18.

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«Prendi le tue cose, ho detto, o sarò costretto a pensarci io e non so se ti conviene.» disse, ormai frustrato, per l'ennesima volta, Sammy, passandosi una mano tra i capelli.

Da due ore, ormai, dopo che Kyle ebbe raccontato tutta la verità senza tralasciare alcun particolare, Sammy provava a convincere Kyle a trasferirsi, con Tyler, nel suo appartamento.

«No. E poi siamo in piena notte, non posso spaventare Tyler. Come glielo dico? Sai, abbiamo gli strozzini alle calcagna, preparati e andiamo a vivere dal mio amante!»

«Amante?»

«Beh...amico?» domandò, incerto.

«Io direi piuttosto, ragazzo.»

Kyle rimase di sasso, con la bocca semichiusa e gli occhi argentati più luminosi che mai.

«Cosa?»

«Hai sentito bene, piccolo. E adesso non farmi insistere, prendi le valigie, metti dentro le tue cose, fai lo stesso per il piccoletto e domattina lasciamo questo postaccio.»

Kyle sentiva il cuore uscirgli dal petto. La naturalezza con cui, Samuel, si stava prendendo la responsabilità di due vite, il sorriso che manteneva sul volto nonostante la pericolosità della situazione, il fatto che si fosse definito come il suo ragazzo, era una grande e stupenda novità per lui.

«Perché?» domandò impercettibilmente, mantenendosi in piedi, davanti a un seduto Sammy.

«Perché se non fate la valigia non credo di avere abiti adatti per voi, a casa.»

«Perché metterti sulle spalle un disastrato come me, con tanto di fratello minorenne? Perché, Samuel?»

A quel punto, l'uomo, si mise in piedi e, con un solo passo, si ritrovò davanti al giovane.

«Perché sento che se ti lasciassi andare, ti perderei per sempre e non so se sarei capace di vivere, dopo.»

E in un attimo, le mani di Kyle si unirono dietro la nuca del più grande e le labbra dei due si incontrarono in un bacio famelico ma pieno di passione. Dagli occhi argentati, le cui palpebre erano chiuse, scivolarono delle lacrime calde, che bagnarono anche le guance ispide di Sammy. Le mani di quest'ultimo, si strinsero attorno ai fianchi del cameriere e i respiri, adesso affannati, erano segno di un'unione che stava diventando, sempre più velocemente, qualcosa di più profondo e denso di significato.

Il tragitto dal divano alla camera da letto di Kyle fu piuttosto breve. Il proprietario della stanza, chiuse la porta alle sue spalle con un piccolo calcetto, spinse Sammy sul letto a una piazza e mezzo e gli salì sopra a cavalcioni senza perderlo di vista un solo secondo. Sammy non voleva smettere di baciare un solo secondo il giovane ragazzo e, nonostante durante lo svestimento furono costretti a staccarsi il minimo indispensabile, le loro bocche continuavano, imperterrite, a cercarsi tra un ansito e un altro.

Nudi, dopo qualche ultimo gesto e sempre nella stessa posizione, si unirono con un gesto secco colmo di passione e voglia di divenire un unico essere. Kyle cavalcava il più grande mantenendo entrambe le mani sui pettorali e Sammy, che lo guardava dal basso, gli stringeva la natica con la mano sinistra mentre, con la destra, ne stimolava il punto più sensibile.

E fu un attimo prima che arrivassero entrambi al culmine del piacere con una nuova consapevolezza e una visione del tutto diversa del loro rapporto. Avevano fatto l'amore, per la terza volta da quando si erano conosciuti e per la prima volta come qualcosa di unico, un insieme più alto di sentimenti e ragione, un qualcosa che Kyle, non aveva mai provato prima e che Sammy, era convinto di aver provato per qualcun altro ma che, in realtà, non si poteva proprio paragonare a ciò che sentiva adesso, mentre stringeva tra le braccia il suo ragazzo.

**

Sammy aprì un occhio che richiuse immediatamente quando, un raggio di luce, gli trapassò l'iride castana. Riprovò ancora una volta perché, nonostante ci fosse solo un gran silenzio e poteva sentire distintamente il respiro regolare di Kyle sul suo collo e il braccio abbandonato sul suo petto, si sentiva osservato.

Difatti, il piccolo Tyler era fermo, in piedi, proprio davanti al suo lato del letto a una piazza e mezza che li osservava senza espressione.

«Ehi...buongiorno» disse incerto, scostando il braccio del cameriere e mettendosi in posizione seduta, stando ben attento a coprirsi con il leggero lenzuolo bianco.

«Aiuterai Kyle?» domandò, imperscrutabile, il bambino.

«Come?»

«Lo aiuterai a dare i soldi agli uomini cattivi? O ci lascerai come ha fatto mamma?» era serio, Tyler, e sembrava anche piuttosto arrabbiato.

Sammy fece un sorriso dolce al piccolo, allungò il braccio per scostargli i capelli dalla fronte e ne osservò il viso imbronciato. Era così simile a Kyle, sembravano gemelli con una netta differenza d'età.

«No, non vi abbandonerò, Tyler. E sì, aiuterò te e Kyle. Sistemeremo questa situazione, insieme, come una famiglia.»

Tyler continuò ad osservarlo serio.

«Promettimelo.»

Sammy sapeva che, una promessa, soprattutto se fatta ad un bambino, era per sempre. Rimase per qualche secondo a fissare gli occhi grigi del piccolo poi, si voltò di lato per osservare lo splendido viso di Kyle, ancora nel mondo dei sogni, con il viso rilassato e un leggero sorriso sulle labbra. Cosa avrebbe dovuto fare? Cosa sentiva di fare? Un conto erano le parole, un altro, i fatti. Aveva trentadue anni, era a capo di un'azienda che assumeva importanza ogni giorno di più, proveniva da una famiglia ricca e famosa. Era pronto ad assumersi una tale responsabilità? Un ragazzo, decisamente più giovane, bellissimo e problematico. Un bambino. Una famiglia.

«Te lo prometto.» rispose serio, porgendo la mano al bambino, proprio come avrebbe fatto con un uomo. «Hai la mia parola.» e subito dopo, Tyler si avvicinò di slancio e portò le piccole ed esili braccia attorno al collo dell'uomo che, preso alla sprovvista, sgranò gli occhi ma sentì un profondo calore espanderglisi nel petto.

«Che sta succedendo?» la voce roca e assonnata di Kyle, interruppe il momento tra i due. Sammy, ridacchiando, spinse sul letto Tyler che cadde con un tonfo, proprio sul fratello.

«Ahia!» urlò il cameriere, confuso più che mai.

«Su bambini! Prepariamo le valigie!» urlò Sammy mentre Tyler cercava di sfuggire dal solletico del fratello, saltando giù dal letto.

«Valigie?» domandò il piccolo, con un ampio sorriso sul volto.

«Sto mantenendo la mia promessa.» rispose serio Sammy, guardando il bambino per poi fargli l'occhiolino.

«Quale promessa?» domandò Kyle, non capendo nulla di quella strana situazione.

«Te la raccontiamo strada facendo. E adesso, forza! Si va a casa!»



Nota Autrice:

Piccolo aggiornamento!
Sssshhh sono in ufficio! :Dù

<3


Love Made Me Do ItWhere stories live. Discover now