.7. | Karen (revisionato)

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《Spostati.》gli ordino, mascherando male la mia faccia sconvolta. Solo in adesso, quando mi ha intrappolata al muro, tra le sue braccia, mi accorgo del suo odore: profuma di boschi, di selvaggio, di un cuore avvolto dalle tenebre.

Ora capisco perché non ha paura di me, ma questo non giustifica il fatto che mi pedina.
Mi vergogno profondamente per aver pensato in un primo momento che volesse baciarmi; il sangue mi affiora nuovamente alle guance. Non lo farebbe mai, insomma, ci conosciamo da neanche una settimana.

Solo una settimana e mi ha salvata all'incirca tre volte; e non ho ancora trovato una risposta a tutte queste domande.

Perché per un sono stata afflitta da svenimenti improvvisi?
Perché due giorni fa ho fatto quello strano sogno? E perché da quel momento ho costantemente sete di sangue? Come sono finita nel bosco? E perché lui mi ha salvata? Ma, sopratutto, perché è venuto a cercarmi?

Non ho idea di quello che mi sta succedendo, ma ho la netta sensazione che lui ne sappia qualcosa. E non vuole dirmelo. Non so neanche il suo nome. Fantastico.

Una settimana passata con un perfetto sconosciuto, il quale sembra conoscermi da una vita -in quanto si prende il lusso di trattarmi come uno straccio- e non sapere neanche il suo nome.
Vuole aiutarmi, certo. Apparendo dal nulla e credendo di essere il re del mondo.

《Dimmi il tuo nome.》gli ordino con tono distaccato, imitandolo quasi alla perfezione. Quasi.

《Griugor, Karen. Griugor》sussurra allontanandosi dal mio collo. Non mi stupisco che sia a conoscenza del mio nome, dopotutto mi conosce sin dal primo momento in cui mi ha incontrata.
Mi è piaciuto il modo in cui lo ha detto: quasi soffermandosi su di esso, con voce suadente, lentamente, come se volesse assaporarlo. Ne sono quasi colpita. E penso che il mio nome non è stato così perfetto fino ad ora, quando lui lo ha pronunciato.
Con quelle labbra più che perfette.

Alzo lo sguardo e incontro i suoi occhi, fissi su di me da chissà quanto tempo.
Più neri che mai, in forte contrasto con in suoi capelli bianchi. Ma non vuole mostrarmi ciò che prova, se prova qualcosa. Sembra intento a fissare i miei, senza lasciar trapelare nulla dai suoi; come se stesse scavando dentro di me e stesse cercando qualcosa. Qualcosa che ancora non ha trovato.

《Bene, adesso lasciami andare, sono in ritardo per le lezioni.》dico perentoria.

《Anch'io.》 attendo qualche minuto, cercando di non osservarlo imbarazzata. Dato che non ha minimamente mosso le braccia, le cui mani imprigionano le mie spalle, decido di staccarle da me. E lasciandolo lì, quasi scappo via. Mi volto, ma è sparito. Probabilmente nello stesso momento in cui ho mosso il primo passo per andarmene.

***

Ma di che lezioni parlava?
Penso, mentre entro in classe e notando la professoressa scrivere qualcosa sul registro. Ha segnato il mio ritardo, ovviamente.

Vedo Robin fare dei gesti verso di me quasi arrabbiata prima che vada a sedermi accanto a lei; la conosco molto bene e capisco subito cos'ha intenzione di dirmi.

《Robin no, non lo conosco. E ho fatto tardi perché... sono svenuta di nuovo!》la mia amica alza un sopracciglio. Non mi ha creduta, anche lei mi conosce abbastanza bene. Appoggia la testa su una mano, rivolta verso di me e aspetta una spiegazione più attendibile.

《Okay.》la fisso con sguardo supplichevole. 《Ho parlato con lui.》rivelo tutto d'un fiato.

E ho anche pensato bene di lui. È stato soltanto un momento di debolezza.
L'espressione di Robin muta completamente: da annoiata e incredula diviene sconvolta e quasi felice. Alzo gli occhi al cielo.
Dopo la scuola mi tartasserà di domande.

Black Fire [IN REVISIONE]Where stories live. Discover now