10.

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Brady aprì gli occhi con una lentezza disarmante. Non poté fare a meno di sentire una dolorosa fitta nella testa e, la luce accecante che proveniva dalla finestra di fronte a sé, lo infastidì a tal punto da infilare la testa sotto al cuscino.

«FINESTRA?!» urlò alzandosi di scatto e peggiorando notevolmente la situazione. Poggiò una mano sulla fronte come a fermare l'emicrania e, quando la vista tornò limpida, si guardò intorno non riconoscendo alcun particolare della camera da letto in cui si trovava.

L'ampia stanza con le pareti candide, l'arredamento minimal e il grande letto king size con le lenzuola grigie illuminato dall'ampia vetrata, appartenevano di certo a qualcuno di cui non aveva mai visto l'appartamento.

Brady si osservò il corpo. Un leggero profumo di sandalo odorava la stanza e, la maglia grigia a maniche corte che indossava in quel momento insieme ai boxer che riconobbe come suoi, era un paio di taglie più grande.

«Cosa diavolo è successo?» mormorò, ma i suoi pensieri vennero interrotti dalla porta bianca della stanza, che si aprì piano, lasciando intravedere una testa nera familiare, seguita da un paio di occhi color pece.

«Oh mio dio!» urlò, ancora una volta, Brady, rimanendo fermo sul posto.

«Pensavo fossi svenuto. E' mezzogiorno.» sorrise Mark, spingendo la porta con la spalla e facendosi largo nella stanza con un piccolo vassoio tra le mani, da cui si intravedeva un lungo bicchiere pieno di succo d'arancia.

Brady lo fissò con gli occhi sgranati e la bocca leggermente spalancata. Non sapeva cosa pensare.

Quindi quello era l'appartamento di Mark Leeson? E quella era la sua camera da letto? Cosa ci faceva, mezzo nudo, nel letto del suo capo?

«Io...non, non capisco.» sussurrò piano, osservando i movimenti del più grande che, dopo aver poggiato il vassoio sul comodino accanto al giovane, prese posto sul bordo del materasso.

«Cosa ricordi di ieri sera?» domandò poi.

Brady rimase immobile. Sentiva il cuore battergli all'impazzata nel petto, le mani gli tremavano e sudava freddo. Stava per avere un attacco di panico.


Qualche ora prima...


«Allora sei davvero tu.»

«Sì, sono davvero io»

«Cosmopolitan, eh?» Mark osservò il bicchiere pieno di liquido rosa e ridacchiò osservando la faccia paonazza di Brady, anche sotto le luci colorate del locale.

«L'ha ordinato Alexa per me.» rispose storcendo leggermente il naso. Movimento che Mark trovò assolutamente adorabile, oltre che eccitante.

Gli occhi dei due rimasero inchiodati per un paio di secondi prima che Mark si voltasse verso il barman per ordinare una birra. Brady osservò il bicchiere con quel drink troppo femminile e decise di finirlo in pochi sorsi per togliersi dall'imbarazzo.

Guardandosi attorno, notò poi la testa bionda di Alexa muoversi convulsivamente tra la folla mentre ballava, in mdo decisamente provocante, con un belloccio alto e moro di cui Brady poteva vedere solo le ampie spalle.

«Quella è Alexa?»

Mark attirò l'attenzione di Brady.

«Sì, è lei.»

«Cosa c'è tra voi due?»

Brady lo fissò confuso. Okay, non aveva mai parlato della sua sessualità, e poi perchè avrebbe dovuto visto che Mark era il suo capo? Però pensava piuttosto ovvio.

Love Made Me Do ItWhere stories live. Discover now