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Quando domenica mattina mi sveglio, il sole non è ancora alto in cielo. Mi alzo dal letto e apro la finestra. Fuori tira un venticello fresco e le strade sono deserte.
Queste sono le giornate perfette per andare a correre.
Vado in bagno e mi sciacquo il viso. Farò dopo la doccia non avrebbe senso farla ora.
Mi infilo un pantaloncino di cotone e afferro una felpa.
Mi assicuro di chiudere bene la porta di casa e non appena esco dal vialino metto la mia canzone preferita e inizio a correre.
Un tempo correre era una punizione: diciamocelo il mio corpo non era per niente atletico, quando però in accademia dopo un duro allenamento e una dieta ferrea sono dimagrita, la corsa mi è iniziata a piacere.
Era rilassante la mattina all'alba sgaiattolare fuori dall'Accademia e correre in spiaggia.
Tutti i pensieri si liberavano nel vento e la mente, anche se per pochi chilometri restava libera.
Al parco, nonostante l'ora, c'è già qualcuno a fare jogging.
Una signora avanti con l'età fa stretching vicino alla fontana, dentro la sua tutina elastica rosa.
Mi viene quasi da sorridere.
Dopo circa otto chilometri di corsa decido di tornare a casa.
Ormai il sole si è alzato in cielo e l'aria sta diventando afosa.
Cammino fino a casa e quando arrivo nella mia via vedo una jeep parcheggiata di fronte a casa mia.
Man mano che mi avvicino sono sempre più sicura di che macchina si tratti.
L'auto di mio padre.
Scatto verso la porta di casa e armeggiando velocemente con le chiavi di casa entro dentro.
Mio padre sta scendendo le scale e non appena mi vede mi viene in contro.
Lo stringo forte e a me e inalo il profumo familiare della sua colonia.
Mi era mancato così tanto.
- Papà, quando sei tornato?-
-Stamani, e tu non c'eri. Mi è quasi preso un colpo- mi accarezza una guancia e sento i calli sulle sue mani.
-Ero andata a correre- vado in cucina e mi verso un po' di spremuta d'arancia.
- Me lo dovevo immaginare. La mia bambina si vuole tenere in forma-
-No, mi piace semplicemente correre- alzo le spalle e bevo un sorso di spremuta.
-Non pensavo che mai un giorno lo avresti detto- mormora avvilito.
Si siede al tavolo e allunga le mani davanti a sè, dopodiché mi fa cenno di raggiungerlo.
-Dobbiamo parlare- mi indica la sedia di fronte a lui e io mi affretto a raggiungerlo.
-Ho parlato con il sergente Zick, mi ha spiegato il perché della decisione di questo  anno di congedo-
Abbasso lo sguardo.
-Loro pensano che tu saresti un buon soldato e chissà andando avanti con l'età anche un buon sergente ma, loro hanno paura che tu prenda questa decisione influenzata dall'atmosfera che ti circonda-
Lo guardo confusa -Cioè?-
-Alexis in famiglia siamo tutti militari: io mi sono arruolato da giovane e ho passato una vita intera a dedicarmi all'esercito piuttosto che a voi; tua madre ha avuto la forza di andarsene ma sai anche tu che non è stato facile.
Sei sicura di volerti arruolare?-
-Io... Ancora non lo so-
-Allora ascolta me figliola: non farlo ti prego- mi scongiura.
-Papà sarà una mia decisione- sbatto una mano sul tavolo. -Non una vostra, se mai deciderò di restare sarà per una mia scelta-
-Io lo sto solo facendo per il tuo bene- si mette dritto sulla sedia e mi guarda fisso negli occhi - Te lo dico solo perché ci sono passato anche io-
-Se proprio eravate così dubbiosi della mia vita nell'esercito perché mi avete permesso di entrare in Accademia?-
-Perché sapevamo il motivo della tua scelta-
Mi ghiaccio sul posto, il bicchiere che stavo portando alle labbra cade sul tavolo e il contenuto si riversa per tutta la superficie lignea.
-E non avete fatto niente?- domando con un filo di voce.
-Volevamo che lo risolvessi da sola. Eri forte abbastanza per reagire-
-No, papà! Io non ero forte! Ero solo una bambina e voi genitori troppi distratti per prendervi cura di me!-
Mi alzo e esco in cortile, se questo discorso doveva convincermi a restare credo proprio che abbia fatto l'effetto opposto.
Non vedo l'ora che questo periodo di congedo finisca, non ne posso già più.
-Il mattino ha l'oro in bocca!- urla una voce un po' più avanti. Mi volto e vedo Brian che si avvicina verso di me.
-Che ci fai qui tutta sola?-
-Ho litigato con mio padre-
-È qui?- sbircia oltre la porta che però è chiusa.
-Sì, è tornato solo da poche ore e già mi urta il sistema nervoso-
-Che ne dici di distrarci un pochino?-
-Che intendi?-
-Ti va una seratina bowling?- mi propone.
-Andata!-

Amatemi: 4 capitoli in due giorni!
Spero che vi stia piacendo l'evolversi della storia
Un bacio 💋

I need your loveOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz