Capitolo 5

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«Devo essere sincero...» iniziò Fu, osservando l'uomo sedersi davanti a lui: «Immaginavo che saresti venuto, ma non così presto.»
Gabriel annuì, portando una mano alla tasca della giacca e tirando fuori la scatola nera che, molti anni prima, aveva trovato sulla sua scrivania: «Sono venuto per restituirle questo.» dichiarò, aprendola e mostrando la spilla all'interno, spingendo poi il contenitore verso l'anziano: Fu fece vagare lo sguardo sulla piccola scatola di legno nero e poi sull'uomo, rimanendo immobile: «Mio figlio mi ha spiegato a grandi linee cosa sta succedendo.»
«E pensi che rendermi il Miraculous della Farfalla possa servire?»
Gabriel annuì, mantenendo lo sguardo in quello dell'anziano: «Potrebbe trovare un possessore migliore di me, come fece per quello di mia moglie.»
Fu annuì, alzandosi in piedi e andando davanti il grammofono che, grazie a un delicato meccanismo, proteggeva lo scrigno dei Miraculous: «Trovare un nuovo possessore, dici?» domandò, accarezzando l'oggetto e abbassando il capo: «Non posso farlo, Gabriel. Oltretutto, possiedo già il Miraculous della Tartaruga. E' pericoloso per me, anzi no, per tutti che io ne abbia due, proprio per questo, dopo la tua sconfitta, ho fatto in modo di trovare le persone giuste per gli altri Miraculous.»
«Potrebbe cercare un'altra persona...»
«La persona giusta, per questo tempo, sei tu. La persona che merita di possedere questo Miraculous adesso è seduta davanti a me.»
«Io non posso.»
«Gabriel Agreste, capisco che ciò che è successo in passato ti faccia sentire in colpa e indegno...» si fermò, scuotendo il capo: «Ma sei tu il possessore di quel Miraculous. Solo tu.» Fu si voltò, abbozzando un sorriso: «Proteggi Nooroo e aiuta Ladybug e tuo figlio. Questo è il modo in cui puoi redimerti, Papillon: non scappare, ma affronta.»

Strinse la borsa che teneva in grembo, osservando la porta della preside della scuola: l'aveva incontrata non appena era arrivata e lo sguardo austero e freddo l'aveva fatta rabbrividire, mentre le indicava una delle sedie poste fuori dalla sua porta, quasi a ordinarle di attendere lì.
Forza. Puoi farcela.
Non è niente di che.
Devi solo entrare, sistemare i moduli del trasferimento e il gioco è fatto.
Ce la puoi fare ad affrontare il drago. Anzi no: la draghessa!
Inspirò a fondo, maledicendosi per tutto quel caos che aveva creato nella sua vita: perché starsene tranquilla in America, quando invece poteva andare a Parigi e segnarsi in un liceo? Soprattutto, l'ultimo anno.
«Ricordalo, lo fai per un bene superiore...» mormorò a se stessa, inspirando profondamente e rilasciando andare l'aria: sarebbe andato tutto bene, si ripeté nuovamente dentro di sé, e faceva tutto ciò per un qualcosa d'importante.
Un ragazzo entrò nella segreteria, osservandola e sorridendo leggermente.
Perché quel tipo doveva sorriderle?
Che voleva da lei? Stava solo aspettando la draghessa!
Quasi come se si fosse sentita tirare in ballo, la preside aprì la porta e osservò un attimo il giovane: «Monsieur Baudin, la prego di svolgere alla svelta ciò che l'ha portata qui.» dichiarò, trattenendo lo sguardo sul ragazzo che annuì velocemente con la testa; poi la draghessa spostò l'attenzione su di lei: «Madamoiselle Sarah Davis?» domandò, leggendo uno dei due fogli che teneva in mano.
«Sono io.»
Il rumore di passi affrettati la fece voltare verso l'entrata, giusto in tempo per vedere una ragazza poggiarsi contro l'uscio e respirare affannosamente: «E Madamoiselle Lila Rinaldi, immagino.» continuò la draghessa, leggendo il secondo foglio e guardando male la nuova arrivata.

