Capitolo 1

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GIORNO 1

9.36 a.m.
«Buongiorno.» dico ai miei genitori che sono già seduti a tavola per fare colazione. «Buongiorno tesoro.» ricambia mio padre lasciandomi un bacio sulla guancia.
«Ali, devo dirti una cosa...» dice mia madre.
«Dimmi pure.» continuo io.
«Hai presente la signora Dybala? -annuisco, anche se non la vedo da tantissimo tempo- Ecco vorrei fare quella famosa vacanza in Argentina di cui ti ho parlato per tanto tempo, ma suo figlio non vuole venire, e visto che neanche tu hai mai approvato e tuo padre parte una settimana per lavoro, abbiamo deciso, parlandone anche con la signora Dybala, che andrai a vivere a casa sua, con suo figlio, finchè non torneremo dal viaggio.» concluse mia madre.
Stava parlando seriamente? Io, a casa da sola con un ragazzo che quasi non conosco per una settimana? Se lo scorda, sono abbastanza grande per stare a casa mia, da sola.
«Mamma ho 17 anni posso stare qua da sola, poi quel ragazzo potrebbe essere uno stupratore o chissà cosa e comunque non lo conosco neanche, io con quello non ci vivo.» controbattei io. «Alice non protestare, andrai a stare con lui e basta.» disse mia madre per poi andarsene in un'altra stanza.
«Dai tesoro, con lui ti divertivi tanto quando eri piccola e poi ho visto qualche sua foto di come è adesso, non è niente male eh...» disse mio padre facendomi l'occhiolino, riuscendo anche a farmi sorridere dopo la discussione appena avuta con mia madre.

11.50 a.m.
Ebbene si, alla fine andrò a stare da quello, non ricordo come si chiama, me lo hanno detto, ma non riesco a memorizzarlo. Mia madre parte fra 5 ore e mio padre fra 30 minuti così ne approfitto per passare un po' di tempo con lui prima che vada via.
«Ali ascoltami, comportati bene dove andrai, ma non solo là, ovunque, perchè l'educazione e il rispetto verrà sempre riconosciuto, anche dalla persona più stronza del mondo. Ma, dato che a volte serve anche essere testardi, in caso quel ragazzo fosse davvero uno strupratore o un drogato ti autorizzo io a tirargli qualcosa in testa, ma ricordati senza esplicita intenzione di uccidere, solo mutilare o ferire gravemente.» ed ecco che ancora una volta mi strappa un sorriso.
«Papi ma per curiosità, quanti anni ha questo ragazzo?» chiedo.
«Si chiama Paulo, per la precisione, riguardo all'età, credo abbia 22 anni.» risponde papà. 
«Beh, che sia grande o piccolo io non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno.» sbotto io.
«E fai bene, adesso però devo andare altrimenti perdo il volo.» dice, per poi lasciarmi un bacio sulla fronte. Si incammina verso la porta dove c'è mia madre, bacia anche lei e se ne va.

4.23 p.m.
«Tesoro scendi che dobbiamo partire.» urla mia madre dal piano terra. Mi alzo dal letto, dopo un piccolo riposino, prendo i due borsoni che ho preparato, uno grande con i vestiti e vario abbigliamento, un altro, più piccolo con le mie cose personali, trucchi, libri a volontà, accessori e alcune foto di famiglia. Prima di scendere mi trucco un po' e faccio una coda alta ai miei capelli lisci, castano scuro.
Scendo lentamente le scale, lo so, magari sto esagerando, ma non me ne frega nullla, io sono fatta così.

«Dai Eli è solo un ragazzo, non succederà niente.» mi rassicura mia madre mentre accende la macchina per andare a casa Dybala.
«Non è lui che mi preoccupa, mi dà fastidio il fatto che non vi fidate di lasciarmi a casa da sola per 5 giorni. Ho 17 anni mamma, ho sempre dimostrato di essere una ragazza affidabile.» la contraddico.
«Abbiamo preferito così Ali, non sarà male.» conclude lei il discorso, come sempre dal tronde.

Appena arriviamo mia madre mi fa prendere i borsoni, perchè loro partiranno subito, me li carico nelle spalle per poi incamminarci verso la porta d'entrata. Mamma suona il campanello e dopo qualche instante una signora sulla quarantina ci apre, è di statura normale, i capelli neri e non si veste affatto male.
«Ciao Teresa -dice abbracciando forte mia madre- questa deve essere tua figlia!? Ma come sei bella tesoro, uno splendore.» dice porgendomi la mano.
«Grazie mille signora, anche lei.» ricambio.
«PAULO SCENDI IMMEDIATAMENTE!» urla la signora che fino a poco tempo fa sembrava un angioletto di Dio.
«Eccomi, che cosa vuoi? Perchè devi sempre urlare?» sento dire ad una voce maschile, abbastanza roca, ma continuo a guardare il mio borsone che è molto più interessante, per quanto mi riguarda.
«Teresa, Alice, lui è mio figlio Paulo.» ce lo presenta sua madre.
«Piacere -stringe la mano a mia madre, poi viene verso di me- felice di conoscervi.» si avvicina per abbracciarmi ma io lo respingo porgendogli la mano che lui stringe subito dopo.
«Bene noi andiamo. Fate i bravi.» dicono in coro le mamme prima di uscire e andare in viaggio.

«Vieni, ti mostro la camera in cui dormirai.» dice sorridendomi amichevolmente.
Lo seguo, intanto prendo il telefono e mando un messaggio a mio padre.

A Papi:
'Questo ragazzo non mi piace.'

Spero vi piaccia, ciau.

Solo Lui.  {Paulo Dybala}Where stories live. Discover now