercare un'idea per la sua vendetta, quando il cellulare squillò ancora.
Con un unico movimento accettò la chiamata e si portò il telefono all'orecchio.
~ Dimmi Ax.~
Dall'altra parte, silenzio.
~ Ehm... Mi spiace, non sono Ax.~
"Merda..."
~ Oh...~
~ Sono Caleb.~
~ Chi?~
"A chi cavolo ho risposto?!"
~ Ah, ehm...~
Si sentì una risatina nervosa.
~ L'amico di Hard. Quello in cucina.~
Haven non riuscì a trattenersi. ~ Cazzo...!~
~ Qualcosa mi dice che non ti aspettavi trovassi il tuo numero.~
~ No... Decisamente no...~
~ Sorpresa!~
~ Già... ora devi scusarmi ma ho dei modelli seminudi in casa e devo cercare di tenerli buoni aspettando le mie amiche.~
~ Fai una festa?~
~ Diciamo di sì.~
~ Posso unirmi?~
~ In mezzo a dei modelli seminudi? Non vorrei mai vederti umiliato in questo modo.~
Caleb rise. ~ Allora ti chiamo quando sarà finita.~
~ No, non credo... insomma è uno di quei party che terminano con un suicidio di massa, capisci?~
~ Posso almeno venire alla tua veglia?~
~ Funerale privato.~
Il suo stesso tono era da funerale.
~ Con i modelli immagino.~
~ Sarò seppellita in mezzo a loro.~
Un'altra risata. ~ Va bene. Ci sentiamo.~

Il dito di Haven quasi ruppe lo schermo nel chiudere la chiamata.

Brotherly Love - Cinque fratelli di troppoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora