4 Ostinazione

8.5K 306 27
                                    

"Vorrei vedere la Signorina Adams. Può dirmi in quale appartamento abita?" chiedo al portiere che mi fissa, con espressione neutra. 

"Spiacente Signore. La politica del palazzo è di non dare informazioni riservate. Non posso dirle dove abita Miss Adams" controbatte, con uno spiccato accento russo.

"Senta è importante la devo vedere. Devo chiarirmi con lei, ci siamo lasciati molto male e vorrei rimediare" cerco di far leva sul suo buon cuore. Valuta le mie parole, poi si piega sullo schermo del pc, che ha davanti.

"Snaruzhi v soprovozhdenii etogo dzhentl'mena" non capisco una parola, di quello che ha detto, ma sento due paia di mani forti che mi afferrano. Provo a protestare, ma non serve a nulla. Mi buttano fuori come l'ultimo dei delinquenti. Gli strillo qualcosa, di rimando e poi salgo in auto, andando come le schegge, verso l'ufficio.

Entro e subito chiamo Larson, il mio avvocato. Gli chiedo di trovarmi tutte le informazioni, sulla società che possiede il palazzo dove vive Diana. Non ci mette molto, torna dopo mezz'ora, con in mano un plico di fogli. Li studio, mentre lui mi osserva in silenzio. 

"Chiama la società e fagli un'offerta,il doppio del valore. Devo avere quell'edificio" ordino. Non fa domande, fortunatamente, anche perché non saprei cosa rispondere. Voglio comprare quel palazzo, per arrivare alla donna che mi è entrata dentro al sangue? Ho capito perché fa così, qualcuno deve averla traumatizzata e ferita, così fortemente, da farle perdere la voglia di amare. Il fatto che abbia detto, che pratica questo mestiere da tanto, è suonato come un campanello d'allarme. Ho fatto qualche ricerca su di lei, ma non è venuto fuori nulla. Né precedenti penali, neppure una multa. Paga le tasse con regolarità, non ha carichi pendenti. Non ha prestiti ed il suo denaro è investito in conti in banca, molto fruttuosi. E' la proprietaria dell'appartamento in cui vive, pagato in contanti. Possiede una Mercedes, ultimo modello. Vive sola, unica figlia di Rachel Adams, single. Nulla, neppure sulla madre, che vive in un lussuoso appartamento in Florida. Non lavora, per lo meno così dice la scheda che ho, su di lei. Immagino che si faccia mantenere dalla figlia, visto che non è sposata né fidanzata. Vive sola anche lei e i conti, sono accreditati su un conto corrente, intestato a Diana Adams, come avevo previsto. Non ha né invalidità, né Handicap, che possano giustificare il non lavorare. Vorrei saperne di più, ma devo accontentarmi di questo. Chiedere a Diana è fuori questione, già andrà su tutte le furie, non appena scoprirà che ho comprato lo stabile. Ovviamente, non appena sarò riuscito, mi ci trasferirò. Il bussare alla porta, mi interrompe. E' Larson, che mi dice di avere in linea la MattleCorp, società proprietaria dell'edificio in questione. Prendo la chiamata e dopo le varie formalità, spiego all'Amministratore Delegato che il mio interesse si è espanso fino all'attività immobiliare. Dopo un'interminabile discussione, la spunto. Ho pagato 4 volte il valore dell'immobile, ma non mi importa, i soldi certo non mi mancano, anzi. Il fax si aziona, spedendomi tutta la documentazione. Larson la studia meticolosamente, per poi darmi il suo benestare. La firmo e la rispedisco, tramite sempre il fax, all'ufficio della MattleCorp. Adesso, sono il legittimo proprietario dell'edificio. Intendo andare subito lì, visto che è già passato un giorno dal nostro diverbio. Purtroppo devo rettificare i miei piani, in quanto ho una videoconferenza con dei pezzi grossi del mio settore. 

Sono le dieci, quando arrivo al palazzo. Mi hanno tempestivamente spedito con corriere espresso, le chiavi. Entro dal cancello sul retro, dove ci sono i parcheggi e vedo la sua auto. Entro nell'androne e subito Nikolai, mi si fa incontro, bestemmiando in Russo. Gli sbatto in faccia l'atto di proprietà e con arroganza, gli intimo di darmi subito l'ubicazione della casa di Diana. Secondo piano appartamento 2c. Salgo a piedi, scortato dal Russo, che borbotta cose incomprensibili. Suona il campanello, una sorta di video citofono più che altro. Risponde, con voce sottile e affaticata, come se non stesse bene. 

"Signorina Adams, c'è qui un signore per lei. Ha urgenza di vederla" le dice gentilmente, sembra quasi affezionato a questa terribile ragazza.

"Grazie, Nikolai, posso chiederti di riferire che non mi sento bene? Non sono in condizione di vedere nessuno. Sii gentile e scusati, col signore, grazie" il suo tono, mi fa preoccupare moltissimo. Ha la tonalità vocale, di chi sta patendo le pene dell'inferno. Obbligo il Russo ad aprire la porta, usando il passe par tout che ha a disposizione. La porta si spalanca e vedo Diana, che si tiene l'addome stringendo i denti per non gridare. Alza la testa e vedo le lacrime che le scendono. Mi avvicino ma lei si tira indietro e si raddrizza. Vedo lo sforzo che le costa, e il dolore che quel movimento le provoca. Indossa una semplice vestaglia, che mette in mostra le sue for... una serie infinita di lividi! Sulle cosce, sulle braccia e, ne intravedo uno, sulla scapola. Sulle labbra ha un taglio, rimarginato da poco. Non me ne frega nulla del suo astio verso le dimostrazioni di affetto. In due passi sono da lei, che cerca disperatamente di scappare, reggendosi su gambe malferme, che tremano.

"Chi cazzo ti ha ridotta così?" sbraito, spaventandola ancora di più.

"Non ti interessa. Vai via River, per favore. Adesso non ho le forze per occuparmi anche di te. E' stato un incidente, passerà presto. Grazie per essere passato" guardo il suo viso, la cocciutaggine di questa donna è incredibile. Non si regge neppure in piedi, ma non vuole essere aiutata. Sto per fare marcia indietro, rispettando il suo spazio e la sua privacy, quando barcolla e le gambe le si piegano. Sta per volare a terra, la acchiappo al volo e con fare sbrigativo, chiedo a Nikolai di lasciarci soli. La prendo in braccio e reprimo un'imprecazione alla sua smorfia di dolore. La adagio sul letto, si mette su un fianco e si rannicchia. Mi tornano in mente brutti ricordi, di un bambino che faceva la stessa cosa, dopo le percosse. Li scaccio e mi dedico completamente a quella ragazza, così fragile.

"Diana, capisco il tuo bisogno di privacy, ma devi dirmi cosa ti è successo. Voglio solo aiutarti" la prego, quasi.

"Non ho bisogno dell'aiuto di nessuno. Me la posso cavare da sola. Per favore, vai via. Non so neppure come possano averti lasciato arrivare fino a qui" mormora.

"Semplice, ho comprato il palazzo" le faccio sapere. Questa informazione, pare scuoterla. Si volta a tre quarti verso di me, con espressione incredula sul volto.

"Come sarebbe a dire, ho comprato il palazzo? Non era in vendita e vorrei sapere perché hai fatto una cosa così stupida" mi interroga.

"Altra semplice risposta. La società che gestiva questo posto, era in difficoltà finanziarie. Gli ho semplicemente dato quello che gli serviva, soldi. E per rispondere all'altra tua domanda, l'ho fatto perché volevo vederti. All'ingresso il tuo amico Nikolai e altri due energumeni, me lo hanno impedito. Ho preso due piccioni con una fava, come si suol dire" colmo la sua curiosità.

"River, davvero, io non posso.." non la lascio finire. Mi rifiuto di sentire di nuovo, che non mi vuole.

"Senti, volevo già da tempo investire nel campo immobiliare. Era una situazione vantaggiosa e, per quanto riguarda il resto, voglio solo una chance. Non ti impedirò nulla, continuerai a fare quello che vuoi, come vuoi e quando vuoi. Voglio solo conoscerti e frequentarti, anche pagando. Non ti chiedo di cambiare o di accettare quello che provo per te. Voglio solo passare un po' di tempo insieme" mi accorgo, di sperare ardentemente che accetti, mentre le dico queste frasi.

"Sei impossibile! Ti detesto, non vuoi capire.. io non sono come le altre donne. Non ho la stessa idea di vita, che hanno loro. Frequentarti, sarebbe controproducente" esclama. Non replico, non so cos'altro dire, per convincerla. Lei si volta, so che vuole rafforzare con lo sguardo e l'espressioni, il concetto. Ma deve aver visto qualcosa, che la lascia turbata. Corruccia lo sguardo e poi, sospirando, dice...

"Va bene, ti permetto di frequentarmi. Ma, se le cose ci sfuggono di mano, chiudo e mi trasferisco. Non c'è margine di trattativa, o si fa a modo mio, o te ne vai e non torni più, intesi?" accetta, anche se pone condizioni. 

"Adesso riposa, domattina mi racconterai quello che ti è successo. Buona notte Diana". Chiude gli occhi e poco dopo, si addormenta.


Comprami. SIAE, SU AMAZON.Where stories live. Discover now