Fuggiamo

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Da lontano scorgo le due truppe, di quindici demoni ciascuna, partire per la terra, passando per il bosco accanto al lago. Mi trovo sulla sporgenza della cascata, mentre Lucifero e i tre consiglieri sono rientrati nel castello ormai da ore.

Osservo i demoni attraversare la barriera che ci protegge dagli umani, che può essere attraversata solo da persone "speciali", così, lentamente e da lontano, li seguo senza fare rumore.

Passo attraverso quei rami ingarbugliati, saltando di albero in albero, mentre i demoni, ignari della mia presenza, continuano a camminare.
Stringo tra la mani il regalo di Gabriel, la piccola collana, a forma di cuore, con una pietra azzurra come ciondolo.
L'ho indossata subito appena mi sono avvicinata ai demoni e nessuno si è accorto di nulla. L'unico problema?
Questa pietra per funzionare preleva dell'energia dal mio corpo, e sono se ne ho abbastanza funziona, anche per diverse ore.
So che sembra strano che un angelo e un demone siano così amici, ma in fondo è lui che mi ha cresciuta fin da piccola, ma nessuno sa che ci vediamo ancora, o almeno fino a ieri....
Mio padre era sempre occupato, lo stesso gli altri demoni nobili, e Lucifero non si fidava a lasciarmi ad una balia, essendo sua erede, così mi ha affidato a Gabriel, che si prendeva cura di me per tutto il giorno facendomi giocare alla cascata.

Passiamo attraverso quel velo che ci protegge e i demoni si separano in gruppi di tre persone, per poi iniziare a correre verso le città più vicine.
Io rimango ferma a vedere lo spettacolo di "madre natura".
Gli alberi sono rigogliosi e pieni di frutti diversi, mentre da noi è presente solo il melo dove vive il serpente 'tentatore', o almeno io lo chiamo così. I prati verdi sono occupati da diversi animali, tutti intenti a bruciare quell'erba così verde. Da noi invece è tutto così tetro, spoglio e morto...

Scendo dall'albero e mi avvio verso sud-est, intenta a trovare un albero grande dove poter dormire pacifica, visto che se andassi in una città i demoni potrebbero vedermi e riportarmi agli Inferi.

Inizio a correre per quella piccola pianura, utilizzando la super velocità, e in un attimo sono nell'altro bosco, dove finalmente posso star tranquilla, qui nessuno riuscirà a vedermi.

Così inizio ad addentrarmi in quel groviglio di rami, mentre la mia mente comincia a vagare da tutt'altra parte.

Pov Lucifero

Lasciai i soldati davanti alla foresta che conduceva al mondo umano, per poi raggiungere in un attimo il mio ufficio, dove lunghe pile di fogli e scartoffie mi attendevano.

Mi sedetti sulla mia poltrona in pelle nera e iniziai a prendere alcuni fogli dai relativi carrelli per posizionarli sulla scrivania in oro puro.

Osservai le diverse carte per poi collocarle nei loro appositi scaffali, per poi prenderne altre, firmare, e fare lo stesso, per proseguire senza interruzioni.

La mia mente però pensava a Victoria, al suo lavoro e al suo addestramento.
Era tornata quella di un tempo, forte e coraggiosa, ma non le avrei mai permesso di entrare nell'esercito. Le donne dovevano rimanere al loro posto, badare ai figli e alleviare le pene degli uomini donandosi a loro.

Lei era la mia erede e nessuno doveva torcerle un capello, pena la morte. Nessun demone l'avrebbe aggirata o fatta sua perché io sarei stato sempre presente nella sua vita, come un secondo padre, anzi dovrei dire un terzo.

Pensai mentre un ghigno si formava sul mio volto.

In effetti erano anni che non facevo una visitina alla famiglia...

Mi materializzai nel villaggio, senza intoppi. Infatti ero il diavolo e niente avrebbe potuto permettermi di vagare tra gli umani, magari avrei ammaliato qualche umana per poi soddisfare le mie interminabili voglie.

Entrai nella casa della famiglia e trovai il branco riunito in salotto, così appena varcai la soglia una ventina di teste si voltarono verso di me sgranando gli occhi.

-Ma chi si rivede....

Dissi alloggiandomi allo stipite della porta.

-Voi..... Ridatemi mia figlia!

Gridò Alaska venendo verso di me per colpirmi, ma prima che potesse solo avvicinarsi schioccai le dita, e lei cadde sulle ginocchia, gridando per il dolore alla testa.

-Voi non riavrete mai vostra figlia. Mai e poi mai.

Vidi il suo compagno affiancarla per poi volgere il suo sguardo verso di me, implorante.

Schioccai le dita una seconda volta e Alaska smise di urlare prima di accasciarsi al suolo priva di sensi.

Mi smaterializzai immediatamente ma non prima di lasciare loro un messaggio.

-La giovane Victoria è mia, donatasi a me è diventata mia moglie. È una donna, sottomessa a me e voi non la rivedrete mai più.

Andai nella foresta dopo aver comunicato la mia assenza prolungata ad Apollion, che avrebbe preso il mio posto durante la mia assenza.

Camminai per un po' prima di raggiungere una cittadella costituita perlopiù da grattacieli. Camminai per le strade, tenendo d'occhio ogni persona mi passasse accanto, gli uomini proseguivano come se non esistessi, mentre le donne con ammirazione. Sono un tentatore, così, come un leone fa davanti ad un branco, le guardai attentamente prima di scorgere la mia vittima.

La seguii fino a quella che doveva essere la sua casa e la bloccai prima che vi entrasse.

La guardai negli occhi soggiogandola e la condussi all'interno dell'abitazione fino alla camera da letto, piena di foto del suo matrimonio.

La feci stendere sul letto mentre commetteva un atto impuro che l'avrebbe portata dritta all'inferno, ma il mio piano non era finito lì, non di certo.

Suo marito entrò nella camera, di sicuro attirato dai gemiti. Ci guardò con occhi sgranati, bloccato dallo stupore.
Guardai la ragazza che, alzandosi, prese il coltello, che le porgevo, per poi avvicinarsi al marito e piantarglielo, in un colpo netto, al cuore.

Ora si che la sua condanna sarebbe stata eterna.

Mio signore..

Cosa vuoi Apollion. Mi sto intrattenendo or ora e mi disturbi. Cosa succede di così importante da chiamarmi?

Victoria....

Victoria cosa Apollion?! Sputa il rospo!

È scomparsa....non abbiamo più notizie....

Fermai il contatto, bloccato dall'ansia. Victoria era sparita.....come era possibile?

Le avevano fatto del male?

Dove era ora?

Chi l'aveva presa?

Tutte queste domande affollavano la mia mente, così, senza perder tempo, ruppi il collo alla giovane e mi materializzai nel castello, ordinando a tutti di riunirsi nella sala del trono.

-Trovatela! Ora! Controllate ogni millimetro del castello! Guardate nel bosco! Ovunque ma trovatela! Viva! Chi non me la riporterà pagherà con la vita!

-Si signore

Risposero in coro prima iniziare le ricerche.

Dovevano trovarla subito. Victoria non sarebbe morta, non l'avrei permesso, ma la paura che lo fosse già mi attanagliava, come quella che magari qualcuno l'avesse violata.

Victoria era mia e nessuno me l'avrebbe sottratta.

L'Eterna Dannata Where stories live. Discover now