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-Un comportamento del genere non me lo sarei mai aspettato- ripete per la centesima volta il preside.
Non abbiamo potuto far altro che seguirlo nel suo ufficio e sentire le sue prediche anche se abbiamo tentato di fargli capire che non stavamo facendo niente.
-Preside, non abbiamo fatto niente- cerca di spiegare Dylan.
-Lo chiami niente sbattere una tua compagna addosso agli armadietti?- alza il tono di voce ma non mi scompongo mentre Dylan si ritrae impercettibilmente.
La sua postura è molto diversa dalla mia: è seduto comodamente sulla poltrona davanti alla scrivania, sprofondato nel morbido schienale.
Io invece ho la schiena dritta, testa alta e non abbasso lo sguardo, mai.
-Preside, so che potrebbe sembrare qualcosa che non è, ma non stava succedendo niente- spero che ascolti almeno me, visto che Dylan non è la prima volta che finisce in presidenza per una cosa simile.
-Alexis, se lo dici perché hai paura delle conseguenze guarda che...-
-No, preside. Io lo dico solo perché è la verità-
Incrocio le mani e le appoggio sulla scrivania. -Può contare sulla mia collaborazione se avvenisse un'episodio di bullismo- dico fermamente. Ed è vero, ho subito fin troppo per far sì che riaccada di nuovo.
-Siamo sicuri che non sia successo niente allora?- domanda un po' titubante, si rigira una penna tra le mani e sposta lo sguardo da me a Dylan in continuazione.
Noi due annuiamo stanchi di stare qui dentro e speriamo che detto questo ci lasci andare.
-Credo comunque che una piccola punizione non vi possa far male- esordisce dopo un lungo scambio di sguardi.
-Non lo trovo giusto, preside!- Per la prima volta in vita mia (e credo anche ultima) sono d'accordo con Dylan.
-Non può punirci per qualcosa che non abbiamo fatto!-
-Ma lo posso fare affinché non succeda un'altra volta- Con il preside non si discute, è palese che abbia già deciso ciò che farà e di certo la nostra opinione in merito non gli farà cambiare idea.
-Perciò domani pomeriggio vi tratterete a scuola e sistemerete i campi sportivi esterni- tiro un sospiro di sollievo sapendo che non dovrò pulire i bagni anche se non mi va di passare del tempo con il mio peggior incubo.
Annuiamo sconfitti consapevoli di non poter ribattere e dopo esserci congedati usciamo dall'ufficio del preside.
I corridoi sono deserti: ormai le lezioni sono finite e tutti gli studenti se ne sono andati.
Zoppicante mi dirigo verso l'uscita della scuola e Dylan mi segue a ruota.
-Vuoi che ti dia una mano?-
-Ti ricordo che ci hai mandati in presidenza per questa storia- la caviglia ormai non fa più tanto male e riesco a camminare abbastanza facilmente.
Quando usciamo in cortile, mi rendo conto di essere venuta a piedi stamattina e di non poter tornare a casa in queste condizioni.
-Vuoi un passaggio?- mi chiede Dylan quando raggiungiamo il parcheggio. Indica l'auto grigia accanto a lui e apre il bagagliaio per lasciare lo zaino.
-No,grazie-
-Non vorrai tornare a piedi in quelle condizioni vero?- mi chiede leggermente spaventato.
Sento un clacson e d'istinto mi volto nella direzione di quel rumore. Pochi metri più avanti di noi vedo una macchina rossa, molto familiare...
È la macchina di mia madre e al volante c'è James.
Esce dall'auto e alza un braccio per indicare di raggiungerlo.
Zoppico per qualche metro ma non appena James si accorge di come cammino mi corre in contro e senza chiedermi niente mi prende in braccio e mi porta fino alla macchina.
-Ma cosa ti è successo?- chiede non appena usciamo dal parcheggio.
-Ho preso solo una piccola storta- alzo le spalle mentre mi rigiro ciocca tra le dita. -E sono finita nell'ufficio del preside- sussurro l'ultima parte intimidita da come potrà reagire.
-Cosa hai fatto?-
-Sono finita nell'ufficio del preside- ripeto con un tono di voce un po' più alto.
-Non è neanche una settimana che sei qui e già dal preside finisci?-
-Non è colpa mia, stavo litigando con Dylan, il preside ha travisato tutto e ci ha messi in punizione  - urlo in mia discolpa. Io non ho fatto niente se non difendermi da Dylan.
-Questo Dylan porta sempre guai... In cosa consiste questa punizione?-
Sposta lo sguardo verso di me ogni tanto, lo vedo che è infastidito da tutto ciò.
-Devo pulire i campi esterni da sport-
-Fa che sia l'ultima volta che Dylan ti mette nei guai-
Gli afferro la mano, e la stringo forte alla mia. -Promesso-

I need your loveWhere stories live. Discover now