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Sarah avvolse il suo piccolo corpo esile nel cappotto nero di pelle.

L'aria di Londra pungeva e Sarah, nonostante tutto, l'amava.

Quel giorno sarebbe andata a fare la prima ecografia.

Era troppo felice.

E soprattutto eccitata.

Eccitata di vedere su quel piccolo schermo il suo bambino.

Eccitata di rivedere lui in quel bambino.

Nel frattempo erano passate altre 4 settimane da quando Luke era arrivato.

E in quelle settimane Sarah aveva pensato a cosa dirgli, a come approcciarsi con lui e cercare di non fare altri casini.

Se lo incontrava gli diceva tutto.

Gli diceva del bambino.

E quello che aveva visto con Harry non era niente di importante.

Anche se quest'ultimo punto per Sarah era un po' incerto.

Per Harry non era proprio niente, altrimenti non si sarebbero baciati.

E, wow, non si sarebbe sentita in quel modo.

Doveva schiarirsi le idee.

Soprattutto con Harry.

Ma ora era lui che non rispondeva alle sue chiamate e ai suoi messaggi.

E non veniva più neanche a casa sua da circa 3 settimane.

Avere due persone contro faceva sentire la ragazza non abbattuta e con mille sensi di colpa.

La faceva sentire molto di più.

Voleva essere risucchiata dalla terra, voleva vivere in un altro universo.

Voleva scappare come aveva sempre fatto.

Come anche Michael faceva.

Michael.

Pensava a lui quasi sempre.

Non sapeva come stava, e lui ora era solo.

Ecco.

Sarah era un disastro.

Riusciva a far allontanare da lei tutti i suoi tesori, tutti, nessuno escluso.

E faceva star male le persone.

Questo accadeva da quando era piccola.

A partire con suo padre.

Chiedeva solo una vita normale.

Non senza problemi, ma semplicemente con meno problemi.

Involontariamente stava piangendo.

E le lacrime cadevano come una pioggia senza fine.

Come la tempesta senza fine in cui viveva.

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