Capitolo 2

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Il salotto è immenso, mobili rivestiti in velluto nero, le cornici dei quadri sono di legno bianco, il pavimento è lucidissimo, volendo ci si può specchiare. Già la prima stanza è enorme, non immagino le altre.
Mi accompagna al primo piano, c'è un unico corridoio lungo, con le pareti piastrellate di marmo, ci sono circa 7 porte nel corso di quel corridoio. Arrivati a metà, lui si ferma e io, di conseguenza, vado a sbatterci contro. Lui si gira, mi trattiene a sè tenendomi stretta per i fianchi, quando alzo la testa i suoi occhi sono lì, davanti ai miei, sono di un verde smeraldo bellissimo, sento il suo petto alzarsi e abbassarsi in contemporanea con il mio, nessuno dei due dice nulla (in fondo che c'è granchè da dire se si può stare zitti ad ammirare i suoi occhi). Torno alla realtà e mi scrollo da lui, Paulo scuote la testa come per sveglirsi e poi gli torna in faccia quel sorrisetto che tanto odio.
«Questa è la tua camera Alice -dice Paulo aprendo la porta per farmi vedere una stanza con due letti, un armadio grandissimo, dei comodini in legno bianco e delle sedie in velluto- nonchè la nostra camera.» conclude.
«Cioè tu hai tipo 90 stanze in qussta casa e non hai una camera per gli ospiti?» chiedo.
«Esatto, ora sistema le tue cose e vieni giù che prepariamo la cena.» dice incalzandomi e poi se ne va fuori.
Comincio ad esplorare la camera, anche tra le sue cose, insomma dovremmo dormire nella stessa stanza per una settimana ed è giusto che io voglia informarmi su questo ragazzo. Dopo aver sistemato pazientemente i miei vestiti nell'armadio e aver posizionato l'altro borsone sotto il letto, inizio a curiosare tra le sue cose. Nel suo comodino c'è di tutto, caramelle, mutande, calzini, patatine, film, CD, giochi per la Play,...
Apro l'ultimo cassetto e trovo un album di famiglia, che comincio a sfogliare, è bellissimo, prima di riposizionarlo al suo posto, trovo una scatoletta di... Durex.
Rimetto tutto dentro per non pensare quante ragazze siano già state in questa camera solo per divertirsi, beh io non ci sto se questo è il suo obbiettivo.

Paulo.
6.39 p.m.
Niente male la ragazza, ma non posso più permettermi di provare quelle emozioni, non capisco perchè respiravo in quel modo e non riuscivo a parlare. Quella ragazza ha qualcosa di speciale, oltre ad essere bellissima... ma non le permetterò di cambiarmi.

Alice.
Resto vestita come prima, una semplice maglietta bianca, non troppo corta, a maniche corte e un jeans attillato nero che mi fascia bene le gambe. Scendo a passo svelto perchè non sento un profumo familiare, di casa. Quando arrivo in cucina vedo Paulo mescolare qualcosa nella pentola e mi avvicino lentamente per coglierlo di sorpresa. Gli appoggio le mani sulle spalle, mi alzo in punta di piedi e appoggio la faccia accanto alla sua.
«Cosa si mangia di buono?» chiedo affamata. «Tortellini in brodo -risponde lui- tu intanto prepara la tavola.»
Quando è tutto pronto ci sediamo a tavola per mangiare, i tortellini sono fumanti e io faccio il grande errore di non soffiare sul cucchiaio prima di metterli in bocca, infatti mi scotto e bevo subito l'acqua che ho nel bicchiere. Paulo si mette a ridere e poco dopo, quando il mio palato smette di andare a fuoco, mi unisco a lui.
«Paulo, toglimi una curiosità. Quante ragazze hanno dormito nel letto in cui questa notte dormirò io?» chiedo diretta. «Per ora una, stanotte diventeranno due.» risponde senza pensarci troppo.
«E ci hai fatto sesso con quella ragazza?» alla mia domanda sorride divertito.
«La prima è stata mia madre e la seconda sarai tu Alice non me lo aspettavo.
«Oh scusa.» mi scuso più con me stessa che con lui, forse ho giudicato troppo l'apparenza.
«Comunque i Durex che tengo nell'ultimo cassetto del mio comodino, sono lì per qualsiasi evenienza, insomma, non si sa mai.»
Divento rossa, aveva capito tutto.
«L'album ti è piaciuto? L'ho fatto io.» mi chiede dopo qualche minuto di silenzio.
«Si, è davvero fatto bene, si vede che ci tieni alla tua famiglia. Ma tuo padre è sempre via per lavoro? Perchè in ogni foto che hai di lui c'è scritto 'mi manchi'.» gli domando.
Lui di colpo si rattrista. «Mio padre è morto quando avevo 12 anni, a quell'età non capivo davvero cosa volesse dire vivere senza la presenza di un padre. Mi sono reso conto veramente della sua assenza quando avevo bisogno di un abbraccio in più nel periodo dell'adolescenza, quando, nel tempo libero, volevo tirare qualche calcio al pallone e poi correre incontro a mio padre per festeggiare dopo un gol. Ma mia madre è fantastica e sta cercando di non farmi mancare la preseza paterna.» mi spiega lui con rammarico nella voce.
«Ti capisco, non per la perdita del padre, ma perchè quando il mio è sempre via per lavoro, cosa che succede ogni mese, mia madre fa di tutto per non farmi pensare al peggio. Mi viene sempre in mente che potrebbe succedere qualsiasi cosa, mi dico sempre che non succederà, ma ogni volta ci penso.» gli confesso.
«Siamo due ragazzi depressi che ora andranno a vedere un film sul divano no!?» afferma lui alzandosi da tavola e portandomi a scegliere il film da vedere. Sorrido, questo ragazzo in fondo non è così male.

E anche il secondo è andato.

Solo Lui.  {Paulo Dybala}Where stories live. Discover now