Chapter nine. • Walk away. •

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《Un cuore solitario si aggiusterà,
finché noi conosciamo la verità.
Ma se rimane lo stesso, possiamo farcela?》

Canzone per il capitolo: Walk Away dei Black Veil Brides.

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Afferro la chiave ed Ethan e cammino a passo svelto verso una porta alla sinistra del bancone, infilo la chiave in essa e la apro, dopo averla strattonata per un po'. «Conosci quel tizio?» Ethan me lo chiede, impassibile. «Qualcosa del genere.» Cerco l'interruttore della luce, la accendo ed illumino la stanza in cui ci troviamo. Ci sono tutti giochi elettronici da sala, funzionanti, con la differenza che non ti danno dei tickets e non vinci nulla. «Sbaglio o è uno studente della nostra scuola? Ho fatto domanda per la squadra di lacrosse, e lui era nei paraggi della palestra.» Ethan vuole giocare a lacrosse? Lo guardo, sbalordita. Non accettano quasi nessuno in quella squadra, sarà impossibile per lui entrarci. Non che non ne abbia le capacità, questo non posso saperlo. Però Jace e Dimitri sono enormi se paragonati ad Ethan, anche se credo facciano uso di qualche integratore particolare. Sono davvero troppo grossi per la loro età. «È Jace Cristopher, ce l'ha con me da quando due anni fa sparsi in giro una foto del suo mini-pene. Non uscì con una ragazza per settimane.» Improvvisamente la risata di Ethan si fa chiara, decisa, e mi guarda con gli occhi increduli. «Come hai fatto a fotografarglielo?» «Non ho fatto io la foto, ma Rhett, un mio amico, che era in squadra tempo fa, e si erano ritrovati insieme negli spogliatoi. Io ho solo stampato le foto e le ho appese un po' in tutta la scuola, sugli armadietti e le bacheche! Ma cazzo, Jace aveva spezzato il cuore ad una ragazzina del primo anno, era solidarietà femminile.» Scrollo le spalle, come se nulla fosse, e mi avvicino allo schermo di un videogioco. Clicco sul pulsante rosso per avviarlo, sentendo il solito gingle iniziale. Ethan mi si avvicina, portando una mano sullo sgabello dietro di me. «Una volta incollai la gonna dell'insegnante di letteratura sulla sedia, quando si alzò le si vide tutto il culo. Non indossava le mutande» lo sussurra come se fosse un segreto da custodire. Gli sono davvero vicino, tanto che devo sollevare lo sguardo per guardarlo. Sorrido, scuoto la testa ed incrocio le braccia al petto. «Sei un dilettante. Io ho riempito di assorbenti l'auto del mio insegnante di musica, alle scuole medie. Quello stronzo ha anche convocato la mia famiglia, peccato che non si presentò nessuno.» Ethan ridacchia per un po', poi mi guarda con un sorriso appena accennato. «Perché non si presentò nessuno?» Quando leva la mano dallo sgabello, mi ci siedo sopra. Lui si avvicina, portando nuovamente le mani sullo sgabello, o almeno ai lati di esso. Non leggo malizia nei suoi occhi scuri, divertimento sulle sue labbra o agitazione nel suo respiro. Ethan continua a non avere emozioni, mentre io sono rossa, sudata, e stordita dal suo profumo. «Non vivevo più con i miei già da quell'anno.» Ethan annuisce, pressando le labbra in una linea sottile. «È successo qualcosa ai tuoi genitori?» Non glielo saprei spiegare. È successo che sono crollati, che l'amore che si legge nei libri si è rivelato essere fatto di carta, come questi ultimi, e che può bruciare con un fiammifero. «Hanno solo divorziato ed io sono finita dalla sorella di mia madre, tutto qui.» Scrollo le spalle, mi volto verso il macchinario ed inizio a sparare ai droni nemici premendo tasti a caso. Sento lo sguardo di Ethan fisso su di me, e mi brucia, Cristo se brucia. «Mio padre picchiava mia madre quando ero piccolo, molto piccolo. Hanna era ancora più piccola ed ora non lo ricorda più.» A quella rivelazione, fermo le mani sui pulsanti e mi lascio ammazzare. GAME OVER lampeggia sullo schermo, riversandosi sulla mia faccia, mentre cerco di assimilare le informazioni ricevute. «Loro pensano che non lo ricordi più, perché ormai è passato, ma in realtà lo rimembro in ogni singolo dettaglio. Non la picchiava solo con le mani, spesso le lanciava dietro degli oggetti. Io ed Hanna eravamo già a letto. Qualche ora dopo mamma passava a lasciarci un bacio, ed ogni volta mi sporcava la fronte con delle gocce di sangue. Era tremendo ritrovarmi il sangue di mia madre addosso, e lei nemmeno se ne accorgeva.» Ha la voce bassa, triste, e scorgo la prima emozione di Ethan. Rabbia, tristezza, un misto totale. «Non so cosa successe» continua, con la voce quasi disprezzante. Io scendo dallo sgabello, sfiorando il suo petto con il mio. «Ricordo solo che poi smise, che la mamma era più serena e tornò tutto come prima. Nascosero tutto.. ogni prova, papà si comportava come se la mamma l'avesse appena sposata.» Lo sento digrignare i denti, passo una mano sul suo collo caldo prima di stringere le braccia intorno ad esso. Ethan è costretto ad abbassarsi contro di me, ma mi stringe i fianchi in un abbraccio vero e mi avvicina al suo corpo. Abbracciarlo è come unire i pezzi di un puzzle, ogni imperfezione è al proprio posto. Lui mi abbraccia ed io non respiro. «Hazel?» «Sì?» «Sono