5 La verità del cuore

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Stefan

IL sole filtrava copioso dalle tende avorio aprii gli occhi e mi stiracchiai, strizzandoli e indugiando con le palpebre abbassate, avevo dormito molto profondamente, non ricordavo i miei sogni confusi, ma erano stati piacevoli, molto piacevoli, per un breve istante la mia condizione fisica e mentale, quel quieto torpore che precede il completo risveglio, si impossessò di me, carico di sensazioni fisiche dimenticate da un secolo.

Lo stomaco, brontolava vuoto, la gola non bruciava per la brama di sangue, ma il pensiero di questo solleticava solo di più l'appetito, che non era il solo che si agitava in me.

Spalancai gli occhi, improvvisamente conscio degli avvenimenti della notte, allungai la mano sull'altra metà del letto ma trovai solo il cuscino caldo ancora di lei, un desiderio prepotente mi invase, lo ricacciai.

In quel momento mi arrivò la sua voce, era seduta alla toletta nell'angolo destro della grande stanza, l'unico che non avevo ancora abbracciato con lo sguardo.

"Non hai perso l'abitudine di svegliarti dopo di me... noto"

La voce di kath era seducente, assolutamente ammaliante; si spazzolava con vigore le onde scure dei suoi boccoli, che si rifiutavano di assumere qualsiasi forma volesse imporgli quel gesto che li rendeva lucidi, come ebano levigato.

Ed era nuda, meravigliosamente nuda.

Ed era perfettamente conscia dell'effetto che aveva su di me.

Stai calmo stupido vampiro, o qualsiasi cosa io sia adesso!

"Probabilmente no, senti Katherine... dobbiamo parlare, e preferirei farlo con i vestiti addosso, se non ti spiace"

Non riuscivo a ragionare davanti a una simile vista e non volevo mettere da parte la razionalità in questo momento.

Perché avevo da dirle qualcosa di molto serio.

Lei esitò una frazione di secondo poi lentamente appoggiò la spazzola sul piano di marmo verde dell'antica toletta liberty e mi fissò attraverso lo specchio.

Dio guardarla era insopportabile, era troppo bella e seducente.

Girai lo sguardo, ma vidi il suo movimento grazioso della mano, sembrava che la passata Katherine Perce ottocentesca si fosse rimpossessata di lei, ma il tono di voce era della ragazza diciottenne del duemila, o meglio, della vampira centenaria e scaltra, del presente.

"Oh bene, ti aspetto qui... ti ho lasciato il bagno libero..." Mi liquidò, con un sorriso effettato.

Era scena, la smascheravo sottopelle, nel profondo dei suoi occhi, dietro l'aria indifferente e annoiata, c'era la donna che avevo amato tutta la notte, e la recita in questo momento mi infastidiva.

Io avevo oltrepassato molti dei muri che Katherina Petrova aveva eretto per proteggersi nelle ultime ore, e ne ero estremamente consapevole: era questo che mi aveva fatto prendere una decisione netta, drastica e risoluta, una decisione che mi violentava, e mi appagava insieme.

Grugnii infastidito dal suo tono, afferrai il lenzuolo e me lo drappeggiai intorno ai fianchi.

E in poche vigorose falcate ero nella stanza da bagno.

La sua voce mi arrivò chiara, oltre a necessita fisiche che quasi non mi appartenevano più, il sangue di Klaus affinava ancor di più, se possibile, i sensi da vampiro.

Ero in grado di percepire l'impercepibile, nei suoni, nelle immagini, negli odori.

E questo non aiutava perché sentivo in lei nella voce, come nel profumo, quello che mi faceva sragionare.

Stefan Odyssey||Steferine/DelenaWhere stories live. Discover now