19 Too Much Love Will Kill You

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Corro fortissimo, fregandomene di starmi spaccando i piedi, che lasciano impronte insanguinate sul cemento del marciapiede. La sottoveste si è strappata, per le lunghe falcate che faccio. Devo correre più veloce. Il sangue pompa a dismisura, il cuore galoppa all'impazzata. L'adrenalina, sta facendo il suo dovere. Ho così paura che gli sia successo qualcosa, che è un miracolo non mi sia venuto un infarto. Do una spallata a qualcuno, ma non me ne curo. Sono concentrata a cercare di vedere la strada, oltre la coltre di lacrime. Svolto a destra buttandomi in mezzo di strada, infischiandomene delle auto che sfrecciano vicine a me, suonandomi. Mi offendono e mi maledicono, mai quanto stia facendo io adesso. Mi rintronano nella testa quelle parole cattive, vorrei vederti morto. Se così fosse, non mi perdonerei mai. 

Arrivo, seguendo la gente che corre ed i suoni delle sirene, ai piedi della Scott Tower. Ci sono, ad occhio e croce, più di cento persone lì radunate. Mi faccio largo a spintoni tra la folla, arrivando al cordolo della polizia. 

"Devo passare, il mio fidanzato lavora qui" ordino, all'agente in divisa, con fare perentorio. 

"Nessuno può passare, signora. Stanno estraendo i corpi ed il palazzo è ancora instabile" mi spiega. Come se questo mi fermasse o prestassi ascolto a quello che dice. Passo lo stesso, ma mi blocca. Mi divincolo, cercando di liberarmi, quando lo vedo. Il corpo, caricato su una barella. Il suo orologio, non posso non riconoscerlo. Gliel'ho regalato io. Mi libero dalla presa, urlando, corro verso il cadavere del mio amore. Mi afferrano, ma non sento nulla, cado in ginocchio, continuando a gridare straziata. 

"Noooooooooooooooooooo" l'unica cosa che riesco a dire. Mi rimettono in piedi, e ne approfitto per scappare, verso quella barella. Uno scoppio improvviso, mi butta a terra. Avevano ragione, l'edificio non è stabile. Non mi interessa, se lui è morto voglio esserlo anche io. Mi rialzo, e ricomincio la corsa, imperterrita. Due braccia mi afferrano, ingaggio con lo sconosciuto, una furiosa lotta. 

"Signora!" mi strilla, mi calmo a quel suono.

"Chi sta cercando signora? Forse la posso aiutare" mi chiede conciliante. Avrà sicuramente pietà per me, visto in che condizioni sono. 

"Lui.. lui è morto, è li nella barella. Io l'ho visto, riconosco il suo orologio. Gliel'ho regalato io. Lui.. lui non c'è più. E' tutta colpa mia" mi tolgo quel peso dalla coscienza, finalmente. Mi assumo la responsabilità di quello che ho fatto, augurandogli la morte. Nulla, neppure quello che ho vissuto, è come questo. Sono straziata, non c'è altro termine. 

Guardo il coroner portare via la barella con il suo corpo e mi appoggio a quell'uomo che mi sta sostenendo. 

"Signora, avrei bisogno del nome del suo fidanzato, da mettere nella lista. Mi spiace, so che non è il momento" mi chiede. 

"River Scott, è , era il proprietario della ditta che è esplosa" non c'è null'altro da aggiungere.

"Signora, ne è sicura? Sta cercando River Scott?" vuole conferma.

"Sì, stavo cercando proprio lui. Ma sappiamo già dov'è, non è vero?" riesco non so come, ad avere una parvenza di sanità mentale.

"Il Signor River Scott, è in ambulanza. Si sta facendo medicare. E' là dietro Signora, la seconda ambulanza" lo guardo senza capire.

"Se è uno scherzo, lo trovo di pessimo gusto. Ho visto il suo orologio. Lo so che era lui." affermo.

"No, non è uno scherzo" mi prende per un braccio e mi porta davanti ad un'ambulanza. Non vedo nulla..

"Là dietro" indica. Seguo il suo sguardo e, finalmente, lo vedo. In maglietta a maniche corte, che si sta facendo suturare una ferita sulla testa.