fatto di tante sfumature di pazzia anche io.» La porta si apre di scatto ed io ed Ethan ci stacchiamo, imbarazzati, guardando a lati opposti. «Ehi, ragazzi! Mi sa che avete sbagliato gioco» la voce fastidiosa di Jace si fa spazio, mentre lui, credendosi spiritoso, spegne ed accende la luce più volte. Ruoto gli occhi al cielo. «La smetti, Cristopher?» Jace ride, lasciando la luce spenta. «Volevo creare l'atmosfera, dolcezza.» «Non chiamarmi dolcezza, mini-pene.» La luce si riaccende e lui fa una smorfia, avvicinandosi. «Vuoi controllare quanto sia cresciuto in due anni, Trevieri? Ti lascerà senza fiato.» Ethan gli poggia una mano sul petto, serrando la mascella e fissandolo con odio. Seconda emozione. «Secondo me non vuole.» Jace strattona via la mano dal suo petto, guardando Ethan come se fosse nulla confronto a lui. «Tu sei quello del video? Quello che si prendeva a pugni con Rhett? Cazzo, farsi prendere a calci da quel sacco di merda. Bella reputazione!» Mi intrometto. Solo io posso chiamare Rhett sacco di merda. «Parli ad Ethan di reputazione? Hai il pene grande quanto il mio pollice e vai in giro a vantarti di scopate super galattiche. Cosa usi? Un fallo di gomma? Zucchine?» Jace serra la mascella e si fa avanti, portando il viso di fronte al mio. «Bada a come parli, o il mio cazzo te lo faccio risalire su per la go..» Ethan lo strattona via, per le spalle, e lo guarda con maggior odio. «Davvero? Parli così ad una ragazza? Qui mi sa che abbiamo un altro sacco di merda.» Ha la voce sprezzante e gli si avvicina senza paura. Sono alti uguali, ma Jace ha sicuramente più muscoli. «Ti stai mettendo contro la persona sbagliata, ti consiglio di levarti dai coglioni.» Ethan lo sfida con lo sguardo, continuando a fissarlo con decisione. «Altrimenti?» Jace sbuffa una risata. «Ma tu chi sei? Il suo avvocato? Cazzo ti difendi quella sfigata, non devi corteggiarla per fartela dare.» Jace mi guarda con un sorriso provocatorio. «Ti basta chiedergliela.» Ethan scatta e gli dà un pugno dritto in faccia, facendolo cadere su un tavolino da pingpong e poi a terra. Sgrano gli occhi, fissandolo schioccare le nocche ed avvicinarsi di nuovo al biondo. Lo afferra per le spalle e lo spinge al muro, sferrandogli un destro possente nello stomaco. La faccia di Jace cambia colore, sembra più stupito che spaventato. Nonostante il dolore riesce a spingerlo via, poi si abbassa sulle ginocchia e tossisce un po'. Prendo Ethan per un polso e lo obbligo a correre insieme a me verso l'uscita di emergenza, camminando verso il parcheggio ed attraversandolo. Il vento della sera mi sposta i capelli, rendendoli selvaggi dietro le mie spalle mentre le gambe mi guidano il più lontano possibile. Ethan fa scivolare una mano contro la mia, sento il suo respiro irrequieto mentre rallentiamo di fronte ad un abitazione disabitata. «Non ci credo che hai dato un pugno al capitano della squadra.. di.. lacrosse» boccheggio, senza fiato, piegata con le mani sulle ginocchia mentre lo fisso. Ethan si passa le labbra sulle nocche, per poi guardarmi allibito. «È il capitano della squadra di lacrosse? Quell'ammasso di merda lì?» Faccio una smorfia, annuendo, per poi sedermi sul muretto alle mie spalle. Porto le mani tra i capelli arruffati, per poi spingerli su una sola spalla e sospirare. «Hai mai pensato di dirlo ad Hanna?» Ethan ha ancora il pugno chiuso sulle labbra, ma lo lascia andare lentamente, fissandomi. È bello sapere che certe cose può capirle, mi rende meno esposta a lui. È come se avessi qualcuno con cui condividere le mie cicatrici. «No, lei ama nostro padre. Non voglio che perda la fiducia che ha in lui, le si spezzerebbe il cuore.» Ha gli occhi abbassati contro le nocche graffiate, ma non sanguinanti. Continuo a fissare il suo profilo, poi quello del quartiere intorno a noi. Ho il cuore più leggero, e lo sento addirittura caldo. La sua vicinanza mi spaventa, mi fa sentire in una maniera assurda. Faccio un mezzo sorriso, voltandomi verso di lui. «Hai un coprifuoco?» Ethan mi guarda, poi scuote la testa. «No, e tu?» «Affatto.» L'immagine di zia Sandy preoccupata che aspetta il mio ritorno è così inverosimile che mi fa ridere. Scendo dal muretto e prendo nuovamente la sua mano, che, a contatto con la mia, sembra quasi irrigidirsi. «Vuoi sapere cosa faccio per cacciare via pensieri di questo tipo? Roba che ti brucia i neuroni, quando un immagine è così fissa nella tua testa da levarti il sonno. Ho un rimedio per questo.» Ci avviamo verso la sua auto, stando attenti a non incontrare Jace per sbaglio. Una volta dentro, gli faccio cenno di uscire da Last Star Avenue ed avviarsi al distributore di benzina più vicino. «Ma ho ancora il pieno» mi dice. Scuoto la testa ed abbasso il finestrino, respirando l'aria che si scontra con il mio viso. Mi giro verso di lui e gli sorrido, sollevando le spalle. «La benzina ci servirà per altro.»

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Secondo voi a cosa le servirà la benzina?
Cosa pensate di Jace?
E del personaggio di Ethan? ♡

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BLOWBACK | Dylan O'Brien |Where stories live. Discover now