La furia di Zeus

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Dall'alto del suo trono, nell'Olimpo moderno, Zeus osservava il Campo Mezzosangue tramite il piccolo portale spazio-temporale.

Era stato un duro colpo per lui sapere che Ade aveva aiutato il figlio illegittimo Michael a tornare alla vita, dopo che lui aveva tanto faticato per trovarlo e ucciderlo. Si sentiva tradito dal dio dell'oltretomba, perché proprio non si aspettava che decidesse di mettergli i bastoni tra le ruote quando era ad un passo dal raggiungere il suo obiettivo.

Zeus teneva i pugni chiusi in una morsa ferrea che gli sbiancava le nocche. Anche la mascella era serrata, mentre pensava alla ragione per cui Ade avesse deciso di salvare Michael e non gli altri: forse voleva assicurarsi un successore per il Regno dell'oltretomba? Eppure Zeus stentava a crederlo, poiché aveva studiato per bene il semidio e lo aveva trovato decisamente un rammollito. I piani di Ade, perciò, non gli erano chiari, cosa che lo faceva andare su tutte le furie; Zeus odiava non avere tutto sotto controllo.

Si alzò di scatto dal trono e inspirò furiosamente, come un toro che si preparava alla carica.

Adesso sapeva cosa fare per porre fine una volta per tutte a quella storia.

Al Campo Mezzosangue, quella mattina, gran parte dei semidei guardava in cagnesco Michael e Federico, perché per colpa loro non avevano chiuso occhio per tutta la nottata. Ma mentre Federico ridacchiava a quelle occhiate, fiero di essersi ancora una volta distinto, il riccio era completamente rosso in viso per la vergogna.

Ma la situazione di calma durò veramente poco, perché ad un certo punto cominciò a sentirsi uno strano vociferare.

Michael e Federico, subito dopo la colazione, si allontanarono verso l'anfiteatro per godersi quella mezz'oretta che li separava dell'inizio degli allenamenti. Michael si sedette tra le gambe divaricate di Federico e adagiò la sua schiena al petto dell'altro, sorridendogli. Anche il ragazzo tatuato gli sorrise e strappò una margherita dall'erbetta per poi porgerla ridendo al riccio.

«Grazie. Non ti facevo così romantico!» Ridacchiò Michael, infilandosi quella margherita bianca tra i ricci.

«Romanticismo grezzo» commentò l'altro sorridente.

Michael arricciò il naso nel suo sorriso particolare e adorabile che mostrava gli incisivi sporgenti.

Il piccolo idillio fu interrotto dalla figura di Klaudia che correva a perdifiato verso di loro. Delle urla stridule si sentirono dall'ingressso del Campo e i due ragazzi si voltarono verso quella direzione, vedendo la biondina che si precipitava spaventata.

Federico balzò in piedi e dopo di lui anche Michael lo imitò.

«Zeus...» cominciò la ragazza affannata. «Zeus è qui! Sta cercando Michael!»

Il riccio sbiancò e sarebbe svenuto lì all'istante se non avesse sentito il braccio di Federico circondargli le spalle in una morsa che gli donava sicurezza.

«Non lo avrà mai» rispose categorico Federico. «Possiamo nasconderlo da qualche parte?»

La biondina si riprese dal fiatone e li fissò con una faccia tra il dispiaciuto e il colpevole.

«Federico... Io dubito che potremmo in alcun modo ingannare Zeus.»

Il tatuato fece un passo in avanti e la guardò rabbioso.

«Ma tu sei con noi o contro di noi?»

Stavolta fu il turno di Klaudia di guardarlo furente.

«Tu che cosa credi?! Michael è mio amico, ma so di cosa sto parlando. Se ti dico che nasconderlo è inutile devi credermi.»

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