«Pegno per il mio gattino preferito.» esclamò Marinette, posando sul banco di Adrien un sacchetto marrone; osservò divertita lo sguardo verde illuminarsi, mentre le dita si muovevano agili sulla busta e aprivano i lembi: «Non dovrei essere il tuo unico gattino?» le domandò il ragazzo, sorridendo divertito, mentre inspirava profondamente il profumo dei dolci.
Marinette ridacchiò, posando la borsa sul banco: «Ovviamente. Sei il mio gatto signore e padrone.»
«Questa mi piace.» sentenziò Adrien, osservando l'interno del sacchetto: «Vedi che se vuoi riesci a provarci con me senza tirar fuori lingue aliene?»
«Co-cosa? I-Io non stavo...»
«Certo, certo.» la liquidò velocemente Adrien, alzando gli occhi al cielo e poi concentrandosi solo sulle brioche: «Ciao, tesorini miei!»
«La tua passione per i croissant inizia a diventare inquietante.»
«Zitta.»
«D'accordo, d'accordo.» sbuffò la ragazza, scivolando nel posto accanto a quello del ragazzo e iniziando a tirare fuori il tablet e i libri: «Quando avrai finito il tuo rendez-vous amoroso con le brioche, vuoi parlare di quella cosa che mi hai accennato ieri sera?»
Adrien annuì, mandando giù il boccone: «Stavo pensando di andare in aula informatica dopo le lezioni e studiare un po' i siti delle università.» dichiarò addentando nuovamente il dolce e divorandolo in poco tempo: «Volevo...mh. Non so. Fare una prima selezione?»
«Hai almeno in mente un indirizzo?»
«Ehm. No.»
«Qualcosa che non vorresti mai fare?»
«Il medico e qualsiasi indirizzo sanitario.» affermò subito Adrien, prendendo una seconda brioche dal sacchetto: «Sinceramente non mi vedo molto bene con il camice e, comunque, non sarebbe un lavoro adatto a me.»
«Io con il camice ti vedrei benissimo invece.» sospirò Marinette, mentre la sua mente iniziava a imbastire un film mentale con Adrien medico e protagonista.
Adrien ridacchiò, scivolando sulla panca e avvicinando le labbra all'orecchio della ragazza: «Sai, per essere una che s'imbarazza subito, hai una mente molto perversa, coccinellina.» attese, osservando le guance della ragazza diventare prima di un tenue rosa e poi, passando attraverso le varie gradazioni, arrivare a un acceso rosso.
«Tu. Tu...»
«Io. Io...»
«Ragazzi!» la voce di Alya li interruppe, facendoli voltare entrambi verso la porta dell'aula: la ragazza entrò trafelata, con il cellulare alla mano e lo sguardo acceso, lo stesso sguardo che aveva quando raccoglieva uno scoop o una nuova notizia: «Non sapete cosa ho scoperto.»
«Le vere identità di Chat Noir e Ladybug?» domandò Adrien, rimediandosi una leggera gomitata dalla ragazza seduta al suo fianco.
«E' Ladybug e Chat Noir.» lo riprese subito quest'ultima, facendolo sorride.
«Due nuove alunne. Del nostro stesso anno. In classe nostra.»
«Non mi piacciono le nuove alunne.» sbuffò Marinette, poggiando il viso contro il banco mentre la sua mente navigava nei ricordi, tornando a un'altra nuova alunna con cui aveva avuto a che fare.
Pessimi ricordi.
Adrien sorrise, prendendole una mano e stringendola delicamente, tornando a dedicare attenzione ad Alya: «Sai niente di queste ragazze, grande giornalista?»
«Poco.» dichiarò la ragazza, armeggiando con il cellulare: «Una è americana e l'altra italiana.» dichiarò, venendo accompagna dal gemito strozzato di Marinette.
Aveva problemi con le nuove alunne italiane.

Miraculous Heroes {Completata}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora