12.

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Nonostante l'immagine provocante di Brady, che continuava a ripresentarsi nella sua mente con quel fisico longilineo, dai muscoli appena accennati, mentre lo pregava, letteralmente, di far sesso con lui, Mark si ritrovava all'Harvard Bar and Grill in compagnia di Sammy.

Seduto all'angolo, ad osservare il menù lungo e variegato, non si accorse nemmeno della scena che stava avvenendo sotto al suo naso.

Un giovane decisamente attraente, con capelli neri scompigliati e occhi quasi argento, osservava il suo migliore amico come fosse, contemporaneamente, l'unica e l'ultima persona che volesse vedere. Mark posò delicatamente il menù sul tavolo di legno usurato dal tempo, poggiò la schiena sulla morbida imbottitura bordeaux e osservò la scena, concentrando, questa volta, il suo sguardo, sull'amico di una vita.

Sammy, infatti, aveva gli occhi decisamente luminosi rispetto a qualche minuto prima. Le guance, visibilmente arrossate e le mani leggermente tremolanti, erano segni di un'evidente interesse dell'uomo nei confronti di quel giovane così lontano da lui. Mark, infatti, era ben consapevole dell'effetto che faceva a Sammy e dell'amore che, questi, era convinto di provare nei suoi confronti, e non si aspettava di certo di essere sostituito da un ragazzo così diverso.

Fece un piccolo sorriso, mentre osservava Sammy che, con evidente imbarazzo, cercava di spiegare la sua presenza ma, il giovane cameriere, il cui nome, a quanto pare, era Kyle, portò nuovamente lo sguardo d'acciaio sul piccolo tablet per le ordinazioni.

«Kyle...posso parlarti?» continuò Samuel, avvicinando una mano verso il gomito del giovane che, con un gesto non poi così celato, si ritrasse di un passo, mantenendo sempre lo sguardo fisso sullo schermo.

Mark rideva sotto i baffi.

«Cosa posso fare per voi, signori?» aveva calcato volutamente sull'ultima parola.

«Kyle, quando finisci il turno?»

«Se non dovete ordinare vi pregherei di lasciare il tavolo.»

«Io ordino eccome!» s'intromise Mark, ricevendo uno sguardo d'odio da parte di entrambi.

«Ho fame.» si giustificò, alzando entrambe le mani in segno di difesa.

Dopo qualche secondo di tentennamento, Kyle fermò con un gesto repentino un collega che gli passava accanto proprio in quel momento. Si avvicinò per dirgli qualcosa all'orecchio e poi, senza dire niente, si allontanò dai due amici lasciando che fosse il collega a prendere le ordinazioni.

«Cosa posso fare per voi?» domandò sorridente il nuovo arrivato.

Samuel sbuffò sonoramente.

«Posso sapere dove è andato Kyle?» domandò al biondino in attesa.

«Ehm...credo in pausa. Dovete ordinare?»

Mark prese possesso della situazione.

«Senti io ho fame, tu insegui pure il tuo ragazzo, ma io ho bisogno di mettere qualcosa sotto i denti!»

Sammy lo osservò contrariato.

«Ci vediamo domani.» gli disse, alzandosi e dirigendosi verso l'esterno del locale.

«Piatto della casa.» ordinò Mark, al ragazzo ancora in attesa e visibilmente confuso.

**

Brady si era avviato verso la fermata della metro, quando, passando accanto alla vetrata dell'Harvard Bar and Grill, aveva riconosciuto le spalle larghe e il maglione blu navy del suo capo. Un sorriso spontaneo si formò sul suo volto e, indeciso se fare o meno quei pochi passi che l'avrebbero portato da lui, rimase qualche secondo a osservarlo. Mark era decisamente bello, con quel naso retto leggermente all'insù, i capelli neri, corti e mai a posto. Le spalle larghe, l'altezza non esagerata ma comunque decisamente rilevante e le forti braccia, la cui muscolatura era ben visibile attraverso il tessuto.

Love Made Me Do ItWhere stories live. Discover now