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Quando sono uscita di casa,James era ancora a letto. Ieri sera siamo stati fino a tardi a guardare film e a ricordarci dei vecchi tempi, quando scappavamo dai nostri dormitori per andare nel prato dietro all'Accademia a guardare le stelle.
Sono arrivata a scuola leggermente in anticipo così mi dirigo verso il mio armadietto per sistemare le mie cose.
I corridoi sono deserti e stranamente è silenzioso. Come un film nella mia mente rivivo tutte le volte in cui passavo di qui e sempre qualcuno si divertiva a mettermi in ridicolo.  Facevo di tutto per arrivare in anticipo così da non trovare nessuno. Ora è rilassante adesso riuscire a passare inosservata.
Metto il codice e apro l'armadietto ancora vuoto. Appoggio dentro i miei libri e tengo in borsa quelli che mi serviranno in giornata. Appendo sull'anta una foto di me e James quando sono arrivata all'Accademia e una di pochi mesi fa, prima che lui si trasferisse in un'altra base.
Le due foto sono così diverse: e non parlo di quanto il mio aspetto sia mutato ma del fatto che nella prima non sapevo neanche cosa volesse dire sorridere, mentre nella seconda oltre che a sorridere con le labbra sorrido anche con gli occhi. Tutto questo solo grazie a James.
-Alexis- una mano fredda si posa sulla spalla lasciata nuda dalla maglietta che indosso.
Mi viene la pelle d'oca a sentire quella voce: sapevo che prima o poi lo avrei rivisto ma non immaginavo che questo poi sarebbe stato così relativamente presto.
Mi volto verso di lui. -Dylan lasciami in pace-
La sua mano dalla spalla si sposta sulla mia guancia e la accarezza dolcemente.
-Come ho fatto a non riconoscerti?-
-Sei venuto qua per interrogarti su questo?- gli rispondo bruscamente. Più desidero di non vedere la sua faccia, di non sentire la sua voce più accade il contrario.
-No-
-Bene allora vattene- Accosto l'anta dell'armadietto e mi sistemo la borsa in spalla.
-Aspetta, io volevo scusarmi-
Sbatto nervosamente le ciglia -Per cosa?- chiedo innocente.
-Per quello che ti ho fatto prima che te ne andassi-
-Ah. Intendi forse dire per essere il motivo di ogni mia singola lacrima, ogni singolo attimo di un incubo ? Per Mi avermi fatto desiderare di non essere nata? Per quanto mi hai rovinato la vita, fino a portarmi ad andarmene via? Per tutti gli anni passati in solitudine perché nessuno voleva stare con me?-
-Io... Davvero ti ho fatto tutto questo?-
Rido nervosamente. Io spero che stia scherzando perché se non è così è molto preoccupante. Possibile che sia ignaro di ciò che mi ha fatto vivere?
-Secondo te tutte gli insulti non mi hanno toccato? Pensavi che mi scivolassero addosso? Dylan mi hai fatto vivere una vita di merda e non ti perdonerò mai per questo. Tu mi hai portato a decidere di andare in...- Mi fermo un attimo prima di dire Accademia. Non voglio che sappia dove sono stata fino a ora.
-Un altro stato- termino la frase. -Sai perché non mi hai riconosciuto?-
-Sei diversa...- mormora.
-Esatto, ma sappi che non sono cambiata solo esternamente ma anche internamente. Non mi faccio abbindolare da un falso come te. Io non perdono un ipocrita come te che viene a chiedere scusa solo per come sono adesso e non perché tu lo sia veramente. Io non perdono chi mi ha rovinato la vita- lo guardo con disgusto prima di voltarmi. -Stammi alla larga-

Cammino verso l'aula della mia prima lezione, intanto i corridoi si stanno riempendo di persone e a breve suonerà la campanella.
Arrivo alla fine dell'ultimo corridoio che mi separa dall'aula. Appena volto l'angolo mi scontro con qualcuno e finisco a terra. La mia borsa si apre e tutte le mie cose si spargono a terra. Mi massaggio la testa per il colpo ricevuto e inizio a raccogliere i libri da terra.
Quando alzo lo sguardo vedo un ragazzo davanti a me. A testa e croce non ha più di sedici anni ed è un po' spaesato.
-Scusami non ti avevo visto, lascia che ti aiuti- mi passa alcuni libri caduti a terra e mi offre una mano per rialzarmi.
-Grazie, no non ti preoccupare, faccio da sola- esclamo vedendo che rimette a posto tutta la mia roba. Non mi ascolta e continua a fare il suo, quando finisce mi porge la borsa che io metto a tracolla.
-Come ti chiami?- gli domando. Anche se è palesemente un ragazzino è molto più alto di me e devo dire che ha un aspetto familiare...
-Brian- mi porge una mano che stringo calorosamente.
-Alexis Turner- La sua stretta si fa improvvisamente più debole.
-Quella Alexis Turner?-
-Cosa vuol dire "Quella Alexis Turner?"-
-Cioè tu sei la famosa...Balena?- è un po' in imbarazzo quando pronuncia a bassa voce l'ultima parola. Forse ha paura di offendermi.
Annuisco un po' scocciata.
-Sai ti immaginavo diversa... Non sei una... balena- mormora squadrandomi da capo a piedi.
-Emh... Grazie?-
-Scusa magari sono un po' insolente- si aggiusta  gli occhiali sulla punta del naso e si sistema nervosamente lo zaino sulle spalle.
-No,tranquillo mi hanno detto di peggio- La campanella che segna l'inizio delle lezioni suona così io lo sorpasso e mentre a passo svelto mi dirigo verso l'aula lo saluto.
-Ci si vede Brian-
Alza la mano e segue anche lui per la sua strada.
Chissà dove avevo già visto quel ragazzo.

Chissà chi è questo Brian... Se vi è piaciuto il capitolo fatemelo sapere in un commento o con una stellina. Al prossimo capitolo un bacio•

I need your loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora