Breathin' in a snowflake - Harry Styles fanfic

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(1.)


Dakota amava l’inverno. Amava osservare i piccoli fiocchi di neve stendersi sulle strade londinesi.

Amava passeggiare lungo quella distesa bianca, avvolta nella sciarpona rossa di suo fratello.

Amava entrare nel bar-pasticcieria di sua zia e, accolta da quel clima così accogliente, sedersi a leggere il suo libro preferito. Soprattutto perché, anche da lì, riusciva a godersi il clima invernale.

Infatti la grande finestra del negozio le offriva la vista del parco di fronte.

"L'uomo vuole avere delle certezze. Non riesce a sopportare l'idea che la morte sia un nero e immenso nulla, il pensiero che i suoi cari non esistano più, e tanto meno può immaginare se stesso come non esistente. Conclusi affermando che l'uomo crede nell'aldilà perchè non ha la forza di non crederci."

“Ti porto il solito?” Alan, il cameriere, interruppe la sua lettura.

“Ma certo” rispose con un sorriso un po’ tirato.

Si scostò un ciuffo di capelli che le era caduto davanti agli occhi e con un sbuffo chiuse il libro. Aveva troppi pensieri in testa per concentrarsi sulla lettura, e la cosa era alquanto frustrante.

“Ecco a te” E si ritrovò davanti la sua cioccolata calda straripante di marshmellow.

Con un cenno del capo, ringraziò il ragazzo, che le ammiccò e si diresse a prendere l’ordine di un altro tavolo.

Non avendo di meglio da fare, cominciò a guardarsi intorno.

Le decorazioni natalizie erano  appese per tutto il soffitto, al bancone c’era una piccola fila di persone che ordinavano vassoi di dolci per la festività.

La testa le scivolò sul palmo della mano, e decise che preferiva perdersi tra i suoi pensieri, piuttosto che in quella scena quotidiana.

Diresse il suo sguardo verso l’esterno.

Forse era una sua impressione, ma a Londra il tempo sembrava scorrere più velocemente del normale. Vide tutte quelle persone, strizzate nei loro tristi giacconi grigi, che ogni due per tre fissavano il loro orologio da polso, timorosi di arrivare in ritardo al loro noioso lavoro.

- Tanto anch’ io finirò come loro, un giorno- pensò tristemente.

Continuò a osservare il via vai di gente frettolosa, fino a quando qualcosa, anzi per meglio dire, qualcuno, catturò la sua attenzione.

Un ragazzo alto molleggiava tranquillo sulle sue lunghe gambe.

Anche se la maggior parte erano nascosti dal cappellino verde, riuscì a intravedere dei riccioli color cioccolato che gli incorniciavano il viso d’angelo.

-Diverso- fu il primo aggettivo che le venne in mente per descriverlo.

Lo seguì con lo sguardo finchè non si addentrò nel parco.

Spinta dall’istino, decise di seguirlo. Così, infilò frettolosamente il libro in una tasca del cappottino, si aggiustò la sciarpa intorno al collo, lasciò quattro pounds sul tavolo e se ne andò.

Non corse, ma camminò piuttosto velocemente dietro quel ragazzo.

Sorpassò il vecchio cancello grigio del parco e si mise a cercarlo.

Prima controllò se si fosse seduto su qualche panchina –per sicurezza, lo fece due volte- , poi se si era fermato ad ammirare la vista del laghetto ghiacciato, ma non si trovava nemmeno lì.

Dalle labbra a cuoricino uscì un sonoro sbuffo, che creò una piccola nuvoletta nell’aria tagliente.

- Cosa diavolo sto facendo?- si maledì subito dopo.

- Inseguire un ragazzo che nemmeno conosci- scosse la testa in disapprovazione verso se stessa.

Si incamminò verso l’uscita, più decisa che mai a togliersi di testa il riccio.

Poi sentì.

‘ I’m tired of feeling alone…’

Una voce bassa che cantava. Non poteva essere lui, insomma, sarebbe stato assurdo.

Oppure sarebbe stato destino. Ma Dakota a queste cose non ci credeva, quindi si convinse della prima.

Questo ragionamento però non bastò a frenare la sua curiosità.

-Anche se non è la stessa persona, posso sempre vedere chi è- si giustificò nella sua testa.

‘ Seems like these days I watch you from afar

Just trying to make you understand

I'll keep my eyes wide open yeah  ‘ 

Continuò la voce.

Dakota si guardò intorno. Dove poteva essere?

Seguendo la melodia, si trovò dietro le fronde di un Salice piangente.

Cercando di essere il più silenziosa possibile, si avvicinò.

Delle parole continuavano ad uscire da una piccola bocca rosa pallido, gli occhi chiusi incorniciati da due sopracciglia scure e-

“Oddio” esclamò senza accorgersene. Si tappò immediatamente la bocca, ma lui l’aveva già sentita.

Il ragazzo, lo stesso che prima stava cercando, aprì gli occhi di scatto e fissò Dakota con uno sguardo indecifrabile.

Si alzò in piedi, mostrandole nuovamente la sua altezza, e la fissò corrucciato.

Si avvicinò sempre di più, e abbassandosi le arrivò fino a un palmo dal viso.

I suoi occhi verdi la scrutarono fin dentro l’anima e Dakota si sentì  improvvisamente a disagio.

Poi il ragazzo si raddrizzò di scatto e la sorpassò velocemente..

La mora rimase un secondo interdetta e quando si girò, lui era già scomparso.

ALOHA

Ed eccomi qui, approdata anche su wattpad, yay!

Cooomunque, so che questi primi capitoli possono sembrare un po’ noiosi, ma andando avanti diventeranno più interessanti, promesso v.v

Ah, e dal secondo capitolo i capitoli saranno in prima persona :D

Se riuscirò a resistere alla tentazione di pubblicarlo prima, ci vediamo col prossimo capitolo domani

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Ask: ask.fm/TheFredek.

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