Primo allenamento

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Mi svegliai verso le sette di mattina, così mi feci una lunga doccia rilassante per poi mettere un vestito elegante nero che arrivava a metà coscia, con lunghe maniche di pizzo, stretto fino alla vita con poi una gonna che ricadeva morbida.

Mi asciugai i capelli per poi lasciarli ricadere morbidi, in dei boccoli voluminosi, sulle spalle.

Misi del mascara sulle ciglia e un rossetto bordeaux sulle labbra carnose.

Finii il tutto verso le otto meno dieci, così decisi di dirigermi nella sala da pranzo per fare colazione.

Passai per i corridoi le cui pareti erano di un rosso acceso, mentre il pavimento di un nero lucente. Era tutto così dannatamente bello in quel luogo che ci avrei vissuto per l'eternità.
Ma un altro luogo in realtà attirava la mia curiosità e lì, purtroppo, mi era vietato mettere piede.

Erano passati quasi otto anni da quando Lucifero aveva iniziato ad allenarmi e il giorno della prova si avvicinava, ma il mio cervello pensava sempre ad altro.
La mia mente era altrove mentre ogni giorno combattevo e vivevo tra quelle mura sempre uguali, conducendo una vita monotona.
Io desideravo ardore in quella vita, passione, svago.
Qualsiasi cosa.

Raggiunsi la sala e velocemente asciugai una lacrima prima che qualcuno, passando di lì, vedesse una demone nobile piangere.

Aprii l'immensa porta e notai con piacere di essere sola.
Nessuno era ancora giunto e questo non mi sorprese.
Erano tutti troppo indaffarati con lo smistamento delle anime e con l'arruolamento di giovani demoni nell'esercito.

Quando mancava un minuto finalmente gli altri presero posto, io sedevo alla destra di Lucifero, seguita dalla mia guardia Katrina, mentre alla sua sinistra c'erano i consiglieri, tra cui mio padre, seduto accanto ad una sedia vuota.
La sedia su cui si sarebbe dovuta sedere mia madre, ma lei era morta ormai da tre mesi e sembrava che quasi tutti si fossero dimenticati di lei.
Io per prima ammettevo che era una donna volgare e per niente sopportabile, ma voleva bene alle persone che la circondavano.
Faceva fatica a dimostrarlo, ma era così.

Sospirai iniziando a mangiare, ma il mio stomaco era chiuso ormai da giorni ed io non avevo minimamente voglia di stare ad ascoltare i demoni di alto rango che parlavano di quanto l'esercito fosse migliorato dopo la morte di mia madre in battaglia.

Posai la forchetta e bevvi un po' d'acqua per poi alzarmi ed uscire da quella stanza sotto gli sguardo di tutti e le grida insulse di Lucifero che mi ordinava di tornare indietro.

Arrivai fino in camera mia per fermarmi e riprendere a respirare.
Non mi ero minimamente accorta di star trattenendo il respiro.

Mi misi la tuta da combattimento ed uscii dai cancelli per poi spalancare le mie candide ali nere e bianche e spiccare il volo verso la foresta.

Volevo sfogarmi, anzi, dovevo sfogarmi.
Tutta l'oppressione che avevo accumulato in quel luogo era davvero troppa. Non sarei resistita un minuto di più in quel posto.

Raggiunsi un punto vicino alla cascata e cominciai a tirare calci e pugni ad uno dei massi giganti che solcavano il terreno.

Urlavo dalla frustrazione e dal dolore che mi opprimeva dentro, un mostro che mi dilaniava dall'interno.

Mi accasciai a terra con le lacrime agli occhi mentre il cuore batteva forte, quasi volesse fuoriuscire dalla cassa toracica.

-Vic che ti è successo?

Continuai a rimanere sdraiata contro a roccia mentre Gabriel si sedeva accanto a me stringendomi tra le sue braccia.
Avevo un disperato bisogno di calore, ciò che solo un angelo può dare, ed io in quel momento desideravo solo stare lì, svuotare la mente ed andarmene lasciando tutto e tutti solo per prendere le redini della mia vita.
Ma ciò non mi era concesso.

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