6 Famiglia

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Stefan:

Fissavo il monitor del pc dell'ignaro proprietario della villa che era la mia prigione dorata. Cercando di schiarirmi le idee sui passi da fare per comunicare con Damon.

Grugnii, scacciando la mano di Kath dalla mia coscia. Seduta vicino a me si sporgeva verso lo schermo apparentemente interessata, facendo ondeggiare le due ciocche solitarie e lunghissime di capelli a spirale che si era lasciata sciolte ai lati delle orecchie...il resto era imprigionato in un frettoloso quanto sensuale chignon improvvisato e sostenuto da una penna trovata su quella stessa scrivania, un minuto prima.

"Kath, maledizione! Non mi aiuti per niente!" Sbottai insieme al gesto stizzito.

La fissai, e tuttavia non riuscii ad arrabbiarmi sul serio, o meglio ero estremamente furioso, lei mi faceva da sempre quell'effetto di eccesso d'ira, ma adesso sapevo che era amore, e una parte di me lo trovava sensuale e avvolgente -l'odio come sentimento positivo- l'altra faccia del mio vero amore.

Non avevo mai odiato Elena...mai, solo ora mi accorgevo della differenza. I miei sentimenti ora erano veramente assoluti, più umani di quanto potessi mai sperare, e più intensamente soprannaturali di quanto potessi mai immaginare. Ero completo come non mai.

Kath mi guardava melliflua, con una luce beffarda e irritata negli occhi, rimise la mano al suo posto e accennò a trasformare la maliziosa e fintamente ingenua carezza in una morsa dolorosa sul mio quadricipite, e credetemi, la sua forza era tale che mi avrebbe azzoppato per un po'.

Ma la prevenni, coprii con la mia mano la sua, trasformai il labbro arricciato in un mezzo sorriso e con un movimento repentino -e con repentino intendo invisibile - dell'altro braccio, la attirai a me dalla nuca per baciarle la punta del naso e blandirla.

Ma Katherine non era il tipo da dolcezze scontate.

O almeno: per dirla come uno che cominciava a conoscerla nel profondo della sua nascosta anima: era quello che per un'eternità immortale aveva detto a sé stessa, per rendersi più invulnerabile, ma tant'è, era ancora così la scorsa del mio stupendo, pungente e affascinante riccio.

Per cui sollevò il mento in un gesto altrettanto fulmineo e mi baciò -forse non propriamente un bacio come umanamente si intendeva- morse le labbra a sangue...Eh si, a sangue, mezza licantropa non significava che non fosse anche mezza vampira.

Dio! Era una battaglia persa!

Scoppiai a ridere rovesciando la testa indietro, mentre lei invece di desistere continuava a cercare un altro punto migliore sulla mia gola, ma dovevo fermarla, non volevo, ma dovevo.

Ci serviva concentrazione e la nostra natura istintiva adesso più incontrollabile a causa del dualismo in noi, andava domata se volevamo uscire da quel pasticcio.

Ritornai con il volto verso il suo, costringendola ad assecondare il mio movimento che intendeva poggiare la mia fronte sulla sua.

"Katherine smettila okay? Dobbiamo concentrarci, stiamo facendo il suo gioco, e non ce lo possiamo permettere..."

Lei mi fissò negli occhi, improvvisamente attenta e seria: "Lo so Steph ma... hai pensato che, insomma lo sai!" In uno scatto si era allontanata, la sua sedia era rovesciata sul pavimento e lei a piedi nudi misurava la distanza dalla scrivania alla finestra, come una pantera pronta a scattare, e ringhiava anche come il nero e conturbante felino.

"Dai Stefan! Odio... riparlarne, lo so che è patetico! Dio come ho fatto a dirti quelle cose l'altra notte?! Io non... io non dovevo! Non sono io quel rottame debole..." Parlava come a sé stessa, la rabbia era per lei.

Stefan Odyssey||Steferine/DelenaWhere stories live. Discover now