Come se sentisse il mio sguardo, alza la testa ed un espressione di puro stupore si dipinge sui tratti, che tanto amo. Fanculo tutto, lo amo!

Si alza, ma non fa molta strada. Gli corro incontro, e lo stringo forte. All'inizio non ricambia, poi mi sente piangere sulla sua spalla. 

"Diana, che ci fai qui, in sottoveste e senza scarpe?" chiede sconvolto.

"Mi sono svegliata, sentendo un boato. Ho acceso la tv e quando ho visto il notiziario, che raccontava cosa era successo, sono corsa via. Non potevo,volevo, non cercarti. Dovevo sapere se eri vivo, se stavi bene. Quando ho visto quell'uomo, con il tuo orologio al polso, ho desiderato morire" racconto tutto d'un fiato.

"Sei qui per me? Perché, hai detto che volevi vedermi morto." mi ritorce contro le mie stesse parole. 

"Lo so, ero furiosa. Sentirti raccontare il mio passato mi ha sconvolta. Ho sempre avuto paura di te, perché sapevo che saresti stato quello che avrebbe abbattuto le mie difese. Mi vedevo come una persona sporca, corrotta, marcia. Non avevo il coraggio di affrontare il tuo giudizio. Per questo, ti ho fatto così male. Mi dispiace.." la sua espressione è imperscrutabile. Nessun sentimento traspare..

"Perché sei qui Diana?" 

"Perché ti amo, River. Credo di averti amato da subito, ma avevo troppa paura ed ero troppo sottomessa, per combattere per te. Mi sono celata dietro al mio lavoro a mille scuse, per non dover affrontare la verità. Una vita di menzogne. Ho parlato con Maria e con mio padre. Mi hanno detto tutto. Ho dato a Rachel quel che si meritava. Non farà più parte della mia vita. Non mi farò più manipolare da lei. Vivrò la vita che meritavo e vorrei che tu ne facessi parte. Una volta ti chiesi "Comprami" adesso, ti chiedo una cosa sola... Amami" 

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Sono nervosa, in tensione. Mi sto sistemando i capelli, per far bella figura. Devo essere impeccabile, per l'appuntamento. Le mani mi tremano al pensiero di quello che mi aspetta, ma non posso e a dirla tutta nemmeno voglio, tirarmi indietro. L'ho promesso a me stessa, quel giorno davanti alle macerie di quel palazzo. 

Sento il discreto bussare alla porta, mi accingo ad andare ad aprire, dandomi un'ultima occhiata allo specchio. Camicetta smanicata, verde acqua, jeans attillati, scarpe con poco tacco. Prendo un respiro ed apro con un sorriso, forse troppo professionale la porta. 

Sorriso che muta, non appena vedo l'uomo davanti a me. E' strepitoso, camicia di jeans blu con maniche arrotolate e pantaloni da taglio semplice, beige. Sposto lo sguardo e sorrido radiosa a lei. 

Mia suocera, entra e mi stringe in abbraccio. Ricambio con trasporto e bacio il mio fidanzato. L'anello fa bella mostra al mio anulare sinistro. E' pacchiano, enorme e troppo vistoso. Ma non ho detto nulla, per non offendere River. Mi accontentavo anche di un piccolo anello, da distributore automatico. 

"Hai una casa stupenda, mia cara" interrompe mia suocera. 

"Grazie, stavo pensando però di cambiare arredamento. Magari potrebbe darmi qualche consiglio" ma prima che risponda, il campanello suona. Vado ad aprire e presento gli ospiti appena arrivati.

"Signora Scott, questi sono i miei più stretti familiari. Giovanni e Maria" stringendosi le mani, ci accomodiamo in sala da pranzo, mentre il mio fidanzato, con espressione orgogliosa mi strizza l'occhio, in segno di incoraggiamento...

                                                                                               Fine...

Ciao, lettori, un'altra storia è volta alla fine, spero di cuore che vi sia piaciuta. Sappiate che  Ricomincerò a scrivere non appena iniziano le vacanze estive, con nuove appassionanti storie!

Detto questo, vi abbraccio e vi ringrazio. Se avete voglia, lasciatemi un vostro parere nei commenti, e magari qualche stellina. 

A presto, baci baci ... Vale!

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